“Commuoversi è più facile che pensare” (pp.48). Queste parole di Anne-Cécile Robert, rappresentano soltanto una delle tante citazioni in un libro molto breve ma altrettanto denso come “La comunicazione manipolata” di Anna Oliverio Ferraris. Saggio che intende ricordarci quanto, soprattutto ai giorni nostri, sia indispensabile non farci manipolare da tutti gli inganni messi in atto, non soltanto dai pubblicitari di professione, ma anche dai politici che ormai si avvalgono perennemente di strategie psicologiche, più o meno raffinate, per stare a galla sulla scena pubblica.
Libro denso perché, in meno di cento pagine, Anna Oliverio Ferraris analizza quanto la comunicazione umana, soprattutto nella società contemporanea, dando spazio alle emozioni e alle passioni – magari indotte da qualche furbo manipolatore – finisca “a volte per mettere in secondo piano lo spirito critico” (pp.8). Di tristissimi esempi – del resto sotto gli occhi di tutti coloro che ancora tentano di ragionare – ne possiamo trovare in quantità tra le pagine della Ferraris. Un esempio di storytelling tra i più noti, preso in considerazione sulla scorta del celebre saggio di Pierre Musso, “Sarkoberlusconismo”, è quello appunto delle strategie di marketing di Sarkozy e Berlusconi, nemmeno degne di essere considerate strategie politiche: l’invenzione dei sogni “per un pubblico semplice, desideroso di recite a lieto fine”. Ambedue impegnati “a combattere un nemico fittizio, colpevole di tutti i mali”; in particolare Sarkozy impegnato a vendersi come “presidente sceriffo difensore di tutte le vittime” (pp.65), mentre Berlusconi – in Italia lo sappiamo fin troppo bene – gloriandosi di aver sventato il pericolo comunista.
L’aspetto più apprezzabile de “La comunicazione manipolata” semmai è l’aver chiarito tutti quei concetti che hanno sempre a che fare con gli inganni nella comunicazione, sporadicamente raccontati dai media ma, a quanto pare, ancora poco capiti. Per fare un esempio, il terrificante “l’ha detto la tv” è la prova quanto sia veritiera l’affermazione del sociologo canadese Marshall McLuhan, “il medium è il messaggio”: ovvero “i media non sono neutrali, ma la loro stessa struttura produce un’influenza sui destinatari del messaggio che, se non si presta attenzione, va al di là del contenuto specifico che veicolano” (pp.14).
Oppure nel capitolo “L’addestramento dei piccolissimi”, dove leggiamo il cinismo di Nancy Shalek, presidente di un’agenzia pubblicitaria: “Una pubblicità ben riuscita deve far sentire al consumatore che senza quel prodotto è un perdente. I bambini sono molto sensibili a questo tipo di messaggio. Se tu dici loro di comprare qualcosa, essi resistono. Ma se tu fai capire che chi non ha quel prodotto è una nullità, ottieni subito la loro attenzione” (pp.35). Di cinismo in cinismo, di manipolazione in manipolazione, peraltro sempre col supporto dei ragionamenti di grandi studiosi, il repertorio dei raggiri e dei concetti illustrati, risulta molto ampio; come dimostrano i titoli dei capitoli: La parola manipolata, Il medium è il messaggio, Metacomunicare, Menti plasmabili, Un cervello disponibile, L’addestramento dei piccolissimi, Censura invisibile e mainstream, Emozioni, due facce della stessa medaglia, Gli stregoni della comunicazione, Spin doctor, Storytelling, Una telenovela italofrancese, L’interazione parasociale, Asimmetria relazionale, Archetipi, Mantenere il libero arbitrio.
Comunicazione e immaginario che crea letteralmente due mondi: quello delle persone comuni e quello dei privilegiati. Proprio sui privilegiati leggiamo una delle considerazioni più intelligenti: “Chi fa parte del gruppo dei privilegiati può infatti godere di un alone di competenza, anche quando competente non è, grazie all’alta visibilità di cui gode, essere preso, dal suo pubblico, a modello di riferimento”. Tra i “privilegiati”, sempre a rischio perdita controllo sulle proprie emozioni quando si manifesta il senso del potere e dell’impunità, c’è anche la presidente, o il presidente del consiglio che dir si voglia: “Questo enorme potere personale – complice anche una casta di giornalisti pronta a registrare ogni sua singola parola e atteggiamento momento per momento per poi riproporli nei vari programmi decine di volte – l’ha man mano spinta a prendersi delle libertà che sconfinano dal suo ruolo istituzionale, come quella di ridicolizzare gli avversari, durante le conferenze stampa e i discorsi pubblici, con smorfie, voci in falsetto e atteggiamenti caricaturali” (pp.86).
In sostanza lo scopo del libro di Anna Oliverio Ferraris, constatato quanto il nostro cervello sia manipolabile, consiste nell’invitare ciascuno di noi, non soltanto ad essere più consapevoli di quanto male ci facciano i manipolatori di professione, ma proprio a riappropriarci di quello che ci stanno togliendo: “Con l’aumentare delle persone non manipolabili si contrae anche il numero dei manipolatori, un passaggio indispensabile per ogni democrazie degna di questo nome” (dalla quarta di copertina).
Edizione esaminata e brevi note
Anna Oliverio Ferraris, si è formata a Torino, dove ha iniziato il suo percorso universitario ed è stata professore ordinario alla facoltà di Psicologia della Sapienza di Roma, dove ha insegnato Psicologia dello sviluppo e Psicologia sociale. Uno dei suoi temi di interesse è la comunicazione nelle sue diverse sfaccettature, in particolare nei media. Al suo attivo in quest’ambito: Insegnare la tv (Valore Scuola; 1994), Tv per un figlio (Laterza; 1995, 1998, 2004), Grammatica televisiva (R. Cortina; 1997), La macchina della celebrità (Giunti; 1999), Chi manipola la tua mente. Vecchi e nuovi persuasori (Giunti; 2010, 2016).
Anna Oliverio Ferraris, “La comunicazione manipolata. Rischi e inganni”, Armando editore, Roma 2024, pp. 90.
Luca Menichetti. Lankenauta, luglio 2024
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