Una Madame Bovary creola. È così che Melania G. Mazzucco definisce Edna Pontellier, la protagonista de “Il risveglio”. Ed è proprio a Madame Bovary che ho pensato costantemente leggendo il romanzo di Kate Chopin pubblicato nel 1899 ed ora incluso anche nella collana “Le Sfingi” di Nova Delphi. “Il risveglio”, uscito proprio alla fine del secolo XIX, suscita immediatamente scalpore e scandalo. I critici lo stroncano senza alcuna pietà bollandolo come “morboso, malsano, indecente, volgare“. Un romanzo che veicola messaggi deviati e velenosi soprattutto per le giovani generazioni. Un giudizio così implacabile ed irreversibile da indurre la Chopin ad abbandonare la sua carriera letteraria. Dopo “Il risveglio”, infatti, la scrittrice americana non pubblicherà più nulla. Kate Chopin muore nel 1904, a soli 54 anni, e viene ricordata sporadicamente negli anni a seguire prevalentemente come autrice di racconti creoli. La prima raccolta completa delle sue opere viene pubblicata solo nel 1969 a cura di Per Seyersted, docente di Letteratura americana all’Università di Oslo.
Ma perché tanto clamore attorno a questo romanzo? Perché “Il risveglio” è stato giudicato indecente, morboso, volgare? La risposta è semplice: perché la protagonista è una donna dalla morale discutibile. Discutibile per i canoni della società di fine ‘800, sia chiaro. Edna Pontellier è moglie e madre. Sposata ad un ricco affarista di New Orleans quindi appartenente alla buona società cittadina. Da lei ci si aspetta devozione e sottomissione ed Edna sembra adeguarsi con una certa pacatezza ad etichette e convenzioni. Eppure, ad un certo punto della sua vita, nell’anima e nella vita della bella signora Pontellier accade qualcosa di inaspettato ed inspiegabile. Qualcosa che sembra animarsi nel momento in cui ascolta un brano al pianoforte eseguito dalla scorbutica signorina Reisz. “Non era la prima volta che ascoltava un artista al pianoforte. Ma forse per la prima volta era pronta, forse per la prima volta il suo essere era temprato per ricevere il marchio di un’eterna verità […] Non scorse visioni di solitudine, di speranza, di nostalgia o di disperazione. Ma quelle stesse passioni si ridestarono nella sua anima, soggiogandola, sferzandola, come le onde che si abbattevano ogni giorno sul suo magnifico corpo. Tremò, si sentì stringere la gola e accecare gli occhi dalle lacrime“.
Una sorta di epifania veicolata dalla musica. Edna sente le proprie emozioni. Percepisce una nuova consapevolezza di sé, del proprio corpo, dei propri sogni. Desidera, vuole, cambia. Tutto accade durante le vacanze estive a Grand Isle, il luogo in cui i benestanti di New Orleans trascorrono la bella stagione. Accanto a lei c’è spesso Robert Lebrun con cui condivide tempo e passatempi. Il giorno successivo all’ascolto di quel brano musicale, Edna chiede a Robert di accompagnarla per una gita presso una vicina isola. La donna si allontana, fisicamente ma anche simbolicamente, dal contesto familiare. Lascia la sua casa, lascia suo marito e i suoi figli e, accompagnata da un altro uomo, si reca altrove, in un luogo nuovo e suggestivo. È un distacco momentaneo ma estremamente significativo perché rappresenta un elemento di rottura dei canoni morali e letterari che ci si sarebbe aspettati dall’eroina di un romanzo. Infatti al ritorno da quel breve viaggio, Edna è un’altra donna. Innamorata, forse per la prima volta in vita sua, e desiderosa di qualcos’altro.
Il ritorno in città la trova estremamente diversa dall’Edna che era prima. Suo marito non capisce cosa stia succedendo ma si rende perfettamente conto che Edna è diventata un’altra donna. Lo conferma anche il fatto che la signora Pontellier, fino a poco prima padrona di casa impeccabile e formale, rompe le consuetudini sociali fino a quel momento puntualmente rispettate. Preferisce la solitudine e, soprattutto, predilige uscire e muoversi come meglio crede, frequentando chi desidera e non chi sarebbe meglio che frequentasse. I suoi due bambini restano con la bambinaia o vengono lasciati ai nonni paterni mentre il marito è impegnato in un lungo viaggio d’affari a New York. Edna torna a dipingere ma non avverte l’urgenza di divenire un’artista compiuta anche se non le dispiacerebbe. Il suo cammino di realizzazione, emancipazione ed indipendenza culmina nel momento in cui decide di abbandonare la grande casa e di trasferirsi nella “piccionaia”, un piccolo appartamento dietro l’angolo.
Un matrimonio infelice ed insoddisfacente, una giovane donna che si distacca apertamente dal suo ruolo di moglie e di madre e che, soprattutto, lascia trasparire le sue sensazioni fisiche, la sua passione sentimentale. L’adulterio si respira apertamente, pagina dopo pagina, in un continuo rincorrersi di pensieri e desideri. Edna è un personaggio scandaloso perché rompe tutti gli schemi. Non è pensabile, a fine ‘800, che una donna, seppur solo personaggio letterario, possa compiere una ricerca di sé acquisendo una nuova consapevolezza e, soprattutto, provi desiderio fisico. L’intollerabile, poi: Edna è partorita dalla mente e dalla penna di un’altra donna. E lo scandalo sembra elevarsi a potenza perché la Chopin, fino a quel momento piuttosto amata ed apprezzata, mostra di non condannare né punire a sufficienza l’immoralità della protagonista de “Il risveglio”. Le colpe di Edna sembrano così precipitare direttamente su Kate che le paga a caro prezzo rinunciando definitivamente all’arte della scrittura.
Edizione esaminata e brevi note
Kate Chopin, “Il risveglio”, Nova Delphi, Roma, 2014. Traduzione di Cecilia Martini, con uno scritto di Melania G. Mazzucco. Titolo originale “The Awekening“, Way and Williams, Chicago, 1899.
Pagine Internet su Kate Chopin: Wikipedia / Sito dedicato (en) / Biografia(VCU)
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