Mello Valerio

Hypsas

Pubblicato il: 9 Settembre 2024

Ecco un poemetto denso di echi di una classicità lieve e al tempo stesso imponente, che non si lascia facilmente registrare criticamente, perché sembra sfuggire, prodigiosamente, ai codici in cui s’inscrive la poesia contemporanea. Atto di sfida a una poesia minimale, quotidiana, basata sulle puerili disavventure dell’ego, “Hypsas” di Valerio Mello, vive di un suo respiro intatto e primevo e fluisce come il fiume che dà il titolo all’opera, Hypsas, fiume dell’antica Agrigento, che è nome della divinità che a esso presiede e in esso si confonde. Già a rigirarselo fra le mani questo esile libricino, edito dalle Edizioni Ensemble nel gennaio 2024, mostra, penetrante, la sua fragilità di epifania, esplorando una dimensione che, se recupera il sacro, lo fa con nonchalance e leggerezza. Potrebbe assomigliare a un alcol ad alta gradazione, a un oppiaceo per l’immaginazione, o a un unguento per le ferite del linguaggio, questo poemetto in cui la parola è restituita alla sua originaria ebrezza di evento precategoriale, preumano, preconcettuale, come nelle parole di Flavio Ermini. Viene in mente Nietzsche quando scrive – mi sembra in un aforisma di “Aldilà del bene e del male” – che per comprendere una qualsiasi scrittura bisogna porsi nello stesso stato mentale dell’autore nel momento in cui la concepiva. E qui sembra proprio necessario porsi in ascolto di questa parola, abbandonando le pose blasé tipiche di una contemporaneità narcotizzata e a tutto assuefatta. Mello opera evidentemente in direzione diversa ed elabora con gentile e raffinata accortezza questo linguaggio in cui l’antichità cessa di essere un reperto da museo, e ritorna a pulsare come enigmatica eruzione di segni che, persa la monumentalità del mito, ci seducono proprio con la loro impermanenza di onde fuggevoli e impetuose. Perché qui tutto, come il fiume del titolo, sembra fluire verso “la sorgente di ogni domanda” come scrive giustamente Andrea Carnevale nella quarta di copertina.

Qui zone privatissime della mente sembrano sciamare per le strade di città che riemergono come zampilli d’acqua sorgiva dalle pietre di un’antichità perenne nella gaia “egemonia di un caos precipitato”. Il discorso di Mello sin dall’inizio rivela la propria natura di evento sapienziale, di natura orfica, mi pare di poter dire . Ecco, infatti, il folgorante incipit del poemetto:
“Incontro i morti sui margini dentati delle foglie,
ospiti e pietrisco più brillanti – centellinando le veglie,

perché i nomi vanno incontro a ciò che si ripete
e il sole di Eraclito è nuovo ogni giorno”.

Questo è dunque un testo che si apre a un domandare infinito, a una ricognizione nel tessuto vivente della terra, è un viaggio dentro la parola, un vagabondaggio che trova nella potenza del proprio errare il suo senso. Attraverso questo poemetto Valerio Mello sembra riconquistare terre dimenticate all’immaginazione poetica, riunisce i fili di un linguaggio potentemente seduttivo, fa cozzare la contemporaneità, ormai fossile di sé stessa, con la maestosa fatalità delle sue origini. Perché se “gli officianti mettono in ordine l’abisso”, il poeta è proprio colui in grado di ascoltare “il mondo nascosto dietro l’infanzia” e da lì sembra irradiare il suo sciame di cammini interrotti, in ascolto del grido dell’infinito.

Edizione esaminata e brevi note

Valerio Mello, Hypsas, Edizioni Ensemble – febbraio 2024

Biografia

Valerio Mello nasce ad Agrigento nel 1985. Studi classici, Laurea in Giurisprudenza. Vive a Milano dal 2011. Ha pubblicato i seguenti libri di Poesia: Versi inferi, 2010; La nobiltà dell’ombra, 2013; Asfalto, 2014; Giardini pensili, 2015; Cercando Ulisse, 2017; Da qualche parte nella vita, 2019, Rive, 2022 Nel 2019 riceve il Premio Internazionale di Poesia e Narrativa Lord Byron Porto Venere Golfo dei poeti per la poesia. I suoi libri sono stati presentati, tra gli altri, dai professori universitari Gianmarco Gaspari, Roberto Salsano, Rosalma Salina Borello, Alberto Destro, Valter Boggione, Enrico Mattioda, Ignazio Castiglia, in varie città italiane. Sulla sua poetica hanno scritto Roberto Salsano (Una poetica di ombra e di luce: Asfalto di Valerio Mello, in Misure Critiche, anno XIV, Salerno, La Fenice Editore, 2015) e Ignazio Castiglia (Non conoscere, non riconoscere: l’«enigma» della vita e della poesia nella scrittura di Valerio Mello, in Critica Letteraria, Anno XLVIII, Napoli, Paolo Loffredo, 2020). Ha scritto per il settimanale Visto, dove ha curato la rubrica “Le buone letture”. Scrive attualmente recensioni letterarie per i mensili Studi Cattolici e L’Eracliano.

Link:
La Vita Felice
Edelweiss
Italian Poetry

Ettore Fobo– Lankenauta – settembre 2024