Kremo B. Lukha

Quantum Cluster

Pubblicato il: 21 Settembre 2024

Capita spesso di sentire giustamente deplorare la narrativa italiana contemporanea: scarse idee che ruotano sempre intorno agli stessi temi esausti, stile assente, perché ricalcato su linguaggi televisivi, in nome del culto di una ridicola fruizione di massa istantanea, appiattimento sull’attualità, nessuna follia sintattica, banali intrecci psicologici o sociologici da giornale scandalistico, polpettoni di storia moderna che circuiscono un target ingenuo, inchieste giornalistiche, vendute per romanzi epocali, che delineano l’ombra di questo totem venerato nella recente letteratura italiana: la Realtà – dove per recente si intende ciò che è successo dopo Benedetto Croce, il Verismo, fino all’estetica del realismo socialista- : la Realtà, questa enorme mistificazione ideologica che ha fatto, in definitiva, credere agli italiani, e al resto degli occidentali in verità, che reale sia solo ciò che passa in televisione. Per quelli che hanno letto qualche giornale in più i problemi dei lavoratori o la geopolitica. Insomma, non si tratta più di letteratura ma di mediocre sociologia appena informata dei fatti, spesso parrocchiale, sempre paraocchiata. In questo contesto di derive, c’’è da chiedersi dove sia finita la letteratura reale, in quale caverna si sia nascosta, quale eclissi impedisca lo sfolgorio della sua luce. Ma se ciò che è profondo, come la phýsis eraclitea, ama nascondersi, la situazione è del tutto normale. Non è una novità che a far parlare di sé nell’immediato siano romanzi poi ridimensionati alla prova del giudizio storico. Perché un’opera d’arte reale deve resistere al giudizio di numerose generazioni. Già Leopardi l’aveva chiarito: ciò che conta ha bisogno di essere riletto per mostrare tutto il suo valore e la sua potenza. Ma la domanda continua a sibilare inquietante: dove si è perduta in Italia l’arte del romanzo? Forse nel chiacchiericcio del politicamente corretto, erede del puritanesimo americano, quindi sintomo della malsana americanizzazione del nostro paese, nella museificazione della Cultura, nell’omologazione coatta di masse scolarizzate, e quindi inebetite, da Scuola, Clero e Televisione?

Chiaro che queste domande suggeriscono già la risposta; qui il punto di domanda, per chi scrive, è naturalmente pleonastico.

Ed è dunque dal fondo limaccioso della letteratura mainstream contemporanea che talvolta emergono delle perle come questo “Quantum Cluster”, di Lukha B. Kremo, scrittore di fantascienza (ahimè, vedo già la casalinga di Voghera cui hanno insegnato a storcere il naso davanti alla parola “fantascienza”), fra i più eclettici, bizzarri e talentuosi della letteratura italiana contemporanea. Connettivista della prima ora, Kremo ha alle spalle numerosi romanzi, più di un centinaio di racconti, qualche saggio e strani ibridi indecifrabili fra memorialistica, saggistica e narrativa, un’intensa attività di editore per la Kipple Officina Libraria, una produzione di musica elettronica, ha fondato una micronazione, è artista di mail art, recentemente da un suo romanzo ha tratto un fumetto creato con l’aiuto dell’Intelligenza Artificiale e molto altro ancora. Per delinearne il percorso come narratore, Kremo ha scritto almeno quattro romanzi che reputo notevoli: “Transhuman Express”, “Pulphagus” (premio Urania 2015), “Korchin e l’odio” e il romanzo non di genere “Storie di Scintilla”, scritto a quattro mani con l’anomalo scrittore noir noto con lo pseudonimo di Raskal. Ed è quindi nell’humus di questa letteratura d’avanguardia e di nicchia e di ricerca che bisogna cercare le opere di valore.

Dunque, ecco Kremo alla prova di questo suo ultimo romanzo “Quantum Cluster”, edito da Homo Scrivens nel maggio del 2024. Cosa possiamo dirne, dopo aver vissuto questa esaltante esperienza di lettori? Partiamo dalla scrittura, perché in ogni romanzo, checché se ne pensi, è il principale personaggio in questione. Per rendere il suo scenario futuro credibile Kremo opta per una lingua secca ma non cruda, cruenta ma non crudele, riuscendo nel difficile compito di unire l’intrattenimento puro con l’inquietudine della riflessione, perché, come quasi sempre in un romanzo di fantascienza riuscito, questo è proprio un romanzo – mondo, dove Kremo, da vero mago trickster briccone, fornisce uno specchio al pianeta agonizzante e ne registra l’ultimo respiro, che lo stesso specchio intacca del proprio vapore. L’opera è proprio questa traccia sul vetro. Il mondo immaginato da Kremo è uno scenario distopico in cui le città cambiano nome perché una multinazionale le ha assorbite, gli uffici di una Milano del futuro, ora chiamata Mylan®, per esempio, come il colosso della farmaceutica, riempiono palazzoni asettici e iper tecnologici e convivono a fianco con baraccopoli fangose molto estese in cui vivono, da paria senza speranza, i reietti della società, i suoi scarti, e questi sono gli stranieri clandestini, i pazzi, i vagabondi, gli immigrati arrivati sulla nostra penisola fortunosamente; un mondo in cui un congegno chiamato AUGI aumenta l’intelligenza e amplifica la percezione, inventato da Elio Mascari, imprenditore senza scrupoli o intrepido visionario ispirato, uno che in fondo ha saputo monetizzare la propria ambiguità, la propria follia e grazie a esse ha creato una holding, facendosi molti amici ma soprattutto implacabili nemici come… ma non voglio svelarvi troppo della trama che si snoda in diverse città, sparse nei diversi continenti.

