Serebrennikov Kirill

Limonov

Pubblicato il: 23 Settembre 2024

C’è chi ha scritto che questo è un Limonov sbagliato, chi un Limonov incompleto, tirato via, un Limonov nascosto in tante sue parti, in tante delle sue tante vite, un Ulisse fuori da ogni schema, un Jocker russo.

Per me è stato “bello come un’orchidea nella neve”, parole che lo stesso Limonov pare abbia dedicato al suo periodo parigino. E ditemi se questa non è poesia.

Il primo film in inglese del regista russo Kirill Serebrennikov non è un classico film ma non è nemmeno un documentario, è più simile a un lungo videoclip degli anni ottanta/novanta ma con dentro dialoghi “densi” al punto giusto e recitato magistralmente dall’attore protagonista Ben Wishaw, che a tratti ricorda il Val Kilmer di The Doors di Oliver Stone nel lontano 1991. Non a caso il titolo non troncato (maledetta abitudine tutta italiana, che quando non traduce spezza e di rado lascia intatto) era Limonov: the ballad. Una ballata epica che morde pezzi Storia dal dopoguerra fino a oggi terminando in un epilogo con espliciti riferimenti all’attuale guerra in Ucraina, sbriciolando la classica figura del dissidente russo che fugge in Europa e in America e raccontando invece la vita di un poeta maledetto e ondeggiante, che si mette al servizio di molti cambiando e modellando idee e prospettive come un artista visionario. Il tutto sulle note di una colonna sonora che commuove e accende sensi e i ricordi.

È vero, nel film mancano delle parti, mancano alcune delle tante vite di Eduard Limonov rispetto al libro (come ad esempio il suo periodo trascorso a fianco della Serbia durante la Guerra dei Balcani) ma, appunto, il libro è una biografia sapientemente scritta da Emmanuel Carrère (figlio di una  storica e politica francese specializzata in storia della Russia, n.d.r.) e il film è una ballata, altrettanto sapientemente montata da colui che da molti è considerato il «più attivo e importante regista russo in attività, un punk rockettaro che fa film pieni di sesso, musica ed eccessi, e che nella vita reale è abbastanza inviso al regime del suo paese», tanto è vero che ha lasciato la Russia e attualmente vive a Berlino.

Viene da pensare, per chi come me anni fa ha letto il libro, che Serebrennikov abbia provato a “sospendere il giudizio”, come va di moda dire adesso, prediligendo al racconto del Limonov delinquente mercenario il racconto del Limonov artista, dandy, scrittore violento e crudo, totalmente dipendente dal proprio ego e dall’amore per la poesia e per la sua donna, capace di amare solo scrivendo, e possedendo. Ci sta. O magari no, come dichiara lo stesso Serebrennikov in una intervista riportata su Esquire.com:

«Limonov era un dissidente che odiava i dissidenti e che ha fallito, è andato a New York nel 1974, il periodo peggiore per la città, è caduto e ha perso tutto il suo amore. Poi è venuto in Europa, in Francia, per avere successo di pubblico con i romanzi e poi ancora non gli bastava ed è diventato noioso. Voleva di più e alla fine, dopo la Perestrojka, quando aveva intuito che erano in arrivo mutamenti e possibilità, è tornato in Russia ».

Di sicuro Kirill Serebrennikov ha raccontato il “suo” Limonov, okay. Ma il risultato è comunque, o forse proprio per questo, un’orchidea nella neve.

Edizione esaminata e brevi note

Titolo originale: Limonov: the ballad; regia di Kirill Serebrennikov; sceneggiatura di Paweł Pawlikowski, Ben Hopkins, Kirill Serebrennikov; con Ben WhishawViktoria MiroshnichenkoTomas AranaCorrado InvernizziSandrine Bonnaire.Tratto dal libro Limonov di Emmanuel Carrère. Genere: biografico, durata 138 minuti