Hamann Brigitte

Sissi

Pubblicato il: 22 Febbraio 2015

Il tempo e la storia” è un programma di Rai Storia condotto da Massimo Bernardini. Mi è capitato di seguire la puntata dedicata a Sissi. In studio il prof. Francesco Perfetti ha raccontato la vita, le passioni e le sofferenze della principessa bavarese, Elisabetta di Wittelsbach, nota in tutto il mondo semplicemente come Sissi. Alla fine Perfetti ha suggerito, tra le letture più indicate per conoscere l’imperatrice d’Asburgo, proprio il libro di Brigitte Hamann che, nonostante sia stato pubblicato per la prima volta nel 1982, continua ad essere una delle migliori biografie su Elisabetta. Ho cercato e trovato “Sissi” della Hamann in una normalissima libreria romana. L’ho acquistato memore del suggerimento di Perfetti e devo ammettere che è stata un’ottima lettura perché mi ha permesso di conoscere ed approfondire numerosi elementi relativi alla figura di una donna estremamente affascinante, bellissima, impeccabile ma anche profondamente sofferente e diversa da come certe “leggende” ce l’hanno raccontata.

Il “mito” di Elisabetta, almeno per me, ha avuto inizio quando, bambina, ho visto il film del 1955 in cui il ruolo di Sissi era affidato alla straordinaria Romy Schneider. Il racconto romantico, ma anche piuttosto falsato ed ammorbidito, di quella che fu l’autentica esistenza dell’Imperatrice. Presto ho capito che la favola narrata nel film aveva pochi riscontri reali. E il libro di Brigitte Hamann, essendo ricco di dettagli e di approfondimenti storici e psicologici, corredato da numerosi passaggi tratti da documenti, testi e diari di persone che hanno conosciuto e vissuto con Elisabetta, mi ha aiutato a conoscere ancora più minuziosamente la verità su Sissi: grande protagonista della storia ottocentesca europea, donna ammirata per la sua infinita bellezza ma spesso disprezzata a Corte per i suoi atteggiamenti incomprensibili, per le sue ossessioni, per il distacco dai propri doveri d’Imperatrice e per le sue amicizie non proprio ortodosse. Scrive la Hamann all’inizio della Prefazione: “Questa è la biografia di una donna che si rifiutò di comportarsi secondo le regole imposte dalla sua posizione sociale, perseguendo e raggiungendo con notevole consapevolezza l’obiettivo che solo il movimento femminile del XX secolo è riuscito a formulare con la parola d’ordine «autorealizzazione»“.

Elisabetta, cresciuta liberamente tra le montagne di Possenhofen, in Baviera, figlia del duca Massimiliano e della principessa Ludovica, sposò a soli diciassette anni l’Imperatore Francesco Giuseppe che si era innamorato di lei a prima vista. Il giovane sovrano austriaco, in realtà, avrebbe dovuto sposare Elena, sorella maggiore di Sissi, ma quando vide la bellissima Elisabetta durante un ballo, non volle sentire ragioni. Francesco Giuseppe ed Elisabetta si unirono in matrimonio nel 1854. Il magnifico evento e tutte le cerimonie previste dall’etichetta imperiale vengono descritte dalla Hamann in maniera estremamente particolareggiata e fanno intendere quale fosse stato per la giovanissima novella sovrana il peso di impegni così immediati e tanto gravosi. L’arrivo a Vienna rappresentò per Elisabetta un vero trauma, soprattutto a causa della presenza soffocante della suocera-zia Sofia, sorella di sua madre. La personalità di Sofia, da anni una sorta di deus ex machina della vita politica e monarchica d’Austria, fu imponente e devastante per Sissi che non ebbe modo di potersi sentire neppure madre dei suoi figli perché la suocera si interpose anche in questa circostanza occupandosi direttamente dell’educazione dei bambini.

