Ho letto alcuni libri di Magda Szabó. “Il vecchio pozzo”, però, si distingue da tutti. E’ diverso perché la scrittrice ungherese parla di sé. Precisamente della sua infanzia. Lo fa nel modo elegante e raffinato che sapevo, eppure “Il vecchio pozzo” non mi ha appassionata e coinvolta come mi sarei aspettata. La lettura è andata avanti con un po’ di fatica e qualche traccia di tediosa monotonia. Forse perché i temi ricorrono in maniera vagamente ridondante, forse perché c’è un sentimentalismo che non riesco a reggere più di tanto, forse perché la bambina Magda Szabó mi è stata leggermente antipatica fin da subito.
Il vecchio pozzo del titolo italiano del libro esiste davvero. Si trova vicino al portone della casa degli Szabó, all’ingresso del cortile. A farlo notare c’è un mucchio di sassolini scintillanti. Alla piccola Magda è severamente vietato avvicinarsi anche se rispettare tale interdizione è quasi impossibile. “I miei occhi infantili vedevano in quella ghiaia levigata e variopinta un tesoretto di pietre preziose…“. Il vecchio pozzo chiuso e pericoloso diviene quindi, fin dall’incipit, il contenitore di tutti i ricordi e gli affetti dell’età bambina della scrittrice.
Magda riconosce di essere nata da una coppia di scrittori mancati. Meglio: due genitori scrittori che non hanno mai creduto di possedere talento letterario pur essendone intrisi visto che nelle loro famiglie d’origine leggere moltissimo, comporre versi, poemi, racconti e altre storie era nell’ordine comune delle cose. Il punto focale del libro, infatti, è esattamente il ruolo determinante che i genitori della Szabó hanno avuto per la sua formazione fantastica e, di conseguenza, per la sua incontestabile passione per la scrittura. I racconti d’infanzia inventati appositamente per la piccola Magda da sua madre e suo padre e popolati di personaggi e luoghi imprevedibili hanno consentito un imprinting eccezionale.
Il legame che unisce i tre componenti della famigliola è fortissimo. Magda bambina ha una salute cagionevole. Raccoglie malattie in continuazione ed è spesso costretta a letto. I suoi genitori sono apprensivi e ultra protettivi. Il loro legame, ai miei occhi, è fin troppo viscerale e soffocante. Ma la Szabó non patisce affatto una tutela così morbosa. Anzi. Soffre terribilmente quando i suoi genitori mostrano un minimo interesse verso qualsiasi altra persona. E’ gelosa persino di un tempo in cui i suoi genitori c’erano e lei non ancora. E’ una bimba dal carattere molto particolare che vede il mondo a modo suo e fa di tutto per ottenere ciò che desidera. I suoi genitori non la contestano e non la criticano mai, neppure quando i suoi atteggiamenti appaiono scortesi o intollerabili. “Provavo impeti molto violenti, decisamente insoliti per una bambina di corporatura mingherlina come la mia, talvolta la mia passionalità irruenta esplodeva improvvisa e obnubilava le mie rozze facoltà logiche. Poiché m’ero sentita avvolta da un’atmosfera di straordinaria dolcezza fin dalla nascita, reagivo a sgarbatezze con una istintività e una furia estremamente primitive, subito vogliosa di vendetta“.
Sul tessuto di storie inventate e mondi fantastici si va presto ad innestare la conoscenza che arriva dai libri. Imparare a leggere è un salto di qualità importante. “Un po’ per disposizione mia naturale, un po’ per la particolare natura dei miei genitori e della educazione ricevuta, i confini tra realtà e fantasia furono sempre molto labili per me…“. L’impatto umanamente e artisticamente rivoluzionario per la scrittrice è quello con la poesia. Se all’inizio la letteratura è per lei prevalentemente “un’esperienza molto primitiva“, fatta di fiabe dal linguaggio semplice e diretto, in seguito all’incontro con la poesia il suo modo di leggere e percepire le parole muta drasticamente. “János Arany, Poemi brevi“: è da questo libro, tirato giù dagli scaffali di casa, che Magda legge la sua prima poesia, “László V“. L’episodio è saliente. “Non capivo cosa volesse dire la poesia – ero troppo piccola per capirla – ma i suoi versi mi avevano invasa come uno scroscio di pioggia, era una scossa nel profondo dell’essere vedere che le parole della mia lingua si potevano scegliere e associare in quel modo sulla carta“.
Un libro di formazione artistica ed umana, “Il vecchio pozzo”. Una sequela di episodi raccontati con la coscienza di una donna che si rivede bambina e recupera percezioni e sentimenti che non ha mai dimenticato. Un po’ come tutti. L’infanzia rimane il momento formativo più rilevante di un’esistenza. Tornare indietro nel tempo, scavare nel proprio “pozzo” di memorie è un viaggio interessante per chiunque. Ovviamente per una scrittrice come Magda Szabó si tratta di un’esperienza dai risvolti letterari considerevoli. Lei è stata di sicuro una persona molto fortunata perché di certo il suo innato talento non sarebbe stato lo stesso se fosse nata in una famiglia diversa.
Edizione esaminata e brevi note
Magda Szabó, “Il vecchio pozzo”, Einaudi, Torino, 2013. Traduzione di Bruno Ventavoli. Titolo originale: “Ókút” (1970).
Pagine Internet su Magda Szabó: Wikipedia / Enciclopedia Treccani / Sito dedicato
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