Pasanisi Fabrizio

Bert e il Mago

Pubblicato il: 25 Febbraio 2014

Bert è Bertolt Brecht. Il Mago è Thomas Mann. Sembra piuttosto arduo associare due artisti tanto diversi (se non addirittura ostili), eppure Pasanisi ha avuto l’intuito e la scaltrezza letteraria di creare per loro una biografia in parallelo. Lavoro magistrale e puntiglioso. Risultato evidente di letture amate e sedimentate nel tempo e del palese talento dell’autore: elementi che si manifestano luminosi nelle cinquecento e più pagine di “Bert e il Mago”. Una lettura che mescola la vita all’arte ed entrambe alla storia. Un’opera notevole e di ragguardevole interesse che prende il via dal fatidico anno 1933 che, per la Germania e per molti tedeschi, ha rappresentato un momento di tragica, brutale svolta. Hitler è ormai pronto per la sua infernale ascesa mentre Mann e Brecht, come tanti altri artisti “non graditi”, sono costretti all’esilio.

Due uomini obbligati a lasciare il proprio Paese, questo il legame tutt’altro che marginale che Pasanisi individua tra i due grandi nomi della cultura tedesca. Non c’è molto altro ad avvicinare Bert e il Mago. Distanti anagraficamente e stilisticamente, separati da passioni diverse e da una percezione dell’arte completamente discorde. Mann è l’incarnazione di una borghesia arricchita e della vita agiata, scrittore dal talento conclamato, adorato da uno stuolo di lettori, critici ed accademici e premiato con un Nobel. Mann è l’autore prolisso e metodico che trasfigura la realtà per renderla più profonda, lui sa si essere il degnissimo rappresentante dell’autentica anima tedesca: “…la sua arte era osannata in patria e all’estero, aveva saputo sempre difendere, anzi perorare il proprio spirito profondamente tedesco, il proprio legame con la terra di Goethe, dei sommi pensatori, quella “foresta di grandi uomini” alla quale si onorava di appartenere“. Un patriarca impeccabile, composto, ferreo. Bert, invece, è tutt’altro. Bert è il disordine, l’impulso, l’eccitazione che si fa urgenza di inventare. Bert è carne da teatro. Implacabile e sublime. Una mente fervida ed esplosiva. Uomo dalle mille amanti, mai fedele, mai affidabile. Si ritrova ad essere padre per forza o solo per caso. Bert è un comunista puro che vede nel suo teatro una rappresentazione del “destino delle masse”. “Il teatro doveva mettersi al servizio dei tempi, contribuendo a una trasformazione che era già in atto nella società e che vedeva il punto di riferimento nel modello proveniente dall’Unione Sovietica. Il suo contributo sarebbe consistito nel favorire la morte del teatro borghese, attraverso l’affermazione di quello che egli stesso aveva definito “teatro epico”.“.

Due galassie in contrasto, in sostanza. Eppure avvicinati da un destino di esuli. Mann lascia la Germania l’11 febbraio del 1933, dopo un conferenza su Wagner tenuta a Monaco di Baviera. Brecht fugge il giorno successivo all’incendio del Reichstag di Berlino, il 28 febbraio dello stesso anno. I due intellettuali, tanto diversi l’uno dall’altro, sono piegati da eventi storici per loro troppo grandi ed insanabili. Essere tedeschi fuori dalla Germania, durante il Nazismo, non è semplice per nessuno. Né Mann né Brecht sono stati in grado di immaginare ciò che Hitler e il nazismo sarebbero diventati. Per Bert il Führer rimane comunque “l’imbianchino”, a Mann molti hanno rimproverato un iniziale accondiscendenza nei confronti del movimento nazionalsocialista contro il quale, forse, tardò un po’ troppo a schierarsi apertamente.

L’esistenza dei due artisti è organizzata in brevi capitoli che si snodano alternativamente lungo tutto il romanzo. Le vicende private si mescolano e si fondono con quelle intellettuali ed artistiche. La sfera pubblica e quella familiare si combinano restituendoci i ritratti esaurienti e nitidi dei due immensi protagonisti. La materia di “Bert e il Mago” è organizzata in modo equilibrato e Pasanisi ha avuto la brillante (a mio avviso) idea di inserire, nel corso della narrazione, cinque “momenti” fotografici commentati che raccontano l’ascesa del nazismo e le sue spaventose deformazioni. La Storia si innesta così nella letteratura. E lo fa in maniera scarna, diretta, impietosa.

Bert e Tommy si sono sfiorati decine di volte durante la loro vita. Si sono osservati, annusati, intuiti, criticati. Il capitolo più intenso e coinvolgente, quindi, è proprio quello in cui Pasanisi ricostruisce il primo vero incontro tra Brecht e Mann, la sera del primo agosto del 1943, nella casa del regista Berthold Viertel, durante gli anni dell’esilio americano. E’ in queste pagine che si assiste ad uno scontro frontale tra due mondi completamente diversi, tra due coscienze straordinarie ma dissonanti. Un duello dialettico tra due menti eccelse e potentissime. Ovviamente non c’è rimedio né possibilità di compromesso. Cercano qualcosa che li possa accomunare, ma entrambi sanno che non è semplice: “Io sono un suo simile in quanto essere umano, siamo tedeschi e abbiamo in odio Hitler… È tutto?“.

Edizione esaminata e brevi note

Fabrizio Pasanisi è giornalista, autore televisivo, studioso di letteratura e traduttore. “Bert e il Mago” è il suo romanzo d’esordio, vincitore del Premio Bagutta Opera Prima e finalista al Premio Italo Calvino nel 2012.

Fabrizio Pasanisi, “Bert e il Mago“, Nutrimenti, Roma, 2013.

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