Molti di noi credevano che l’Italia, ormai definitivamente berlusconizzata, avesse un primato assoluto di servilismo e di conformismo. Invece, leggendo l’ultimo libro di Donatella Della Porta, che ci racconta in particolare il rapporto tra la Germania attuale e Israele, ci rendiamo conto che probabilmente così non è. Almeno in relazione al cosiddetto “panico morale”, inteso come “paura diffusa ed esagerata che la cultura e il benessere di una società siano sotto attacco da parte di individui o forze malvagie. Gli imprenditori morali – dai giornalisti ai politici, dagli opinionisti ai legislatori – innescano e guidano un sentimento di panico, con spesso l’introduzione di nuove leggi che aumentano il controllo sociale” (p.15). In particolare Donatella Della porta, grazie al pamphlet “Guerra all’antisemitismo?”, costruito alla stregua di un’autentica ricerca sociale di tipo accademico, ha voluto indagare le basi sociali e istituzionali di questo “panico morale”; e di conseguenza come proprio nella Germania unita le definizioni vaghe di antisemitismo siano state usate “contro artisti, intellettuali e accademici progressisti che hanno criticato la politica israeliana opponendosi a ciò che considerano razzismo” (p.91).
L’aspetto paradossale di questa sorta di conformismo istituzionalizzato è come l’affermazione, “empiricamente non supportata, di un crescente antisemitismo a sinistra sia stata mobilitata dai mass media e dai gruppi di interesse pro-Israele e successivamente ripresa da tutti i politici di tutti i principali partiti (compresa l’estrema destra)”. Al punto che persone, con un passato di lotta contro il razzismo e, in molti casi, con una storia familiare di vittime dell’Olocausto, siano state sanzionate, emarginate, accusate. In sostanza istituzioni e mass media – ovviamente non soltanto quelli della Germania – hanno preso di mira, accusandoli di antisemitismo, gli stessi ebrei che hanno osato criticare la politica israeliana. E di paradosso in paradosso ci siamo ritrovati, “nonostante le statistiche ufficiali indichino che la violenza politica di matrice antisemita sia prevalentemente riconducibile alla destra”, con la sezione tedesca di Amnesty che ha rimosso dal web la dichiarazione di Amnesty International sul rapporto intitolato “Apartheid israeliano contro i palestinesi”; con gruppi e media di estrema destra che “abbracciano narrazioni di sostegno ad Israele come parte di un più ampio discorso anti-Islam” (p. 102); con politici di estrema destra ben noti per le loro posizioni antisemite che hanno improvvisamente montato campagne contro “il nuovo antisemitismo dei cittadini immigrati; con le istituzioni che reprimono i membri della comunità ebraica che non si indentificano con una definizione etnonazionalistica dell’ebraismo.
In questo senso di esempi nel libro ce ne sono parecchi; a cominciare da Masha Gessen, la celebre giornalista russo-americana, di origini ebraiche, con diversi familiari vittime dell’Olocausto, a cui è stata annullata la cerimonia di conferimento del Premio Hannah Arendt per una sua presunta banalizzazione dell’appello al boicottaggio di Israele, nonché per un paragone fatto tra la situazione di Gaza e quella del ghetto ebraico; per poi continuare, tra i tanti, con lo scienziato sociale Moshe Zuckerman, figlio di un sopravvissuto all’Olocausto, accusato di antisemitismo per le sue critiche alle politiche israeliane.
Tutte assurdità che la Della Porta vede come originate dalle “condizioni facilitanti”, come: “a) burocratizzazione delle politiche istituzionali contro l’antisemitismo; b) strategie dei partiti nell’uso politico dell’antisemitismo come parte di una retorica di scontro di civiltà; c) la cultura specifica di media mainstream e opinionisti pubblici” (p.41).
Le conclusioni del pamphlet ci riportano a delle preoccupazioni che dovrebbero essere di tutti, ben al di là delle tristissime tifoserie tra filo-israeliani e filo-palestinesi: ovvero, con la repressione del pensiero critico, la constatazione che la prima vittima di questa criminalizzazione, e conseguente repressione politica, sarà la qualità delle nostre democrazie.
Peraltro anche se lo studio di “Guerra all’antisemitismo?” è incentrato per lo più sul caso tedesco, quanto scritto – lo ripetiamo – si attaglia anche per quanto sta accadendo in tutto il nostro mondo occidentale. Pensiamo a quanto scritto in merito ai “media mainstream militanti”: “Si è riscontrato che i media tedeschi tendono a concentrarsi principalmente sulla copertura delle élite, soprattutto del governo, con scarso interesse per le opinioni dei cittadini”. Ed ancora: “molti giornalisti in Germania si vedono soprattutto come guardiani della raison d’Etat […] in generale la cultura giornalistica tedesca tende dunque a percepire il ruolo del giornalista come quello di un educatore, con un enfasi molto minore sulla separazione tra informazione e commento rispetto alla tradizione anglosassone” (p.90). Del resto cosa succede in Italia? Qualche malfidato potrebbe dire che, ancor peggio, la percezione del ruolo del giornalista in Italia più che di educatore sia quella di cortigiano.
Edizione esaminata e brevi note
Donatella della Porta è professoressa di Scienza Politica, prima preside della Facoltà di Scienze Politico Sociali e coordinatrice del dottorato in Political Science and Sociology alla Scuola Normale Superiore a Firenze, dove dirige il Centre on Social Movement Studies (Cosmos). Fra i suoi principali temi di ricerca ci sono i movimenti sociali, la violenza politica, la corruzione, la democrazia e la partecipazione politica. Tra le sue pubblicazioni, The Global Justice Movement, Paradigm 2007 (con Massimiliano Andretta, Lorenzo Mosca e Herbert Reiter); Globalization from Below, The University of Minnesota Press 2006 (con Abby Peterson e Herbert Reiter); The Policing Transnational Protest, Ashgate 2006 (con Manuela Caiani); Quale Europa? Europeizzazione, identità e conflitti, il Mulino 2006 (con Mario Diani); Social Movements: An Introduction, Blackwell 2006 (con Sidney Tarrow); Transnational Protest and Global Activism, Rowman and Littlefield 2005; (con Mario Diani), Movimenti senza protesta? , il Mulino 2004; I new global, il Mulino 2003 (con Massimiliano Andretta, Lorenzo Mosca e Herbert Reiter); Global, noglobal, new global. Le proteste contro il G8 a Genova, Laterza 2002.
Donatella Della Porta, “Guerra all’antisemitismo? Il panico morale come strumento di repressione politica”, Altreconomia (collana: Le Talpe), Milano 2024, pp. 120.
Luca Menichetti. Lankenauta ottobre 2024
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