Zupančič Alenka

Disconoscimento

Pubblicato il: 3 Gennaio 2025

In Disconoscimento, la filosofa e teorica della psicanalisi slovena Alenka Zupančič ci interroga in tutte quelle situazioni in cui stiamo sul bordo del “Sì, lo so, ma comunque…”, vale a dire al cospetto della non negazione dei fatti, seguita da un compiaciuto proseguire come se nulla fosse. Risulta agevole allargare lo sguardo ai molti ambiti di applicazione di questo concetto freudiano di Verleugnung che dà il titolo al libro. Freud ne scriveva nel saggio sul feticismo del 1927, quando trattava il rifiuto conscio di riconoscere una realtà spiacevole o angosciante, pur essendone in qualche modo consapevoli a livello inconscio. 

Pubblicato da Meltemi nella collana Melusine e tradotto da Sergia Adamo con Sara Nocent, questo saggio esplora tale concetto filosofico frugando nelle pieghe della psiche collettiva contemporanea, mostrando come il riconoscimento e il suo opposto, il disconoscimento, non siano separati. Alla base della riflessione di Zupančič c’è una verità che potremmo considerare scomoda: il disconoscimento non è una semplice negazione, né una svista accidentale, ma un vero e proprio dispositivo della ragione. Freud lo definì una “perversione della ragione”, e l’autrice riprende questa intuizione per calarla nel nostro tempo, mostrandoci come questa perversione sia ormai diventata una prassi quotidiana, una sorta di scudo che ci protegge dal confronto autentico con noi stessi e con gli altri o con determinati argomenti (temi?). Paradossalmente, questa strategia ci rassicura, fondendo riconoscimento e disconoscimento in un gesto ambiguo, capace di congelare le tensioni interiori senza risolverle davvero.

Zupančič, che quest’autunno ha vinto il Premio Udine Filosofia, affronta tutto ciò grazie all’intreccio di filosofia, psicoanalisi e critica culturale, e offre un’analisi che non esula dall’esempio. Dalla politica alle relazioni personali, sono variegati i contesti in cui scegliamo inconsapevolmente di “non vedere” ciò che ci turba o ci sfida. Questo non vedere, però, non è un semplice atto di omissione: è un meccanismo attivo, una scelta che ci consente di evitare il disagio dell’autocritica. Le barriere che costruiamo per proteggerci dalla complessità diventano anche la nostra prigione, limitando la capacità di crescere e di comprendere la realtà nella sua interezza.

Uno degli spunti più affascinanti del libro è la descrizione della fusione tra riconoscimento e disconoscimento, un cortocircuito che, invece di aprirci a nuove comprensioni, rafforza le difese che già abbiamo. Così facendo, il riconoscimento stesso diventa un’illusione: un’apparente apertura che, in realtà, ci mantiene in una zona di conforto sterile e stagnante. Con lucidità e audacia, propone una via d’uscita: abbracciare il paradosso, che di fatto, sin dall’antichità arriva in soccorso delle acque stagnanti del pensiero, della logica (o della matematica). Con la sua natura ambivalente, il paradosso aiuta a superare una impasse. Zupančič suggerisce che accettare questa tensione irrisolta – tra riconoscimento e disconoscimento, tra apertura e chiusura – potrebbe essere la chiave per costruire una cultura critica più matura, capace di accogliere la complessità del reale senza tentare di semplificarla o negarla. Per chiudere con un parallelo tra Marx e Freud: sia nella storia che nella psiche, la ripetizione si manifesta spesso come un compromesso che evita il confronto diretto con la verità, trasformando tragedie in farse o realtà in illusioni.

Edizione esaminata e brevi note

Alenka Zupančič, Disconoscimento, traduzione di Sergia Adamo con Sara Nocent, Meltemi, 2024, pp. 152

Alenka Zupančič è una filosofa e teorica culturale slovena, nonché una figura di spicco nel panorama intellettuale europeo. Nota per il suo lavoro nel campo della filosofia contemporanea, della teoria critica e della psicoanalisi lacaniana, ha pubblicato diverse opere che esplorano le intersezioni tra soggettività, desiderio e cultura. La sua ricerca si concentra su temi come la politica, l’etica e il rapporto tra arte e psicoanalisi.