Auberge de Jeunesse, Carcassonne 14 agosto 2015, 22:49
Questa mattina abbiamo dovuto affrontare un problema che credo sarà ricorrente nelle prossime settimane: asciugare la tenda. Chi è stato scout lo sa bene, una delle prime cose che t’insegnano infatti è a non mettere via la tenda quando è ancora bagnata. Un capo scout incontrato ad un campo estivo una volta mi disse che Dio stesso dettò questa regola a Mosè nelle tavole della legge, nelle note a piè di tavola però.
Stamattina il cielo era ancora coperto e la nostra agenda piuttosto fitta, non c’era tempo per aspettare che si asciugasse e abbiamo dovuto quindi infilare il telo esterno in un sacchetto di plastica.
La prima meta della giornata è stata il mercato di Nîmes, collocato al piano terra di un moderno centro commerciale, ma che conserva ancora il suo fascino tradizionale: macellai, pescivendoli, fruttivendoli, gastronomie con prodotti locali, ci si trova un po’ di tutto. Ne siamo usciti con una crema molto simile al bacalà mantecato e una alle olive verdi prodotte localmente e chiamate picholines.
A circa mezz’ora di strada da Nîmes si trova il famoso Pont du Gard, un acquedotto di epoca romana meravigliosamente conservato. Per arrivarci, Zita, il nostro fidato navigatore, ci porta lungo strade di campagna che da soli non avremmo mai trovato: il paesaggio è prevalentemente pianeggiante con qualche rara collina sparsa qua e là. La vegetazione è rigogliosa e tipicamente mediterranea. Molti campi sono coltivati. Giorgia, che vive in una fattoria, ha passato la vita in mezzo ai campi e di conseguenza ha una sensibilità ed una conoscenza a me del tutto estranee e spesso mi sorprende con commenti molto poco femminili, ma non per questo meno interessanti:” Vedi quel trattore? Non è una buona marca”, “Terra rossa, ricca di ferro, andrebbe bene per le patate”, “Quel tizio dovrebbe cambiare la marmitta alla sua macchina, il fumo che esce è troppo nero”.
A circa metà strada attraversiamo un vecchio ponte che passa sopra il letto di un fiume quasi del tutto secco. Dall’altra parte una costruzione che sembra un castello in miniatura vigila sul passaggio.
Visitare il Pont du Gard in sé è gratuito, il problema è il parcheggio: per un’auto da cinque persone come la nostra dobbiamo lasciargli ben diciotto euro. Capiamo subito che il ponte è solo l’attrazione principale di quello che ormai è un complesso turistico vero e proprio, completo di museo, ristorante, bar, percorsi ciclabili e pedonali. Nascosto dalle curve delle colline che lo circondano, il Pont du Gard è senza dubbio di un’opera impressionante: anche se ora è chiamato pont, originariamente era nato come acquedotto e faceva parte di un sistema più complesso che serviva a rifornire d’acqua Nîmes e la vicina Uzès.
La struttura è alta la bellezza di 50m. ed è lunga 275m.: è suddivisa in tre ordini di arcate a tutto sesto dove quelle superiori sono molto più piccole di quelle inferiori e sostengono il passaggio dove scorreva l’acqua. Questa poteva appunto muoversi perché la struttura ha una leggerissima pendenza di 2,5cm da un’estremità all’altra. Una prova di precisione ingegneristica veramente notevole se si considera che il ponte risale al 20 a.C. Come mi capita sempre quando visito un sito con reperti appartenenti all’epoca romana, provo una leggera sensazione di orgoglio patriottico. Il sito è naturalmente Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO e, anche se oggi è lunedì, c’è comunque molta gente. Il sentiero che percorriamo arriva fino al ponte e lo attraversa utilizzando un passaggio, sempre di epoca romana, costruito sopra il primo livello di arcate. Da qui vediamo sotto di noi il fiume Gardon, apparentemente placido e le cui acque hanno un invitante colore blu scuro. Ancor più invitanti sono le rocce lungo le sue sponde e da cui sono sicuro ci si potrebbero fare dei bellissimi tuffi, purtroppo però mi sono dimenticato di portare il costume da bagno.