Elio Mascari è forse il personaggio principale del romanzo o per lo meno di una delle due linee narrative che si alternano inizialmente. Nell’altra una misteriosa ragazza di nome Nadira si risveglia senza memoria, dove forse è avvenuto un massacro e viene curata e accolta da una ragazzina afrikan di nome Alaba e dal suo padre adottivo Raphael in una baraccopoli del SudItalia®… Fatale che le due linee narrative finiscano per fondersi e qui sta la bravura, il mestiere di Kremo, che tiene sempre alta la tensione narrativa, la cosiddetta suspence, mostrando che il lettore si può appassionare pensando e non solo sgranocchiando il pop corn di una prosa insipida e melensa, approvata però dalle gerarchie ecclesiastiche del non pensiero contemporaneo.

E sebbene Kremo sia ormai riconosciuto come “decano della fantascienza italiana”, non smette quella sua aria da Pinocchio sardonico e spudorato, che non ammicca mai al lettore ma lo trascina in un vortice implacabile di trasformazioni, per cui ogni personaggio nel corso del romanzo si rivela sempre diverso da sé stesso, cioè da come poco prima immaginavamo fosse. Per cui si moltiplicano le sorprese in una ridda barocca che – aldilà della scrittura volutamente spoglia, essenziale, a tratti fredda, altrove incandescente, priva di ogni affettazione retorica o manierista – è la vera cifra di Kremo scrittore.

Un’ultima riflessione: così come non esistono più le mezze stagioni, è oramai inerte e cadaverica ogni distinzione fra cultura alta e cultura bassa. Storia che in Italia dovrebbe essere finita negli anni Sessanta del secolo scorso con le riflessioni di Umberto Eco. Dunque, massima dignità letteraria alla letteratura di genere e finiamola con queste distinzioni da vecchie zitelle o da tromboni.
“Mylan® li accoglie con la sua aria sorniona. In treno Nadira ha letto in rete che è una città della dodecapoli europea, sede e bastione ultimo dell’iperliberismo massimalista, insieme a Volksfinanzierug® e FinanCityLondon®. Un posto dove le vetrine chiamano, parlano e consigliano, i marciapiedi provano a modificare il tragitto dei passanti. Ma la gente di Mylan® è tosta, vaccinata, abituata a farsi attraversare da campi persuasivi molto intensi.”

Edizione esaminata e brevi note

Lukha B. Kremo, Quantum Cluster, Homo Scrivens – maggio 2024

Lukha B. Kremo Pseudonimo di Gianluca Cremoni Baroncini, è Premio Urania 2015 con il romanzo Pulphagus® fango dei cieli (vincitore anche del Premio della critica Vegetti e del Premio Cassiopea), e Premio Robot 2018 con Invertito. Ha pubblicato i romanzi “Il Grande Tritacarne”, “Storie di Scintilla”, “Gli occhi dell’anti-Dio”, “Trans-Human Express”, la “Trilogia dei Nerogatti”, “Korchin e l’odio e il pamphlet satirico “Pop-politics” a quattro mani con Pee Gee Daniel. Ha scritto molti racconti, tra cui “L’incanto di Bambola” (pubblicato anche in Giappone) e “Il gatto di Schrödinger”, che nel 2011 è stato 1° nella classifica generale degli eBook su Amazon.it. Nel 2014 i migliori racconti sono stati raccolti nell’antologia “L’abisso di Coriolis”. Ha fondato la Kipple Officina Libraria ed è condirettore della collana Avatar. Prende parte al movimento del Connettivismo nel 2005. A livello non professionale segue progetti di Mail-art e della Nazione Oscura Caotica, la simulazione di una micronazione sovrana e ha pubblicato diversi CD di musica elettronica con il nome di Krell.

Wikipedia
Delos Digital
Kipple Officina Libraria
Ettore Fobo, Lankenauta, settembre 2024