Benvenuti nel mondo virtuale! Non è poi così improbabile, a ben pensarci, il futuro prossimo immaginato da Mamoru Hosoda, regista d’animazione giapponese che esordì alla regia con Digimon ma che ha trovato piena maturità e conseguente notorietà con La ragazza che saltava nel tempo, lungometraggio animato del 2006 che raccolse numerosi riconoscimenti nei festival del cinema di genere. In Summer Wars, la sua successiva pellicola nuovamente prodotta dalla Madhouse, il regista nipponico immagina un mondo in cui tutto o quasi è demandato al controllo di Oz, un mondo virtuale in cui è permesso fare qualsiasi operazione già possibile nel mondo reale. Attraverso un account e la creazione di un semplice avatar si possono fare un gran numero di cose, dal pagare le bollette ad acquistare prodotti: persino il controllo dell’economia globale e l’organizzazione della difesa passano per il controllo di Oz. Un perfetto meccanismo costruito su una rete globale assolutamente inaccessibile per chi non ha le giuste chiavi d’ingresso, programmato in modo tale da far funzionare tutto con la precisione d’un orologio svizzero. Ma cosa accadrebbe se queste impenetrabili difese venissero violate?
Kenji Koiso è un giovane genio della matematica, timido e affatto sicuro di sé, che ama trascorrere gran parte del suo tempo su Oz. All’inizio delle vacanze estive l’amica Natsuki Shinohara, la ragazza più popolare della scuola, gli offre un curioso lavoro: accompagnarla fuori città per aiutarla nell’organizzazione del novantesimo compleanno della bisnonna. La famiglia di Natsuki è molto numerosa, tutti eredi di un’antica casata di guerrieri. La venerazione di più generazioni di parenti per l’anziana bisnonna tradisce l’antico retaggio di stampo matriarcale di una famiglia molto unita e coesa. Natsuki però non ha detto tutto a Kenji, che rimane senza parole quando la ragazza lo presenta a tutti come suo fidanzato ufficiale. Rosso per l’imbarazzo, Kenji decide di assecondare Natsuki, non fosse altro per l’ascendente che la giovane ha su di lui. Ma questo è solo l’inizio del week end che trasformerà un ragazzo timido e impacciato in una sorta di guerriero virtuale: Oz è stato violato, e pare che proprio lui, decifrando una strana sequenza di numeri arrivatigli per messaggio sul telefonino, abbia dato il via ad una possibile catastrofe imminente. In realtà il responsabile dei disguidi a livello planetario che si stanno per abbattere sui cinque continenti non è Kenji, ma bensì una potente intelligenza artificiale sfuggita di mano al controllo dei militari. Sarà dunque il giovane matematico, con l’aiuto dei membri della famiglia Shinohara, a combattere il pericoloso avversario in rete per evitare il disastro.
A tre anni dall’affascinante e sottilmente malinconico La ragazza che saltava nel tempo, Mamoru Hosoda conferma le sue doti registiche dirigendo un lungometraggio animato di indubitabile qualità, basato soprattutto su una grande visività e su una perfetta caratterizzazione delle animazioni. Dal punto di vista visivo la pellicola è un carico di potenti suggestioni, e tutto il mondo di Oz si dimostra una felice intuizione che, nonostante l’estremo dinamismo delle azioni che vi si svolgono all’interno, non scade mai nel caotico e nel confusionario. Il lavoro di Nishiyama per ciò che concerne il montaggio e quello di Takeshige e Sudamoto nella parte più propriamente tecnico-artistica fanno si che Summer Wars non abbia cedimenti nella struttura estetica, e grazie anche alla buona sceneggiatura di Okudera l’opera si assembla in un suggestivo mix che alterna avventura, commedia e fantastico, stemperando i momenti drammatici (la morte della bisnonna, il conto alla rovescia per tentare di evitare la collisione) grazie a protagonisti sempre ben centrati in sede di scrittura. Come ne La ragazza che saltava nel tempo, Hosoda fa seguire a una prima parte in cui i toni da commedia sono preponderanti una seconda in cui l’urgenza delle decisioni rende più seria la struttura del racconto. Di fondo c’è sempre l’incognita per quel che accadrà a premere su personaggi le cui psicologie vanno via via caratterizzandosi lungo lo svolgimento della trama, fino a definire la natura della storia. A differenza del lavoro precedente, però, qui non c’è traccia di quel soffio di malinconia che avvolgeva con incanto La ragazza che saltava nel tempo, avvicinandolo maggiormente alle opere dello Studio Ghibli. In effetti Hosoda, nonostante la gravosa concatenazione di eventi che porta all’epilogo, decide di privilegiare l’azione e i toni apparentemente più spensierati, scegliendo anche una caratterizzazione visiva perfettamente in linea coi risvolti emotivi che ne derivano. Pur non tralasciando il fatto di porre – e probabilmente di porsi – interrogativi in merito alla deriva che potrebbe aspettarci nello scegliere di demandare il controllo della nostra sicurezza a un mondo virtuale il quale, per quanto apparentemente perfetto, è pur sempre privo di coscienza, il regista nipponico abbraccia una narrazione in cui un ragionato ottimismo, la fiducia nel prossimo e un’immancabile disposizione al sorriso sono gli ingredienti giusti per perseguire la speranza che, nonostante tutto, l’uomo non sia così masochista da rischiare veramente l’autodistruzione.
La rimarchevole resa visiva, basata peraltro su un suggestivo contrasto cromatico che si attenua fuori dal mondo di Oz ma che è sempre presente come segno distintivo del cinema di Hosoda, non rende mai monodimensionale una pellicola la cui complessità si interiorizza a piccole dosi, tanto da rendere Summer Wars un’opera al contempo di svago, di puro intrattenimento ma anche di riflessione, in linea con la migliore tradizione animata giapponese. Non a caso il film ha fatto incetta di premi al Tokyo International fair 2010 (e ha avuto altri riconoscimenti importanti, come la nomination al Golden Leopard al Festival di Locarno), aggiudicandosi i più prestigiosi: Miglior film giapponese e Anime dell’anno. Chi vi parla gli ha preferito, anche se di un’incollatura, La ragazza che saltava nel tempo, per motivi probabilmente più intimi e personali; è possibile invece che Summer Wars, in Italia distribuito solo per l’home video (DVD e Blue Ray editi da Kaze), sia nel complesso un’opera forte di una maggiore coerenza interna rispetto alla precedente. Quel che conta, comunque, è che Mamoru Hosoda si conferma, nel mondo degli anime, come uno dei registi più ispirati. Da questa estate sarà nelle sale giapponesi col suo nuovo lungometraggio: Ookami kodomo no Ame to Yuki, prodotto sempre dalla Madhouse. In attesa che arrivi, tra un paio d’anni, anche da noi.
Federico Magi, luglio 2012.
Edizione esaminata e brevi note
Regia: Mamoru Hosoda. Sceneggiatura: Sakoto Okudera. Art director: Yoji Takeshige. Character design: Yoshiyuki Sudamoto. Montaggio: Shigeru Nishiyama. Musica: Akihiko Matsumoto. Produzione: Madhouse. Origine: Giappone, 2009. Durata: 114 minuti.
Follow Us