Ottocentesco. Mi è venuto in mente questo aggettivo mentre portavo avanti la lettura de “Il ricordo dell’amore” di Aminatta Forna. Un romanzo che di “ottocentesco” ha soprattutto la cura spasmodica per i dettagli, il circuito complesso di tempi e personaggi, la corposità, le rifiniture ambientali e spirituali scrupolose e particolareggiate. L'”ottocentesco”, però, finisce qui perché “Il ricordo dell’amore” è quanto mai contemporaneo nella scelta delle tematiche e dei soggetti. La vicenda si svolge in Sierra Leone, un Paese dissanguato e messo in ginocchio da una guerra civile che, dal 1991 al 2002, ha causato più di 50.000 morti, migliaia di mutilati e due milioni e mezzo di sfollati. Una guerra portata avanti, in buona parte, dai tragicamente noti bambini-soldato abilmente armati, drogati ed ammaestrati per perpetrare violenze di ogni genere e atrocità che un intero popolo non potrà mai dimenticare. E’ per questo che, al termine del conflitto, la totalità degli abitanti della Sierra Leone è affetta da DPTS, (disturbo post traumatico da stress), un male sociale difficile da spiegare, gestire e curare. Le brutalità subite durante la guerra civile hanno lasciato postumi strazianti quanto la guerra stessa, postumi che ogni vittima “vive” in maniera diversa: c’è chi rifugge dalla propria realtà dimenticando tutto; chi trascina ogni ricordo dentro i propri incubi; chi impazzisce divenendo pericoloso. E’ anche per questo che Adrian Lockheart, uno psicologo inglese, si trova a Freetown: sta cercando di capire e, per quanto possibile, di curare.
Ed è proprio ad Adrian che il vecchio docente di storia contemporanea Elias Cole racconta la sua vita. L’uomo è immobilizzato in un letto d’ospedale per colpa di una fibrosi polmonare che lo sta avvicinando alla morte e trova in Adrian un ascoltatore volenteroso ed attento. Cole descrive principalmente il suo amore ossessivo per Saffia, donna bellissima ed intelligente, oltre che moglie del suo collega ed amico Julius. Un amore nato alla fine degli anni ’60 quando lui era ancora un giovane professore alle prime armi. Un amore totalizzante ed intenso seppur mai ricambiato da Saffia. Neppure dopo la tragica morte di Julius, neppure dopo il matrimonio tra lei e Cole, neppure dopo la nascita di una figlia. Nella storia raccontata da Elias, però, ci sono diverse omissioni e piccole alterazioni dei fatti che, evidentemente, servono all’anziano per cancellare colpe che non sa come affrontare: autoassolversi è il sistema migliore per morire in pace e lasciare di sé un ricordo falsato ma dignitoso.
Nell’ospedale in cui opera Adrian, c’è anche Kai Mansaray, un giovane e talentuoso chirurgo del luogo, che diviene ben presto amico dello psicologo europeo. Kai è, forse, il personaggio più incisivo e potente di tutto il romanzo perché è proprio grazie a lui che si può comprendere quanto sia difficile scegliere di rimanere in un Paese come la Sierra Leone e non fuggire all’estero alla ricerca di un’esistenza migliore. Kai è un medico attento ed infaticabile, cerca di sanare i corpi dei suoi pazienti ricostruendo ossa e tendini, rimettendoli in piedi contro ogni aspettativa. Eppure, esattamente come accade ai suoi pazienti, anche nella vita di Kai ci sono orrori legati alla guerra, orrori di cui il valente medico, come tutti, non riesce a parlare ma che rendono le sue notti insostenibili. Kai si porta nell’anima traumi mai superati oltre all’amore indimenticato per la bella Nenebah.
E sembra proprio che, in questo libro, nessuno sia immune all’amore. Neppure Adrian che, nonostante abbia lasciato a Londra una moglie e una figlia, non riesce a non farsi travolgere da un sentimento mai provato per una ragazza del posto che risponde al nome di Mamakay. Una giovane donna che conduce Adrian a fare scelte prima impensabili e che, nell’architettura di tutto il romanzo, rappresenta una chiave di volta fondamentale.
Aminatta Forna ha il merito di aver saputo raccontare la guerra civile della Sierra Leone senza aver reso la guerra protagonista del suo romanzo. Ne ha parlato rilevandone gli effetti, individuandone le tragiche conseguenze. Ha descritto le vittime in maniera umanissima e, nel contempo, con lucido spirito clinico. Grazie alla presenza di un personaggio psicologo, si è addentrata nel male che si annida nelle menti dei sopravvissuti, un dolore insanabile generato da traumi che in troppi preferiscono tenersi dentro tacendo oppure costruendosi, più o meno involontariamente, degli spazi tra le parole da utilizzare come rifugi salvifici. La Forna ha quindi elaborato, in maniera impeccabile, un romanzo molto intrigante fatto di varie storie interconnesse tra loro e con qualche piccolo colpo di scena che, a mio avviso, non era indispensabile. “Il ricordo dell’amore” è senza dubbio una lettura avvincente, coinvolgente ed appassionante. Se proprio volessi muovere una piccola, maliziosa critica all’autrice: avrei scelto un titolo più originale.
Edizione esaminata e brevi note
Aminatta Forna è nata a Ballshill, in Scozia, nel 1964 da madre scozzese e padre sierraleonese. A sei mesi dalla nascita, la famiglia si trasferisce in Sierra Leone dove il padre della Forna lavora come medico. Aminatta Forna studia legge presso l’University College di Londra. Per un decennio lavora presso la BBC come documentarista e giornalista in materia politica ed artistica. Il suo primo libro si intitola “The Devil that Danced on the Water”, risale al 2003 ed ha ottenuto il “Samuel Johnson Prize”. Nel 2006 la Forna pubblica il suo primo romanzo, “Le pietre degli antenati”, uno dei libri più importanti dell’anno, secondo il quotidiano Whashington Post. “Il ricordo dell’amore” (2010) ha conquistato milioni di lettori e i favori della critica, oltre ad una serie di importanti riconoscimenti letterari. I libri di Aminatta Forna sono tradotti in quindici lingue. Attualmente la scrittrice vive a Londra ed insegna scrittura creativa presso la Bath Spa University.
Aminatta Forna, “Il ricordo dell’amore“, Cavallo di Ferro, Roma, 2014. Traduzione di Annarita Guarnieri. Titolo originale: “The Memory of Love“, Bloomsbury. (2010).
Pagine Internet su Aminatta Forna: Sito uff. (en) / Wikipedia / Twitter
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