Pinotti Ferruccio

Silvio ha fatto anche cose buone

Pubblicato il: 31 Luglio 2024

Non possiamo sapere se l’inossidabile successo di Silvio Berlusconi, con tutte le incredibili sottovalutazioni e amnesie sul suo passato, si sia originato semplicemente da quell’elettorato che lui stesso così definiva: “Il pubblico italiano non è fatto solo di intellettuali, la media è un ragazzo di seconda media che nemmeno siede al primo banco… È a loro che devo parlare”. Oppure, come scrive Ferruccio Pinotti nell’introduzione al suo “Silvio ha fatto anche cose buone”, perché “il potere di persuasione è superiore alla realtà stessa, dalla quale l’uomo medio cerca sempre di evadere” (pp.10); al di là della probabilissima presenza di innumerevoli persone tutt’altro che “medie”, ma molto carenti in onestà intellettuale.

Tant’è, pur senza troppe speranze che il mito di Berlusconi possa venire ridimensionato dall’analisi pura e semplice dei fatti, Ferruccio Pinotti col suo libro ci ha regalato un’agile e nello stesso tempo approfondita decostruzione di gran parte della cosiddetta narrazione berlusconiana. Ovvero: “Silvio, il vero self made man”, “Silvio, il buon cattolico”, “Silvio, una vittima delle manovre comuniste”, “Silvio si è impegnato a risolvere il conflitto d’interessi”, “Silvio si è impegnato per una giustizia veloce ed efficiente”, “Silvio ha rispettato la magistratura”, “Silvio ha varato una durissima legislazione antimafia”, “Silvio campione della destra laica, moderna e liberale”, “Silvio l’urbanista che ha reso le città più belle e sicure”, “Silvio ha fermato l’immigrazione clandestina”, “Silvio era attento alle donne. E non solo sessualmente”, “Silvio ha fatto grande il Milan: dentro e fuori dal campo”, “Silvio, l’uomo che ha portato Putin e la Russia nel consesso europeo”.

Mito che si è consolidato, non soltanto per la presenza di tantissimi Emilio Fede – non propriamente cani da guardia del potere – distribuiti nelle redazioni di giornali e televisioni, ma anche e soprattutto per le complicità di una pseudo opposizione, avendo evidentemente degli interessi in comune. Pensiamo, oltre agli innumerevoli scambi di favori – molto ben raccontati nel “Baratto” di Michele De Lucia citato anche da Pinotti – tra la sinistra comunista e l’allora rampante imprenditore precedente alla cosiddetta “discesa in campo”, alla sfacciata confessione di Luciano Violante: “L’onorevole Berlusconi sa per certo che gli è stata data la garanzia piena – non adesso, nel 1994 quando ci fu il cambio di governo – che non sarebbero state toccate le televisioni […] Voi ci avete accusato di regime nonostante non avessimo fatto la legge sul conflitto d’interesse e dichiarato eleggibile Berlusconi nonostante le concessioni” (pp.69). Interessi che hanno portato a una situazione paradossale: “E dal 1994 al 2011 gli italiani assistettero a un effetto metamorfico: mentre la sinistra accumulava sconfitte nel tentativo di costituzionalizzare il Cavaliere, quest’ultimo berlusconizzava la sinistra” (pp.68). Berlusconizzazione completata in tutto e per tutto – superfluo ricordarlo – con la segreteria Renzi del Pd.

Berlusconizzazione che ci viene raccontata con dovizia di particolari e precisione soprattutto in rapporto alle presunte persecuzioni da parte della magistratura politicizzata. Al di là del mito del generoso imprenditore che si è sacrificato per salvarci dal pericolo comunista, e di conseguenza è stato perseguitato da una feroce classe di magistrati comunisti, i fatti che vengono a galla – nella realtà perennemente occultati dai media – sono ben altri. Innanzitutto il fatto che le prime indagini e le condanne mancate, tipo l’estinzione del reato di falsa testimonianza risalente al 1990, sono avvenute ben prima della sua “discesa in campo”; e poi i magistrati con cui ha avuto a che fare, andando a leggere le loro biografie, spesso di area conservatrice e, ancor più spesso, tutt’altro che spietati; tanto da regalare all’allora potente politico delle attenuanti generiche che, come nel caso dei fondi neri di Macherio oppure della corruzione giudiziaria Mondadori, fecero scattare regolarmente la prescrizione; peraltro già debitamente aggiustata dalle leggi berlusconiane.

Tra gli innumerevoli fatti che ci riportano alla realtà possiamo citare, ad esempio, anche la decostruzione della leggenda del Berlusconi grande diplomatico che avrebbe creato una proficua intesa con Wladimir Putin. Intesa che sicuramente c’è stata ma, carte alla mano, più per gli affari personali e una gestione estremamente disinvolta dell’Eni, che hanno, negli anni, comportato un’accresciuta dipendenza italiana dalle forniture di gas russo.

In sostanza “Silvio ha fatto anche cose buone” potrebbe essere letto non semplicemente come uno dei tanti fact checking giornalistici, ma proprio come un libro di storia contemporanea. Storia che poteva essere raccontata fin dall’inizio da parte dell’intera classe di giornalisti ed editorialisti, ma, come sappiamo bene e come ci ricordava Montanelli, una delle caratteristiche più tristi del nostro paese è “l’immensa vigliaccheria e l’opportunismo della borghesia italiana”.

Edizione esaminata e brevi note

Ferruccio Pinotti, (Padova, 1959), giornalista a «L’Arena» di Verona, ha scritto per «Micromega», «Corriere della Sera», «L’espresso», «Il Sole 24 Ore», «la Repubblica», «il Fatto Quotidiano». A New York ha lavorato per la Cnn. Tra i suoi libri più importanti, Poteri forti (Bur 2005), che tratta dell’ascesa dell’Opus Dei e della misteriosa morte del banchiere Roberto Calvi dopo il crac del Banco Ambrosiano; Opus Dei segreta (Bur 2006, nel 2008 è uscita un’edizione spagnola), che riporta testimonianze di ex numerari dell’Opus Dei; Fratelli d’Italia (Bur 2007) sulla massoneria; Colletti sporchi (con Luca Tescaroli, Bur 2008) su mafia e soldi; L’unto del Signore (con Udo Gumpel, Bur 2009) sulle origini delle fortune di Silvio Berlusconi e gli appoggi in Vaticano; La lobby di Dio (Chiarelettere 2010) sugli affari e la politica di Comunione e liberazione. All’estero ha pubblicato Berlusconi Zampano. Die Karriere eines genialen Trickspielers (con Udo Gumpel, Riemann-Random House 2006) e Opus Dei Secreta (Campo Das Letras 2008). Nel 2008 si è cimentato nella narrazione, pubblicando il suo primo romanzo La società del sapere (Rizzoli), ambientato nel mondo delle università.

Ferruccio Pinotti, “Silvio ha fatto anche cose buone. Vita e opere di Berlusconi alla prova dei fatti”, Ponte alle Grazie (collana “Saggi”), Firenze 2024, pp. 400.

Luca Menichetti. Lankenauta, luglio 2024