In data 16 aprile 2024 su fanpage.it possiamo leggere Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, allarmato sul “continuo definanziamento del Servizio sanitario nazionale” che collocherebbe l’Italia ultima tra i paesi del G7: “I principi fondamentali di universalità uguaglianza ed equità sono stati traditi, con conseguenze che condizionano la vita delle persone”. Roberto Alfieri, con il suo “Curare la sanità”, giunge alle stesse conclusioni ma partendo da una visione molto più generale, non soffermandosi sulle scontate baggianate dei nostri ultimi governi.
L’interesse sostanziale del libro riguarda appunto la politica e quanto il suo ruolo sia stato sottovalutato nel condizionare la salute pubblica. Salute sempre in rapporto a benessere e giustizia sociale: “Quali sono le politiche che conducono a società sane? Quali scopi e quali metodi dobbiamo condividere in un mondo interdipendente e sempre più complesso? Qual è l’impatto delle disuguaglianze sociali? Quali attenzioni devono essere riservate, in particolare, ai poveri che appartengono alle nostre società?”. Tutti aspetti che nel nostro mondo, dominato da un sistema ultraliberista, sembrano evaporare per lasciare spazio a politiche con un brevissimo orizzonte temporale; quel tanto magari da consentire innumerevoli conflitti d’interesse.
Non è un caso che il primo capitolo esordisca con una riflessione etica: “nelle nostre società, accade spesso di confondere l’etica con la legalità. E così, tutto quello che non è condannabile in termini giuridici diventa non solo lecito, ma moralmente e politicamente ineccepibile” (pp.21). Considerazione che si lega con quella che riguarda il capitalismo o, per meglio dire, “un certo tipo di capitalismo”: “che è rimasto troppo a lungo cieco di fronte all’incapacità del mercato di garantire il rispetto dei diritti umani, il benessere dell’umanità e la tutela dell’ambiente di tutti” (pp.196). Si capisce che Alfieri, citando il premio nobel Deaton, non è un generico anti-capitalista: crede nei mercati, nella concorrenza, nei meriti; ma nel contempo, con “Curare la sanità”, ha tentato di metterci in guardia sul fatto che la salute, “tanto più se coniugata come sanità”, non è un problema medico sanitario: è semmai misura della politica.
Politica che dovrebbe vivere con altri paradigmi soprattutto se abbiamo in mente la salute: non si tratta semplicemente di stanziare più soldi per la sanità – lo dimostra l’esempio di Cuba, dove si può fare meglio con meno – semmai i problemi non sarebbero stati inquadrati in una prospettiva sistemica visto che tutti vengono regolarmente considerati risolvibili attraverso gli strumenti dell’economia di mercato. Alla fin fine si torna all’assunto iniziale: “devono essere i valori di giustizia e solidarietà a ispirare le decisioni politiche a favore della salute e del benessere” (pp.69).
Mentre invece lo scenario “sanitario”, o forse più correttamente “sanitario-affaristico”, a cui spesso assistiamo è efficacemente sintetizzato da Alfieri: “le multinazionali farmaceutiche e dei dispositivi medico-chirurgici attestano l’efficacia dei loro prodotti e ne spingono il consumo; i medici, da queste sponsorizzati, dopo averli testati, li prescrivono; le società scientifiche redigono linee guida diagnostiche terapeutiche per il loro impiego; le associazioni di malati, per lo più finanziate dall’industria stessa, ne invocano la somministrazione; i governi, in nome del consenso, accettano pragmaticamente questo stato di fatto e si sottomettono alle pressioni delle lobby; ospedali e servizi ne predispongo l’acquisto e organizzano i luoghi della loro somministrazione” (pp.75).
Insomma, di fronte a una politica che ha abdicato al suo ruolo per meglio servire i poteri economici, non dovrebbe stupire il fatto che l’aumento del reddito pro-capite ormai non è più legato all’aumento della qualità di vita nei paesi occidentali. In altri termini la chiara dimostrazione che pensare di usare il Pil per quantificare il benessere degli stati è una “semplificazione inaccettabile”. Semplificazioni che vediamo più specificamente nel campo della prevenzione, che pure dovrebbe essere appannaggio dello Stato. A fronte di una tendenza verso una medicalizzazione universale, peraltro senza una piena consapevolezza dei rischi connessi, Alfieri, mostrando diversi casi di distorsione cognitiva, ci conferma come la prevenzione dovrebbe seguire un nuovo corso, basato sulla prevenzione primaria, piuttosto che su quella secondaria e terziaria, e quindi sulla rimozione o attenuazione delle cause più remote o profonde; come la diminuzione delle sperequazioni socio-economiche. Mentre purtroppo la politica vive ancora di un “antropocentrismo ingenuo” che pone l’essere umano al centro di tutto, dimenticando volutamente interazioni e interdipendenze.
In sostanza “Curare la sanità” rappresenta, come scrive Gianni Tognoni, “uno strumento di lavoro per un ricercare collettivo di risposte flessibili e innovative” in un campo in cui dovrebbe essere imprescindibile – con buona pace di certi politici – operare in maniera interdisciplinare, ovvero concretizzando il rapporto salute, benessere e giustizia; e non vincolata ad una cinica idea aziendalistica che, nei fatti, si è dimostrata controproducente anche per i cosiddetti privilegiati.
Edizione esaminata e brevi note
Roberto Alfieri, è un medico di sanità pubblica, specialista in Igiene e medicina preventiva e in Statistica medica, che ha diretto vari servizi nella città e nella provincia di Bergamo.
È stato professore a contratto presso l’istituto di Igiene e l’istituto di Statistica e biometria dell’università statale di Milano e presso l’istituto di Igiene dell’università La Sapienza di Roma. Con la stessa qualifica ha insegnato, negli ultimi venti anni, Politiche dei servizi sanitari e sociali presso il dipartimento di scienze umane dell’università di Bergamo. Ha pubblicato, tramite l’editore Franco Angeli, i libri Dirigere i servizio socio-sanitari: teoria e prassi per dirigere un sistema complesso e Le idee che nuocciono alla sanità e alla salute.
Roberto Alfieri, “Curare la sanità”, Oltre edizioni (collana “Piccola biblioteca degli studi”), Sestri Levante 2024, pp. 252. Con un contributo di Gianni Tognoni.
Luca Menichetti. Lankenauta, aprile 2024
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