D’Angelo Peter, Valle Fabio

Il figlio peggiore

Pubblicato il: 8 Settembre 2024

Io leggo (e scrivo) spesso in treno, ormai da anni, ma non mi succedeva da molti lustri di saltare la mia quotidiana fermata perché troppo presa dalla lettura, credo dai tempi dell’università. È accaduto di nuovo tre giorni fa, mentre leggevo Il figlio peggiore di Peter D’Angelo e Fabio Valle (Fandango Libri).

È accaduto perché sono ancora meno multitasking di quando andavo all’università, ma soprattutto perché questo è un libro che ti inghiotte e ti porta lì dentro, negli anni settanta, dentro a tutto quello che hai a volte solo percepito, a volte visto chiaramente nella tv in bianco e nero della tua prima infanzia e oltre, fino alla tua maestra delle elementari che piange la morte di Moro e non riesce a fare lezione.

È una storia nella storia, illuminata da una Luna Blu sempre piena, fissa nel cielo di Roma, dal 1974 a tutto il 1975: l’operazione Blue Moon, nome in codice della minuziosa e sistematica opera di reperimento e spaccio di droga fra i giovani degli ambienti legati ai movimenti della sinistra extraparlamentare, a opera dei servizi segreti. Una guerra subdola, nascosta, non convenzionale ma non meno efficace, anzi.

D’Angelo e Valle, basandosi sugli atti processuali, sui documenti del ROS e sulla testimonianza di un ex agente del SID, Roberto Cavallaro, hanno ricostruito in forma di romanzo l’inchiesta sull’operazione Blue Moon. Hanno scelto di farlo in forma di romanzo e non di saggio, come loro stessi hanno raccontato ai microfoni di Fahrenheit Radio 3, a causa della presenza di “buchi” nella conoscenza attuale dell’operazione integrale: hanno ritenuto fondamentale riempirli costruendoci attorno una storia con un protagonista principale, il giornalista d’inchiesta trentenne Carlo Nisticò (ispirato e in memoria del vero Carlo Rivolta), e protagonisti secondari ma fondamentali, come Silvia, fotografa di Stampa Alternativa (anche lei ispirata a una donna reale), il giovane milanese Luca, il deuteragonista, la cui vera identità rimane un mistero per buona parte del libro, il commissario Di Matteo (ispirato al vero Ennio di Francesco). Sullo sfondo, la Roma degli sciagurati, quelli senza infanzia, quelli delle botte prese dalla cinghia del padre e date a chi si mette tra loro e la ricerca di un possibile riscatto. I due autori hanno sapientemente scritto tutto ciò che hanno appreso durante le loro indagini, interviste, confronti con i veri protagonisti della Roma alta, quella degli onorevoli, ambasciatori, medici e professori universitari e della Roma bassa, quella delle piazze e dei vicoli, quella degli operai e dei ladri, dei poveri diavoli, immergendolo nella storia di Carlo, della sua macchina da scrivere, delle sue sigarette e della sua dipendenza da farmaci e anfetamine, per finire all’eroina. Hanno raccontato questa inchiesta così, e non come una successione di fatti “freddi”, dando vita a un libro che appassiona, erudisce, intrattiene e commuove.

Dialoghi conditi di ironia e pragmatico scetticismo lasciano il passo a riflessioni profonde sulle debolezze umane, che portano amore ma anche dolore e cattiveria, a volte addirittura trasformano le persone in mostri assassini tenuti su da un’ideologia che, nonostante tutto, per molti si rivela poi non così fondata e inattaccabile, né per i neri di destra né per i rossi di sinistra.

Lo stesso Carlo, giornalista  «punta di diamante di Giornale Sera», alla fine è solo uno che sa fare bene il suo mestiere e forse lo fa così bene proprio perché «non si identificava in niente, né sinistra, né destra, né sopra, né sotto».

È solo uno che, come dice il suo salumiere di fiducia Pino, il cui figlio entra ed esce di galera, «faceva una vita di merda, ma non ne poteva fare a meno».

È solo un “figlio peggiore”, trasformato dagli eventi in tante di quelle cose che lui stesso combatte a modo suo, trasformato in vittima di quei quattro potenti che tutto decidono e tutto distruggono per portare avanti i loro interessi.

Infatti ogni capitolo del libro si apre con una data e con una scena, sempre la stessa: in una stanza del ministero della difesa ci sono quattro persone, senza nome: un Generale, un Onorevole, un Cavaliere e un Americano in divisa che pianificano ogni volta la successiva fase di quella operazione di distrazione, anzi, distruzione di massa che è stata la diffusione dell’eroina liquida e in pasticche in Italia, con la connivenza delle maggiori case farmaceutiche e funzionari corrotti.

L’importante per loro è costruire un’identità, un’intera categoria su cui dirigere l’odio dell’opinione pubblica: i giovani universitari capelloni di sinistra coi pantaloni a zampa d’elefante che protestano nelle piazze e fumano erba. Mentre centinaia di giovani altri muoiono di overdose e mentre il Generale dà indicazioni al proprio autista di andare verso la zona della Magliana, avvicinandosi e avvicinando il lettore a tutto ciò che poi è seguito negli anni a venire, lasciando dietro una scia di ottomila arresti per spaccio di marijuana (dal 1974 al 1976), contro un solo arresto per traffico di pasticche rosa ed eroina liquida, a opera di un commissario appena trasferito a Roma da Genova, e quindi persona esterna al “sistema”, che ventiquattr’ore dopo viene “promosso”, ovvero di fatto allontanato dal sistema stesso.

«Lo stantuffo salì e insieme allo stantuffo risalirono i tentacoli rossi della medusa, che subito rituffò nelle vene. Ci volle un attimo, e durò un attimo: puro piacere. Quel piacere lo rimetteva al mondo, ma durava poco. Mutava presto in pace, e la pace, altrettanto velocemente, si sgretolava in sonnolenza, apatia, prurito. Quei pochi barlumi di coscienza che si accendevano di tanto in tanto venivano occupati dalla faccia di Luca, la sua comparsa improvvisa, le sue parole.
Forse il rancore stava passando, ma non passava il dolore».

Insomma, uno di quei libri di cui vorresti vedere il film. Anche per poi dire il-libro-era-meglio del-film, certo, ma intanto il film lo vorresti.

 

 

 

Edizione esaminata e brevi note

Peter D’Angelo è giornalista d’inchiesta, ha lavorato per Report, Presa Diretta, Petrolio, ha scritto per Corriere della Sera, la Repubblica, L’Espresso

Fabio Valle è scrittore e documentarista, ha lavorato per Il Salvagente, scritto inchieste per Chiarelettere e diretto documentari per la Rai.

Peter D’Angelo, Fabio Valle – “Il figlio peggiore”, Fandango Libri, edizione Luglio 2024

Elena Marrassini. Lankenauta, Settembre 2024