Arrivati dall’altra parte troviamo uno spiazzo ombreggiato lungo il greto del fiume e ci sediamo per pranzare: pane accompagnato con baccalà, qualche affettato e le olive prese in città stamattina. Per dessert abbiamo delle francesissime, anche se insolitamente grandi, madeleines. Chissà quante memorie avrebbe potuto recuperare Proust con una di queste. Oltre che essere una meta turistica quasi obbligata, il Pont du Gard mi pare anche una delle destinazioni preferite dagli abitanti della zona che non hanno voglia di andare fino alla costa per trovare un luogo dove poter prendere il sole e fare un bagno. Io, da vera persona costiera, ho sempre considerato i bagni nei fiumi molto meno piacevoli di quelli in mare, ma devo dire che il Gardon sembra proprio pulito e la sua corrente è appena percettibile.
Vorremmo restare più a lungo ad oziare mentre l’aria rinfrescante del tardo pomeriggio comincia a soffiare, ma dobbiamo percorrere più di duecento chilometri prima di arrivare alla meta finale di oggi: Carcassonne. Ritorniamo al parcheggio e in pochi minuti siamo già sull’autostrada che corre parallela alla costa in direzione della Spagna. Il sistema autostradale francese non prevede caselli in entrata e in uscita, li si trova dopo un certo numero di chilometri, anche se devo ancora capire con che logica. Gli autogrill sono pochi, ma quest’assenza è compensata da numerose aree di sosta con grandi parcheggi dotati di aree verdi, tavoli da pic-nic e bagni pubblici. Ci fermiamo proprio in una di queste. Nonostante la bella giornata soffia un vento stranamente forte ed ecco che a Giorgia viene un’idea: tira fuori il telo della tenda ancora bagnato e tenendone un lembo in mano lo lascia svolazzare al vento per farlo asciugare. Assolutamente geniale ed efficace! Afferro il telo interno e la giacca a vento, anch’essi bagnati e faccio lo stesso. Le auto di passaggio sull’autostrada hanno così l’occasione di vedere il curioso spettacolo di due tizi intenti a far sventolare al vento i teli di una tenda.
Finita l’asciugatura ripartiamo verso Carcassonne: arrivati nei pressi della città di Narbona l’autostrada svolta a destra e si allontana dalla costa. Nel frattempo Giorgia chiama un ostello e prenota una camera, seguendo il consiglio della guida abbiamo infatti deciso di sospendere per una notte il nostro regime di soli campeggi e passare la notte tra le mura medievali della città vecchia.
Carcassonne la vediamo già da lontano: è arroccata sulla sommità di una collina. Il suo fascino si avverte già da qui, il colore beige chiaro delle sue torri e delle sue mura la fanno risaltare rispetto al resto del paesaggio. Con qualche difficoltà troviamo il parcheggio riservato ai clienti dell’ostello, prendiamo gli zaini ed entriamo dalla Porte Narbonnaise, l’entrata principale della Cité, la cittadella vera e propria.
Questa collina rocciosa nel mezzo della campagna è un luogo perfetto per una fortezza: offre visibilità, riparo e protezione. I Galli lo capirono subito e furono i primi ad usarla per scopi difensivi quasi duemila anni fa. Da allora tutti i popoli che sono passati di qui hanno contribuito al suo aspetto attuale: Romani, Visigoti, Franchi fino ai tempi nostri. La Cité è protetta da due cinte murarie cosparse di bastioni tra le quali passa un corridoio chiamato oggi Les Lices. La cittadella presenta ben cinquantadue torri di pietra decorate con i tetti conici, questi vennero aggiunti solo nel XIX secolo dall’architetto Viollet-le-Duc, al quale era stato dato l’incarico di restaurare la città, che ormai da oltre un secolo versava in uno stato di semi abbandono.
Secondo la guida l’unica vera controindicazione di questo spettacolare gioiello medievale sono le orde di turisti che lo invadono quotidianamente. Ce ne accorgiamo non appena attraversata la porta di accesso. In cinque minuti siamo nell’ostello, decisamente grande e ragionevolmente pulito, la camera sarebbe da quattro, ma ci siamo solo noi, il bagno è in comune.
Non vogliamo perdere le ultime ore di luce della giornata e così usciamo di nuovo. Le vie sono tutte pavimentate con sanpietrini, i muri delle case sono stati lasciati con i mattoni a vista e spesso le insegne dei negozi e dei ristoranti sono scritte con caratteri volutamente “medievali”. I negozi di souvenir sono i più comuni, entriamo in uno che vende principalmente prodotti tipici e rimaniamo colpiti da alcuni grandi barattoli di vetro contenenti una specie di zuppa di salsiccia e fagioli bianchi.
