Di cosa trattano i racconti di Macedonio Fernández? Questa è proprio una bella domanda che sarà venuta in mente a qualche lettore di “Tantalia e altri racconti”, magari assuefatto mainstream contemporaneo; ma che difficilmente potrà ricevere una risposta ordinaria. Sì perché lo scrittore argentino ha fatto dell’ambiguità, della costruzione dell’impossibile la sua cosiddetta cifra letteraria.
Caratteristiche peraltro molto ben raccontate da Livio Santoro, autore della postfazione al volume della Arcoiris: “Perché, forse, almeno per Macedonio […] non c’è cosa peggiore dell’arte, dunque della letteratura, quando cerca di addomesticarsi e conformarsi alla vita, trasformandosi per questo stesso motivo in arte sconfitta” (pp.97). Come balza agli occhi leggendo questo breve assaggio di racconti, Fernández letteralmente trasforma la rappresentazione della realtà, dando voce a situazioni e personaggi a dir poco paradossali, ma soprattutto narra un mondo in cui lo spazio, il tempo, l’Io, non hanno confini ben definiti. Per capirci, così Borges: “In quegli anni lo imitai, fino alla trascrizione, fino al devoto e appassionato plagio. Io lo sentivo: Macedonio è la metafisica, è la letteratura. Chi lo ha preceduto può risplendere nella storia, ma non restano che abbozzi di Macedonio, versioni imperfette e anticipatrici. Non imitare questo canone sarebbe stata un’imperdonabile negligenza” (dal testo di Borges iscritto sulla tomba di Fernández nell’aprile del 1952). Metafisica probabilmente è una delle parole chiave per interpretare anche i racconti di “Tantalia”, preso atto che l’interesse di Macedonio Fernández sembra incentrato soprattutto sulla speculazione filosofica – su tutto la perenne negazione dell’Io e della morte – , sull’umorismo e sull’affabulazione.
Speculazioni e affabulazioni che permeano, dall’inizio alla fine, “Tantalia” dove appare la vita di una coppia di amanti scandita da più “momenti”, ovvero una concatenazione di linguaggi diversi ma legati sempre da immagini volutamente disorientanti e sfuggenti, tra il melodrammatico e il filosofico. “Momenti” – Primo momento: curare una piantina; Secondo momento: identità di una piantina di trifoglio; Terzo momento: il torturatore di un trifoglio; Quarto momento: l’amico; Quinto momento: nuovi sorrisi – tutti incentrati, come intuibile, sulla storia di una piantina che determina la vita sentimentale di una coppia nascente. Il tutto congiunto, per bocca probabilmente del Lui della coppia, con delle elaborate riflessioni filosofiche e mortifere che tanto appassionavano Fernández: “Io nego la Morte, la morte non esiste nemmeno come nascondimento di non essere nei confronti di un altro, e nemmeno se tra loro c’è stato un amore totale […] Io credo che il Desiderio possa riuscire ad agire direttamente sul Cosmo, senza la mediazione del corpo, e che la Fede possa smuovere le montagne. Io ci credo anche se sono l’unico” (pp.11).
Lo stesso approccio misticheggiante, nonché umoristico, dove viene stabilita una perenne tensione tra il possibile e l’impossibile, lo troviamo negli altri racconti, anch’essi improntati ad una totale assenza di realismo: “Chirurgia psichica di asportazione”, “Racconto di letteratura non letteraria”, “La zucca che divenne cosmo. Racconto della crescita”, “In cui Solano Reyes, vinto, pativa ogni giorno per due fallimenti”, “Le lanterne diurne degli ateniesi”, “Un romanzo che inizia”.
Assenza di realismo che significa sostanzialmente contrapposizione alla letteratura d’intrattenimento, quasi volendo disarticolare e deridere la stessa struttura del racconto; e nello stesso tempo in tutta questa sarabanda di assurdità e paradossi, proprio per l’attitudine di Fernández di accostare la riflessione filosofica più colta e profonda con un’autentica vis comicae, il lettore – alle prese con Solano Reyes e il suo pane salvifico, il suo rinoceronte, con il poveraccio condannato a morte in quanto privato chirurgicamente del senso del futuro, con una zucca che crescendo solitaria nelle terre del Chaco si trasformerà tanto da dover parlare di Metafisica Cucurbitacea – potrà trarne anche una buona dose di divertimento.
Riflessione finale: possiamo notare che la voce Macedonio Fernández esiste soltanto nel dizionario degli autori della Bompiani; pur presenti vari Federico Moccia e simili, niente nella “garzantina” della letteratura, niente nel dizionario della letteratura Rizzoli. Di conseguenza non possiamo che essere grati alla casa editrice Arcoiris di aver ripubblicato Macedonio Fernández, in patria giustamente considerato uno dei maggiori scrittori sudamericani del XX secolo, che indubbiamente merita più attenzioni di quante fino ad ora gli siano state riservate.
Edizione esaminata e brevi note
Macedonio Fernández, (Buenos Aires, 1º giugno 1874 – Buenos Aires, 10 febbraio 1952) è stato un filosofo e poeta argentino. Di formazione simbolista, entrò nella vita letteraria col gruppo giovanile ed ultraista radunato intorno alla rivista Martín Fierro. Fu amico di Jorge Luis Borges che lo considerò suo maestro. Tra le sue opere principali: Muerte es beldad; Museo de la novela de la eterna; No toda es vigilia la de los ojos abiertos y otros escreto.
Macedonio Fernández, “Tantalia e altri racconti”, Edizioni Arcoiris (collana “Gli Eccentrici”), Salerno 2024, pp. 112. Traduzione e postfazione di Livio Santoro.
Luca Menichetti. Lankenauta, luglio 2024
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