Storia di Marco e di un gabbiano
Marco è un ragazzo di diciassette anni, che vive a Piombino. È un adolescente alla ricerca di se stesso e del proprio posto nella vita. Si sente inadeguato, vive appeso ai sogni e alle canzoni degli amati cantautori (Guccini, De Andrè, Vecchioni, De Gregori), che sembrano esprimere in pochi versi quell’infelicità che si porta dentro. Marco ha un nonno che ama molto e che sta per morire e avrà una ragazza e anche da lei dovrà distaccarsi con dolore. Marco non ha molti amici tra i coetanei e il suo confidente diventa un gabbiano, Robert, un altro solitario come lui, che vive tra le rocce sul litorale di Piombino.
Robert è un orfano e non si sente parte dello stormo, neanche desidera esserne parte in verità, vuole scoprire altre terre, è curioso e questo suo spirito d’indipendenza e libertà lo spinge a un lungo volo e ad approdare a un altro litorale, dove farà incontri decisivi per la sua vita.
Il nuovo romanzo di Gordiano Lupi è costituito da queste due storie, due racconti paralleli di formazione, che alla fine s’intersecano in un finale positivo che cita “Miracolo a Milano” di De Sica.
“Marco non doveva temere il dolore, avrebbe cercato di amare il proprio destino, cercando la propria felicità oltre tutto e tutti, oltre la farsa del dovere e l’angoscia del rimpianto, perché il cuore non scoppia, in fondo. Ed è possibile tornare a volare. Come in un miracolo”.
Come spiega lo stesso autore le due storie sono nate effettivamente separate. “Storia di Marco e di un gabbiano” è stato il suo primo vero racconto, pubblicato nel 1998 nella raccolta “Lettere da Lontano” in forma sintetica e con stile diverso. “Il gabbiano solitario” è un racconto lungo del 2000, risistemato da un preciso editing. L’idea del romanzo invece nasce da un incontro di lettura con i ragazzi della scuola media Andrea Guardi di Piombino.
Le due vicende risultano ben collegate tra loro, è come se due voci parlassero e ci mostrassero diverse sfaccettature di una medesima fase esistenziale, quell’adolescenza che non è affatto un’età felice. Leit-motiv è una frase di Paul Nizan “Avevo vent’anni. Non permetterò a nessuno di dire che quella è la più bella età della vita”.
A capitoli alterni Marco e Robert ci raccontano le loro storie con una prosa lirica, che ci descrive Piombino con il suo mare, i paesaggi, le rocce, le piante e i fiori. “Allora apriva la finestra e contava le stelle, guardava il mare montare e calare tra ciuffi di gerani, oleandri amari e tamerici bagnate dal sale, facendosi largo con lo sguardo tra grappoli di glicine e bombole di ortensie, sulle spalliere di caprifoglio, assaporando dal mare profumo di tigli e di zagare in fiore. “
E poi c’è la polvere delle acciaierie, le strade, il Torrione. A illustrare il testo provvedono le belle fotografie in bianco e nero di Riccardo Marchionni.
Il romanzo affronta in maniera delicata un tema non facile, avvicina due solitudini, due figure che vivono molto di ricordi e faticano a trovare la loro via per “prendere il volo”. È una storia piena di poesia.
Ad accompagnare Marco nella sua formazione una eletta schiera di poeti e musicisti: Pavese, che occhieggia nel testo con omaggi sparsi, Rimbaud, Corazzini e i già citati Guccini, Vecchioni, De Gregori, De Andrè, i cui testi ricordo anch’io a memoria, dal momento che li ascoltavo proprio all’età di Marco e che hanno segnato la mia stessa adolescenza.
A completamento del tema dell’adolescenza, Lupi inserisce un altro racconto lungo, completamente diverso, ambientato in Brasile: “Il ragazzo del Cobre”, scritto nel 2000, ma qui riveduto e corretto.
In questo caso si tratta di una formazione che coincide con l’emancipazione dalla miseria e dal degrado. Juan è un ragazzo di Salvador de Bahia, è un alagados, vive cioé in una palafitta alla foce del Rio Cobre e appartiene a una classe sociale negletta e poverissima, priva anche di un lembo di terra dove costruire una casupola. Juan ha una famiglia: genitori, un nonno e due sorelle più grandi. La mamma aspetta un nuovo bambino. Per vivere si arrangiano come possono, le sorelle sono costrette a vendere il loro corpo. Juan è bravissimo a giocare a calcio e questo costituirà la sua fortuna, verrà notato dall’allenatore di una squadra importante e potrà studiare, allenarsi e costruire un futuro per sé e aiutare la famiglia. La sua maturazione sarà rapida, perché dovrà affrontare una terribile disgrazia familiare, ma poi si apriranno nuovi orizzonti per tutti.
È una storia bella e appassionante, una favola moderna direi, che ci mostra come crescere, in certe parti del mondo, sia ancora più difficile per la povertà e, spesso, l’assenza di una speranza di riscatto.
Edizione esaminata e brevi note
Gordiano Lupi (Piombino 1960), scrittore italiano, collabora con Futuro Europa, Inkroci, La Folla del XXI Secolo, La Linea dell’Occhio e altre riviste. Dirige le edizioni Il Foglio Letterario. Traduce gli scrittori cubani Alejandro Torreguitar Ruiz, Felix Luis Viera, Heberto Padilla e Guillermo Cabrera Infante. Molti i suoi lavori sia di narrativa che di saggistica, tra cui Nero Tropicale; Cuba Magica; Un’isola a passo di son-viaggio nel mondo della musica cubana; Quasi quasi faccio anch’io un corso di scrittura; Almeno il pane, Fidel; Mi Cuba; Velina o calciatore, altro che scrittore!; Fidel Castro-biografia non autorizzata; Storia del cinema horror italiano in cinque volumi; Soprassediamo! Franco& Ciccio story.
Lupi Gordiano, Miracolo a Piombino. Storia di Marco e di un gabbiano, Piombino, Edizioni Historica 2016. Fotografie di Riccardo Marchionni
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