Arriviamo in pochi minuti al Château Comtal, la cittadella dentro le mura costruita nel XII secolo.
Il suo perimetro interno è separato dal resto della Cité da uno spazio vuoto che un tempo penso dovesse servire da estrema difesa in caso il nemico avesse
fatto breccia nelle mura. Oggi questo spazio è diventato un grazioso giardino, nel quale è possibile passeggiare ammirando dal basso le possenti mura della fortezza. In alcuni tratti sono stati ricostruiti anche i camminamenti di legno che durante gli assedi servivano per avere un migliore campo di tiro sul nemico. Tutte queste nozioni sui castelli le ho imparate grazie ad un bellissimo libro illustrato per ragazzi che ho ancora a casa e che spiega nel dettaglio tutte le caratteristiche di un castello medievale. Da bambino penso di averci passato interi pomeriggi invernali a divorare con gli occhi tutti i dettagli delle illustrazioni.
Dal giardino ci spostiamo verso la Basilique Saint-Nazaire: splendida costruzione gotica con interminabili vetrate e complicatissimi rosoni a cui è impossibile fare foto decenti. Una musica gregoriana proveniente da altoparlanti trasporta il visitatore indietro nel tempo e, una volta usciti, ci si aspetterebbe di ritrovarsi nel mezzo di un mercato maleodorante dove si aggirano uomini in armatura, scudieri e frati questuanti.
Dalla Basilica troviamo un passaggio che ci porta fuori dalle mura, lungo un sentiero che le costeggia. Anche da qui il fascino di Carcassonne resta intatto e forse aumenta, dal momento che ci sono molto meno turisti. Un prolungamento delle mura crea una sorta di corridoio che scende lungo la collina e termina in una minuscola piazza con una chiesa. Credo che si trattasse sempre di una precauzione in caso di assedio: questo passaggio poteva infatti rappresentare un’ottima scorciatoia per eventuali rifornimenti di emergenza. Intorno a noi si estende la bella campagna della Languedoc, con il bel tempo forse si potrebbero vedere anche i Pirenei, ma il cielo è nuvoloso.
Per cena decidiamo di trattarci bene e così dopo un’attenta analisi basata unicamente sull’aspetto esteriore, scegliamo un ristorante che ci sembra meno turistico degli altri. Un uomo ravviva la serata suonando la chitarra e cantando canzoni francesi, il locale è quasi pieno, ma per fortuna hanno posto per noi. Leggendo il menù capiamo che la strana zuppa di fagioli che abbiamo visto nel negozio di souvenir è uno dei piatti tradizionali della regione: si chiama cassoulet e non è una zuppa bensì uno stufato di fagioli bianchi e carne (in genere salsiccia di maiale). Non posso resistere alla tentazione e così lo ordino, Giorgia mi segue.
Ci viene servita dentro un molto “medievale” piatto di terracotta e solo a guardarla si nota che trasuda grasso. Una coscia di pollo sbuca dal piatto e una leggera crosta croccante sulla superficie fa capire che è stata cotta in forno. Sembra poca ma è molto sostanziosa, per non dire pesante. Il sapore è ricco e sembra proprio venire da un’epoca in cui assumere calorie era soprattutto una questione di sopravvivenza. Quando usciamo è buio e delle nuvole grigie sono scese dai vicini Pirenei.
Torniamo in camera per una doccia. Giorgia si distende un attimo e non si rialza più, pure io sono stanco, ma voglio assolutamente fare una passeggiata notturna in questa città del passato. Il mio sforzo viene premiato: per strada ci sono meno persone e il buio dona ai vicoli della Cité un’aura di mistero che i turisti avevano cancellato. Mentre mi trovo nei Lices comincia a scendere una leggera pioggia, così leggera che il vento quasi non la fa cadere a terra. La sensazione di poesia aumenta grazie al piacevole odore di bagnato che scaturisce dalle antiche pietre delle mura.
Torno in camera soddisfatto della passeggiata, Giorgia dorme beata e pacifica e io la seguo rapidamente.
Links:
https://it.wikipedia.org/wiki/Ponte_del_Gard
https://it.wikipedia.org/wiki/Carcassonne
Francesco Ricapito Maggio 2016
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