“A Ghislaine Marion, che col suo sorriso ha sciolto le intricate vie dell’inchiostro“. Questa è la dedica che appare su “Francesco e l’infinitamente piccolo”, uno dei libri più intensi di Bobin. È il 1992 e Ghislaine, amica dello scrittore francese, riceve da lui un omaggio decisamente speciale. Solo pochi anni più tardi, esattamente il 12 agosto 1995, Ghislaine muore per via di un aneurisma al cervello. Ha 44 anni e tre figli. “La plus que vive“, tradotto in Italia con “Più viva che mai. Una storia d’amore dura per sempre” è un nuovo, estremo, lancinante omaggio dello scrittore alla sua amica Ghislaine. Forse un po’ di più: è l’ennesima dichiarazione d’amore da un uomo a una donna. Un’opera che sembra ricondurre il lettore nei territori dell’amor cortese, un canto delicato e romantico di un cavaliere per la sua amata scomparsa. “L’autunno e l’inverno successivi alla tua morte li ho spesi a dissodare per te questo piccolo giardino d’inchiostro. Per entrarvi due porte – un canto e una storia. La offro ai tuoi figli, i tuoi uccelli del paradiso, le tue tre vite eterne: Gäel, Hélène, Clémence. Li invito a calpestare la terra di questo libro, per impadronirsi d’una luce che non è di nessuno e di cui fosti la serva esemplare“.
L’amore che Bobin nutre per Ghislaine sembra pulsare da sempre. Un amore nato, probabilmente, nel 1979 quando i due si sono conosciuti, a casa del primo marito di lei. Ghislaine quindi, come capita in molte storie d’amor cortese, è già impegnata e lui, il cantore innamorato, rimane a distanza pur nutrendo sentimenti profondi ed immutabili. Bobin ne parla come di un’amica, ma le parla come se fosse il suo amore eterno. Dopo la sua morte scrive utilizzando solo ed esclusivamente il presente e rifiutando l’imperfetto. E ricorda e celebra e contempla tutto quello che dalla donna a lui è giunto. Le riconosce il merito di avergli donato una seconda nascita, quella dell’anima, nel momento esatto in cui l’ha incontrata e conosciuta. “Il resto è semplice come un gioco da bambini: io ti seguo. Ti seguo in quel primo matrimonio. Attraverso saltellando i riquadri del gioco del mondo, tu continui ad andare e io continuo a seguirti“. Un percorso lungo sedici anni e che, in ogni caso, neppure la morte sembra poter mutare o intaccare.
Per Ghislaine ci sono solo parole gentili di ammirazione e perfezione. Devono pur esserci dei difetti (non si può piacere a tutti!) ma agli occhi del cantore la sua amata non è che la summa di quanto di più perfetto, adorabile e leggiadro possa esistere. Ghislaine ridente, Ghislaine adorabile, Ghislaine femminile, Ghislaine libera, Ghislaine madre, Ghislaine sognatrice. La morte diviene un enigma, un pensiero che si fa domanda e rompicapo senza lasciare scelte. “… tu mi hai dato solo cose nobili e pure, cerco in ciò che di nobile e puro si nasconde nella tua morte, scrivo come mi hai insegnato a fare: cerco materia di lode ovunque, anche nel peggio“. La perdita inaspettata e terrificante di Ghislaine scompiglia il cuore di Bobin che vuole vedere nell’evento un passaggio esistenziale, uno “svezzamento” doloroso ma forse persino necessario.
Queste pagine grondano di ricordi: minuscoli, intimi, tenerissimi. Raccolgono attimi di vita che scorrono solitamente in fretta, apparentemente dimenticabili ma che si fanno radiosi nell’esatto momento in cui diventano necessari a mantenere vivo un sentimento. Immagini, parole, espressioni, suoni, silenzi. Tutto serve a coprire una vita che manca, un vuoto che si dilata e di fronte al quale ci si sente impotenti e minuscoli. L’amore di Bobin si riversa qui come un fiume in piena, una slavina di memorie commoventi ed esclusive. “Più viva che mai. Una storia d’amore dura per sempre“: riconosco perfettamente la scrittura di Bobin ma, nonostante questo, mi sono mancati l’incanto e lo splendore che ho trovato in altre sue opere. Forse perché le parole d’amore, anche quando sono sincere ed elevatissime come le sue, riescono a stancarmi in fretta; forse perché penso che alcune emozioni vadano conservate e lasciate nel cuore senza dover trovare ineluttabilmente una strada o una voce per farle venire alla luce. Credo che Christian Bobin abbia elaborato il suo lutto scrivendo “La plus que vive“. Per lui affrontare la morte di Ghislaine non poteva avvenire che attraverso la propria arte, il solo modo che ha ritenuto degno.
Edizione esaminata e brevi note
Christian Bobin, “Più viva che mai. Una storia d’amore dura per sempre“, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI), 2010. Traduzione dal francese di Bruno Pistocchi. Titolo originale “La plus que vive“, Gallimard, Parigi, 1996.
Pagine Internet su Christian Bobin: Wikipedia (fr)
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