All’inizio ho pensato che Cassandra fosse semplicemente un po’ nevrotica e altrettanto insopportabile. Poi ho imparato a conoscerla meglio e a capire che quelle sue ossessive divagazioni in realtà non erano altro che un modo per restare al mondo. Un aggrapparsi ai dettagli, un soccorrersi per non soccombere. Ma come si fa, poi, a non soccombere quando si sa di essere stati tagliati in due? All’inizio Judith, inseparabile gemella di Cassandra, ha scelto di lasciare l’appartamento di Berkeley per trasferirsi a New York e poi, senza troppi complimenti, ha persino deciso di sposarsi. Con chi? “Non sapevo neanche chi fosse lo sposo, a parte il fatto che era uno studente laureato in medicina che mia sorella aveva conosciuto a New York e che si chiamava Lynch, o forse addirittura Finch. Sì, Finch. John Thomas Finch. Dov’era che l’aveva conosciuto… al Birdland?“. E invece Jude ha proprio preso la cosa sul serio e Cassandra è partita da Berkeley, mollando la redazione di una tesi su scrittori molto contemporanei, per raggiungere il ranch. Cinque ore di macchina e l’arrivo a casa il ventuno giugno, un giorno in anticipo. Quasi una sorpresa.
Jane, la madre, non l’avrebbe di certo accolta. Era morta per un tumore ai polmoni solo tre anni prima. Però al ranch ci sono la nonna, una deliziosa signora che ama le formalità, si crogiola da sempre nelle proprie consuetudini e detesta le falene, ed il papà, un ex professore di filosofia che ama coltivare la propria solitudine dividendosi tra i libri e molti drink a base di brandy e soda. Ovviamente l’intento di Cassandra sembra chiaro fin da subito: capire se sua sorella fa sul serio e, in caso affermativo, ricondurre la gemella sulla strada della saggezza che poi, per Cassandra, non è altro che il percorso verso la casa di Berkeley dove avrebbe potuto continuare a vivere con Judith per sempre. Perché è questo il cuore del romanzo di Dorothy Baker: Cassandra senza Judith si sente una perfetta metà. Quindi incompleta, quindi incompiuta. Per ricomporsi ha assoluto bisogno che l’altra parte si ricongiunga a sé e continui ad esserci.
Judith ha un carattere meno esuberante e meno eccentrico di Cassandra ma si è innamorata di John, o Jack, e vuole sposarlo. Nella sostanza: un tradimento. Ed è così che Cassandra lo vive, un subdolo, inaccettabile, ingannevole tradimento. Solidarizzare con Jude viene facile. È lei, la gemella più risoluta e “normale”, quella che deve sostenere e capire le piccole, perfide follie di Cassandra. Ma la realtà non sembra mutare neppure dopo una nottata trascorsa a bere e parlare perché al mattino, mentre Cassandra è certa che l’insano progetto matrimoniale sia ormai solo un ricordo, Judith è più che sicura che andrà a prendere in aeroporto (da sola) il suo futuro sposo e convolerà a giuste nozze. Il tutto si traduce per Cassandra in una sorta di colpo di grazia. Non può bastare il solito brandy a camuffare il dolore, serve qualcosa di più efficace e le pillole che le ha prescritto la sua psicologa sono esattamente quello che desidera. Stendersi nel suo letto, coprirsi per bene e lasciare che il resto avvenga con calma affinché il suo “pegno d’amore” per sua sorella sia ineguagliabile.
L’amore di Cassandra per sua sorella Judith è morboso ed assoluto. Sembra sfiorare l’incesto anche se la Baker ha saputo trattare l’argomento in maniera talmente brillante e sofisticato che il lettore può percepirlo appena. Divertenti i dialoghi, scintillante la scrittura, affascinante la psiche di tutti i personaggi. “Cassandra al matrimonio” è un romanzo uscito nel 1962 eppure non dimostra affatto gli anni che ha. Cassandra è sicuramente una figura molto originale, tenendo conto che stiamo parlando di letteratura risalente a più di mezzo secolo fa. Non solo è una donna, ma è anche giovane, intraprendente, colta, snob, spietata eppure, nel contempo, anche fragilissima ed irrisolta. Il tema del legame tra gemelli monozigoti, come Cass e Jude, è affrontato con profondità ma anche con una certa dolcezza e in questo, probabilmente, Dorothy Baker è stata aiutata dal fatto di essere madre di due gemelle. Afferrare la propria identità, riconoscerla ed affermarla in maniera indipendente ed assoluta da chiunque altro, persino da una gemella identica, sembra una sfida che Cassandra non sappia affrontare. E la genialità della Baker sta nell’aver lasciato il suo romanzo totalmente aperto affidando a noi lettori la libertà di immaginare l’esistenza di Cassandra come meglio desideriamo.
Edizione esaminata e brevi note
Dorothy Baker, “Cassandra al matrimonio“, Fazi Editore, Roma, 2014. Traduzione di Stefano Tummolin. Postfazione di Peter Cameron. Traduzione della postfazione di Giuseppina Oneto. Titolo originale “Cassandra at the wedding” (1962).
Pagine Internet su Dorothy Baker: Wikipedia (en) / NY Review Books
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