Connington J.J.

Assassinio nel labirinto

Pubblicato il: 12 Giugno 2024

Sulle tracce del Minotauro: la morte corre sul filo di Arianna

Il labirinto è un’immagine universale: mito, simbolo, metafora, enigma.

Può costituire una sorta di giallo al quadrato, considerato che di mistero il genere principalmente si alimenta, e – per dirla con le parole di un personaggio del nostro libro – è il luogo ideale per commettere un delitto in quanto per sua natura in grado di garantire la segretezza assoluta.

Con le immagini negli occhi dei disperati sforzi di Teseo e Arianna per dare scacco matto a uno dei più orrendi mostri di atavica memoria, il lettore si aggira, insieme ai personaggi, per le siepi di questo labirinto, immerso nella campagna inglese degli anni venti, seguendo il rinvenimento di un cadavere e subito dopo di un suo duplicato (sono stati assassinati due maggiorenti locali, gemelli, uno dei quali forse per sbaglio).

Il nostro Minotauro – ovviamente di ignota identità, in ossequio ai fondamenti del giallo classico – si sa che coltiva un hobby omicida: è un tiratore provetto, con una particolare predilezione per l’uso di freccette avvelenate.

Il labirinto, qui più che mai, può essere visto come una suggestiva metafora, un luogo in senso figurato. Non è un caso forse che il titolo originale dell’opera sia Murder in the maze, e che quest’ultimo termine in inglese significhi anche “imbroglio”. Ossia ciò che da sempre viene confezionato dagli abili giallisti. Il lettore viene ingannato dal momento in cui viene fatto entrare nel labirinto, bendato, ma non privato del bene primario dell’intelletto con cui può risolvere il rebus, sempre che segua l’autentico filo di Arianna. Lo scrittore, novello Dedalo, ha lastricato il terreno di false piste, seminato falsi indizi, ma ha anche costruito la strada che conduce all’uscita: il traguardo della sfida.

Il romanzo si configura quale tipico giallo deduttivo anche per l’immancabile rosa dei sospetti, i loro alibi, i possibili moventi, il delinearsi delle loro personalità, che, in questo caso, si svelano al lettore anche per il modo in cui affrontano le anguste vie di questo intricato dedalo.

Gli ingredienti sono dunque quelli del genere, sapientemente amalgamati con questo simbolo atavico che genera un’atmosfera antica, quella di un celebre thriller ante litteram, nato nel seno di quella mitologia che evoca l’idea di divinità capricciose che rendono pericolose le vite degli esseri umani ma anche di un ordine cosmico a cui tutto soggiace. Difficile non scorgere certe possibili analogie con quanto accade quando – come in questo giallo – uno scrittore regala al lettore una narrazione piena di suspense, e, oltre l’ultima siepe del labirinto, un finale appagante, in grado di riequilibrare la bilancia della giustizia.

Da ultimo giova ricordare che il nostro autore era un insigne docente e scienziato nel campo della chimica, che, come spesso accadeva per molti suoi colleghi giallisti dell’epoca, usava uno pseudonimo e si dedicava alla scrittura per diletto, allo scopo di rinfrancarsi dalle fatiche di attività a quei tempi considerate forse più prestigiose. E la sua professione ufficiale lascia profonde tracce in questo libro, vi riversa gli echi di studi ed esperimenti, laddove troviamo espedienti scientifici strettamente connessi al tema dell’indagine. Nelle sue pagine coesistono dunque passioni apparentemente distanti ma che tuttavia si alimentano ed esaltano a vicenda.

Precedente pubblicazione venerdì 15 marzo 2024 sul blog di Leonardo Nuti: https//: www.leonardonuti.it

Edizione esaminata e brevi note

J.J. Connington (Glasgow, 5 settembre 1880 – Belfast, 1 luglio 1947), pseudonimo di Alfred Walter Stewart, è stato un chimico e scrittore. Nel 1909 a Stewart fu affidata la docenza di chimica organica presso la Queen’s University di Belfast e nel 1914 la docenza di chimica fisica e radioattività presso l’Università di Glasgow. Durante la seconda guerra mondiale attirò l’attenzione per il cambiamento nella particella β di un elemento radioattivo e suggerì il termine isobaro come complementare a isotopo. Scrisse 17 gialli tra il 1923 e il 1947 usando lo pseudonimo di J.J. Connington. Creò diversi personaggi detective, tra cui il sovrintendente Ross e Sir Clinton Driffield. I romanzi in cui è presente quest’ultimo, cioè la maggior parte, sono caratterizzati da intrecci complessi ai quali le discipline scientifiche prestano molteplici espedienti.

 

J.J. Connigton, Assassinio nel labirinto, titolo originale: Murder in the Maze, traduzione di

D. Pratesi, 1927, Polillo Editore (collana: I Bassotti), II° Edizione, pp. 298.