Un volo frenetico, vertiginoso, anche se certamente ragionato, che ci porta a guardare dall’alto la storia umana.
Per capire questo libro bisogna prima sapere un paio di cose sui suoi autori, e queste fortunatamente ci vengono fornite nell’Introduzione di Ferruccio de Bortoli: Will e Ariel Durant, lui statunitense, lei ucraina, marito e moglie, una delle coppie di storici più rispettate del secolo scorso. La loro opera più famosa è certamente “The Story of Civilization”, 11 volumi di studio dei cinquemila anni di storia umana e che gli valse il premio Pulizer nel 1968.
I Durant passarono la loro vita a studiare la storia e a curarne la divulgazione, ma ad un certo punto, sentirono il bisogno di tirare le fila di tutto ciò che avevano imparato ed ecco quindi l’idea per questo libro: sintetizzare cinquemila anni in cento pagine. Non si parla però di regni, imperi, battaglie, date e grandi personaggi, si cerca invece di analizzare la natura umana, utilizzare la conoscenza enciclopedica degli autori per trarne importanti lezioni sul alcune delle tipiche domande filosofiche: chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Per utilizzare le parole degli autori: “il nostro obiettivo non è l’originalità, ma la completezza: offriamo una panoramica dell’esperienza umana, non delle nostre scoperte personali”.
La storia quindi, nella sua totalità, viene analizzata attraverso dodici lenti d’ingrandimento diverse che formano i dodici capitoli del libro: geografia, biologia, razza, carattere, moralità, religione, economia, socialismo, governo, guerra, crescita, progresso e declino. Ognuno di questi descrive esempi tratti dalla storia mondiale per perorare le sue conclusioni e in quei casi si ci troviamo a viaggiare nel tempo da un punto all’altro della storia.
Il libro venne pubblicato nel 1968 e per quanto alcune delle sue conclusioni siano valide ancora oggi, alcuni paragrafi portano chiaramente i segni del tempo e sono frutto della situazione geopolitica di quegli anni. Ovviamente in quasi sessant’anni molto è cambiato, anche il modo in cui guardiamo alla storia.
Tra le conclusioni più interessanti e che hanno passato la prova del tempo, c’è il fatto che la democrazia sia il sistema di governo che ha donato all’umanità il maggior benessere, ma è anche il più complesso e richiede una manutenzione continua. Il ricordo della vita prima della democrazia si perde con le nuove generazioni e la tentazione di tornare ad altri sistemi è sempre presente. Il grado di civiltà non è ereditario e lo sviluppo non è una linea retta, ha conosciuto oscillazioni durante il corso della storia umana.
Questa è solo una delle conclusioni interessanti presenti nel libro e che possono facilmente applicarsi ai giorni nostri, una caratteristica che è probabilmente il pregio principale di quest’opera. La consiglio a tutti gli appassionati di storia e a coloro che vogliono riflettere un po’ sui nostri tempi.
Edizione esaminata e brevi note
Will Durant (1895-1981) – Ariel Durant (1898-1981). La loro Story of Civilisation, in trentadue volumi, ebbe nel 1968 il premio Pulitzer per la saggistica.
Will Durant, Ariel Durant, “Le Lezioni Della Storia”, traduzione di Katia Bagnoli, Edizioni Settecolori, Roma 2023.
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