La Corte di Vienna desiderava che Elisabetta rispettasse i rigidi formalismi di un’etichetta fin troppo austera ma Sissi non tollerava tutte le costrizioni che le venivano imposte. Il suo stato di salute, fisica e mentale, ne risentì presto. Ed iniziò per lei un lento, inesorabile e doloroso percorso di allontanamento da suo marito, da Vienna e dai suoi doveri regali. A lei non era concesso interessarsi di politica eppure fu proprio lei, con la sua ostinazione e grazie all’ascendete di cui godeva sull’Imperatore, a favorire l’unione tra l’Ungheria, Paese che tanto amava, all’Austria, nonostante le perplessità e le chiacchiere di molti austriaci. La sua individualità divenne più forte del mondo che la circondava e Brigitte Hamann ha delineato esattamente la mutazione psicologica ed intellettiva della bella Sissi. Una donna che, una volta arrivata a capire il peso dei privilegi di cui godeva, essendo sempre e comunque un’Imperatrice, non mancò di vivere le proprie passioni in maniera spesso esasperata. Innamorata dell’equitazione e della caccia, praticava queste attività fino allo sfinimento. Fissata con la propria linea, portava avanti continue diete dimagranti e camminava per ore anche sotto le intemperie trascinandosi dietro le proprie dame di compagnia. Scriveva versi ispirandosi al poeta Heine, di cui ammirava visceralmente l’opera e la vita. Crebbe la sua ultimogenita Valeria così come non aveva potuto fare con gli altri figli. Sceglieva di viaggiare e muoversi come meglio credeva spesso senza dare preavvisi o senza farsi annunciare. Non sopportava di essere riconosciuta e si copriva costantemente il volto con ventagli ed ombrelli. Nutriva sentimenti repubblicani e democratici che, ovviamente, gli aristocratici non potevano comprendere né perdonale. Negli ultimi anni della sua vita, anche a causa del suicidio di Rodolfo, suo unico figlio maschio ed erede al trono, si appassionò seriamente allo spiritismo. Il tutto sempre, o quasi sempre, fuori da Vienna e lontana da Francesco Giuseppe che, nonostante tutto, continuava a nutrire per lei un amore profondo.

Elisabetta non fu una sposa devota, né una madre perfetta, né una regnante esemplare. Avrebbe voluto realizzarsi come donna e, per moltissimi versi, riuscì nell’intento. Eppure nella sua esistenza Sissi non ha mai conosciuto la piena felicità perché perennemente annoiata, insoddisfatta, malinconica e depressa. Lo sfiorire della sua leggendaria bellezza, con l’avanzare dell’età, non le diede pace tanto che, come scrive la figlia Valeria, Elisabetta si augurava di morire presto. Questo suo tragico desiderio venne realizzato dall’anarchico italiano Luigi Lucheni che, il 10 settembre 1989, servendosi di una rudimentale lima affilata, trafisse il cuore dell’Imperatrice con un solo colpo. Sissi morì poco più tardi. Si trovava a Ginevra. La figlia Valeria riporta nel suo diario “Ora è accaduto ciò che lei ha sempre desiderato, in fretta, senza dolori, senza aver chiamato il medico, senza lunghe e angosciose giornate piene di preoccupazioni per i suoi“.

Edizione esaminata e brevi note

Brigitte Hamann è nata ad Essen nel 1940. Ha studiato storia a Münster prima e a Vienna poi. Per diversi anni ha lavorato come giornalista e, dopo aver sposato lo storico Guenter Hamann, ha lavorato come assistente universitaria accanto al marito. Si è laureata nel 1978 con una tesi su Rodolfo d’Asburgo, il figlio suicida si Sissi, che venne pubblicata poco più tardi come libro ottenendo un buon successo. A lei si devono diversi studi su importanti figure dell’800 e del ‘900 europei: da Hitler a Wagner, da Sissi a Winifred Wagner. La scrittrice e saggista vive a Vienna.

Brigitte Hamann, “Sissi”, TEA, Milano, 1995. Traduzione di Giorgio Cuzzelli. Con diciotto fotografie fuori testo. Titolo originale “Elisabeth, Kaiserin wider Willen” (1982).

Pagine Internet su Brigitte Hamann: Wikipedia / Scheda Granta 

Pagine Internet su Sissi: Elisabeth Sissi / Wikipedia / Sissi (Tutto Baviera) / Elisabetta d’Asburgo / Sissi (Viaggio in Austria)