Sof’ja Andrèevna Bers, detta Sonja, è stata la moglie di Lev Nikolàevič Tolstoj per circa quarantotto anni. A quanto pare rimanere accanto ad un uomo come Tolstoj non fu affatto semplice per Sof’ja che lo sposò quando aveva appena diciotto anni. Il grande scrittore russo, invece, al momento delle nozze, di anni ne aveva quasi trentacinque. La Tolstaja è stata una moglie gelosissima e possessiva, esattamente come suo marito. La gelosia ha caratterizzato ogni istante della loro vita di coppia ed è proprio questo sentimento potente, ma inevitabilmente distruttivo, che anima e trasporta i personaggi di “Amore colpevole”, un romanzo scritto da Sof’ja Tolstaja tra il 1892 e il 1893 ma pubblicato una decina di anni dopo la morte della sua autrice.
In “Amore colpevole” è facile rintracciare una quantità imponente di riferimenti autobiografici. Anna, la protagonista, è il preciso alter ego di Sof’ja mentre il principe Prozorskij non è altri che l’incarnazione di Lev Tolstoj. Anche Anna sposa il suo amatissimo Prozorskij a soli diciotto anni e anche il principe Prozorskij ha trentacinque anni come Tolstoj al momento del matrimonio con Sof’ja. L’ingenua ed inesperta Anna è convinta che il principe sia l’uomo perfetto, il solo capace di farle vivere pienamente, con passione e delicatezza, il sentimento amoroso. Purtroppo però la giovane sposa dovrà presto prendere coscienza del fatto che Prozorskij vive l’amore in maniera esclusivamente carnale. La sua ossessione per il lato sensuale dell’unione con la moglie lo induce ad avere nei suoi confronti atteggiamenti possessivi e perennemente sospettosi.
Anna vorrebbe un amore capace di elevare il suo spirito e la sua anima verso una dimensione sublime e perfetta ma, nell’arco di poco tempo, capisce che suo marito non sarà mai in grado di offrirle quel sentimento eccelso e lieve che tanto desidererebbe. Anzi, l’uomo sembra voler rinnegare persino il suo ruolo di padre perché, nonostante la nascita di quattro figli, tenderà a rimanere a debita distanza dalla prole. Una distanza che impone anche a sua moglie quando questa non si dimostra particolarmente attraente o affascinante. Un tira e molla giocato sempre e solo nei territori scoscesi e viscidi della gelosia e del sospetto. Anna capisce che suo marito potrebbe tradirla con qualcun’altra e soffre terribilmente alla sola idea. Ma anche il principe, quando si accorge che qualche altro uomo potrebbe avvicinarsi troppo a sua moglie, ne rivendica brutalmente il pieno possesso.
Anna aspira ad un’affinità spirituale ed ideale che suo marito, come detto, non sa offrirle. Eppure avrà modo di trovare e vivere una forma d’amore platonico e, proprio per questo perfettamente rispondente ai suoi desideri, grazie alla presenza di Bechmetev, un vecchio amico di suo marito. Bechmetev è un uomo sensibile, intelligente ed incline all’arte. Grazie a lui Anna vive emozioni molto più profonde di quelle che prova con il principe che ha sposato. Nonostante questo, la bella principessa non tradirà mai suo marito anche se il pensiero tiene occupata spesso la sua mente. “Se accade che una donna sposata s’innamori di un altro uomo, quasi sempre la colpa è del marito: è lui che non ha saputo soddisfare le aspettative poetiche della sua giovane e pura natura femminile e le ha infrante, offrendo solo il lato rozzo, brutale del matrimonio. Quando qualcuno riesce a riempire quel vuoto che il marito non ha saputo colmare e quando il primo amore idealizzato diventa altro sopraggiunge la sofferenza“. E’ così che Anna/ Sof’ja riflette e spiega i propri sentimenti perché i pensieri di Anna devono essere necessariamente gli stessi che ha maturato Sof’ja durante gli anni in cui è rimasta accanto a Tolstoj i cui atteggiamenti non devono essere stati troppo diversi da quelli del principe Prozorskij.
Nel volume pubblicato da Baldini & Castoldi, ma già edito in precedenza da La Tartaruga Edizioni, oltre ad “Amore colpevole” è presente anche una breve autobiografia di Sof’ja. Ed è proprio leggendo queste ultime pagine che si comprende quanta vita vera sia stata riversata tra le pagine del romanzo. Vivere all’ombra di uno degli scrittori più importanti di sempre ha rappresentato per Sof’ja una immensa fortuna ma anche un peso umano ed emotivo inimmaginabile. Lei, che prima di conoscerlo, aveva iniziato a scrivere, scelse di bruciare la sua prima novella per dedicarsi con tutta se stessa a suo marito e ai tredici figli avuti da lui. “Amore colpevole”, ad ogni buon conto, dimostra che Sof’ja aveva talento. Con la sua scrittura, pacata ed elegante, riesce ad entrare con intelligenza e raffinatezza nella coscienza dei suoi personaggi e, soprattutto, riesce a dare vita ad una storia che non ha nulla da invidiare a quelle scritte da suo marito. Al termine della lettura di questo libro mi sono chiesta cosa sarebbe stato di Sof’ja Andrèevna Bers se non fosse divenuta la moglie di Lev Nikolàevič Tolstoj. Forse avrebbe messo da parte la sua arte e le sue aspirazioni per consacrarsi ad un marito qualsiasi. O forse avrebbe continuato a scrivere e avrebbe persino trovato quella fama che un marito troppo ingombrante come Tolstoj non le ha mai permesso di conquistare.0
Edizione esaminata e brevi note
Sof’ja Tolstaja, “Amore colpevole”, Baldini & Castoldi, Milano, 2015. Traduzione dal russo di Nadia Cicognini.
Pagine Internet su Sof’ja Tolstaja: Wikipedia / Libreria delle donne / Scheda Baldini & Castoldi
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