Se nessuno mi avesse detto che “La campagna Plaxxen” è opera di Zio Scriba (al secolo Nicola Pezzoli), l’avrei capito ugualmente. Perché leggendo l’ultima fatica dello scrittore lombardo mi è sembrato di essere stata proiettata direttamente nel cuore polemico ed anticonformista del suo blog. Tra le pagine d’invettiva, di denuncia, di dissacrazione che solitamente popolano lo spazio virtuale che frequento da alcuni anni. Il legame tra “La campagna Plaxxen” e la cosiddetta blogosfera è estremamente forte. Non è un caso, quindi, che all’interno dell’e-book (perché di e-book si tratta stampabile solo se richiesto) vengano riprodotte e ricostruite le pagine di un blog, commenti inclusi. E come ogni blogger che si rispetti la voce narrante ha il suo alter ego virtuale, Zio Pep. E Zio Pep, proprio come capita tra blogger, decide di accettare la sfida di un’amica virtuale. “Avevo promesso alla mia amica blogger Knitting Moon di dare soldi a un clochard. Uno a mia scelta. Non la solita monetina: una banconota blu. È che s’era discusso sulle offerte alle associazioni che poi non sai mai dove vanno a finire, e allora lei mi aveva dato l’idea di fare la carità a qualcuno dopo averlo scrutato negli occhi“.
L’impresa appare semplice e persino stranamente filantropica. Il problema sta nello scegliere il barbone giusto. E il nostro Zio Pep, dopo attenta valutazione, decide di dare la sua banconota ad un tizio noto come Polaschi. Un uomo grande e grosso dai capelli grigi e lunghi e con la faccia da Nick Nolte che, un po’ alla volta, finisce per raccontare la sua storia al generoso dispensatore di denaro per promessa. E Zio Pep ha un’idea: decide di postare la storia di Polaschi, a puntante e rielaborata, sul proprio blog. Ovviamente senza chiedere il permesso al diretto interessato. “… poiché faccio parte di quei cinque-sei milioni di italiani del cazzo che si credono scrittori, incuranti del dettaglio che in Italia non legge nessuno (compresi loro). Probabilmente sogniamo tutti di venire un giorno tradotti in francese, in danese, in giapponese, di venire letti da gente colta in paesi civili“. Ed è così che su Peppermint Mind Blog iniziano ad apparire brevi racconti, sottoforma di post, dedicati alla vicenda di Polaschi. I piani narrativi, in questo modo, si sovrappongono e si moltiplicano ma, grazie all’espediente delle pagine di un blog, il tutto diviene piuttosto lineare e facilmente leggibile.
Alla storia di Polaschi si affianca quella personale e familiare dello Zio Pep. Un uomo che, dopo il divorzio, si ritrova a vivere con sua madre perché il lavoro di agente di commercio non basta a sostenerlo visto che buona parte dello stipendio finisce nelle mani della Mantide Livorosa, la sua ex moglie. L’unica cosa buona del matrimonio ormai fallito è Paolo, un bambino down che suo padre adora e che vorrebbe costantemente difendere dalle idiozie e dalle perfidie di ragazzini troppo presi dai loro videogame o dai loro ipod per avere un autentico ed approfondito contatto con il mondo. Così si procede alternando la lettura del blog a quella degli stralci del diario personale di Zio Pep che, passo dopo passo, ci permette di entrare in una vicenda dalle tinte fosche-giallognole e, allo stesso tempo, quasi surreali. Ecco, la storia si complica: c’è il rischio concreto che Polaschi venga ucciso, proprio come sta accadendo a tanti altri barboni in città. Una sorta di stillicidio di clochard che, badate bene, dovrebbe servire a far pensare che l’omicidio di Polaschi sia solo uno dei tanti della serie.
Infatti dietro all’esistenza emarginata, ma pur sempre libera e dignitosa, di Polaschi si nasconde la fuga da un mondo fatto di personaggi a dir poco equivoci, di circuiti infiniti di denaro, di geniali idee rubate e mai compensate, di imprenditori senza scrupoli né vergogne. Il tutto fondato su una gigantesca truffa ai danni dei consumatori indotti a comprare esattamente quel che il mercato decide. Nel caso specifico: un collutorio (sorriso inevitabile). Ebbene sì, un collutorio. Tutto parte da lì. Da una campagna promozionale per il collutorio Plaxxen.
Non è il caso di approfondire ulteriormente gli sviluppi della storia che è giusto rimangano dominio di chi legge. Devo mettermi nei panni di chi non conosce Pezzoli e non conosce Zio Scriba e mi limito a riferire che “La campagna Plaxxen” è un romanzo, che definirei breve, leggibile e divertente. Non mancano in questo e-book le evoluzioni linguistiche, né i neologismi, né i giochini di parole di cui Zio Scriba è maestro. Numerosi i passaggi in cui affiora tutto il suo livore (ben noto a chi lo conosce) nei confronti di specifiche categorie umane: omofobi, lobotomizzati dalla TV, esseri scarsamente pensanti, “ottusi neanderthaliani del profitto… disciplinati scopamoglie pocosessuali ma muulto spendaccioni per lo shopping firmato delle loro alberodinatalizzate lei“, gli spesso presenti “tecnoglioniti” e maleducati egocentrici di varia foggia e di varia età. Zio Pep è Zio Scriba, non ci piove. E tornando ai panni di chi Pezzoli lo conosce, devo ammettere che il suo scrivere non mi ha sorpresa né scombussolata. La sensazione tutta personale è che Nicola abbia qui elaborato un semplice divertissement. Avendo già letto il suo romanzo precedente, “Apri gli occhi e guarda”, mi permetto di riconoscere ne “La campagna Plaxxen” una scatola da gioco nella quale Nicola ha riversato la sua dimensione più faceta e più pungente. Uno spazio in cui ha assemblato principalmente le sue tracimanti e vivacissime critiche alla società contemporanea. Insomma: “La campagna Plaxxen” è una scusa, Nicola voleva solo divertirsi un po’.
Edizione esaminata e brevi note
Nicola Pezzoli, “La campagna Plaxxen“, Camaleo Publishing, Milano, 2015.
Pagine Internet su Nicola Pezzoli: Sito ufficiale / Il linkazzo del skritore (blog)
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