Effatà. Intervista a Simona Lo Iacono
Simona Lo Iacono, scrittrice e magistrato, siracusana, ha già al suo attivo una considerevole produzione letteraria e svariati riconoscimenti. Il suo primo romanzo “Tu non dici parole” ha vinto il premio Vittorini 2009, sezione opera prima; nel 2010 ha pubblicato il racconto “La coda di pesce che inseguiva l’amore” scritto con Massimo Maugeri; nel 2011 ha pubblicato con Cavallo di Ferro il romanzo “Stasera Anna dorme presto”. È uscito da poco invece, sempre per Cavallo di Ferro, “Effatà”, un romanzo che ha per protagonista un bambino .
“Effatà”:com’è nata l’idea di questo libro?
L’idea di Effatà è nata dal sogno di una notte. Ho sognato due bimbi di otto anni circa, uno biondo e uno bruno che mi guardavano trasognati, senza parlare. Appena alzata, e ancora sotto la malìa di quel sogno suggestivo, ho iniziato a lavorare alle mie sentenze e mi sono trovata innanzi a un complesso caso di diritto internazionale. Ho aperto quindi il manuale e mi sono imbattuta nel processo di Norimberga. Lì era riportata la notizia dell’ultimo bimbo ebreo ucciso da Hitler il 27 maggio 1945. Ho subito capito che uno dei bimbi del sogno era proprio lui. L’altro, invece, era Nino Smith. Da questa strana catena di eventi è nato Effatà!
Il Piccolo Nino è il protagonista del romanzo e ho ammirato come la realtà venga presentata dal suo punto di vista. Ci racconti di come questo personaggio ha preso vita nella sua immaginazione.
Stranamente, pur essendo sordomuto, Nino Smith mi si è presentato con una voce. Ma una voce pensata, tutta concentrata nella sua testolina, una voce che rimbalzava in se stessa, e che – nonostante la carenza di un senso – era squillante, allegra, coraggiosa. Seguendo la sua vocetta ho capito che Nino era sì sordomuto, ma pieno di fantasia, di entusiasmo, di voglia di capire il mondo. Ho imparato da lui a non arrendermi di fronte alle difficoltà, a trovare sempre il modo di trasformare una mancanza in una opportunità.
“Effatà” significa “Apriti”. Di solito colleghiamo questa parola al miracolo di Cristo, nel libro però non vi è un miracolo nel senso usuale del termine. Si tratta allora di un miracolo tutto umano, di sentimenti e relazioni personali?
Il miracolo che il romanzo narra è quello del cambiamento di prospettiva. Quella è la vera apertura, quello è il vero ascolto. Entrare nel destino dell’altro, amarlo, comprenderlo. Finché si resta nell’ambito della propria mentalità, non può esserci cambiamento né vera scoperta. E’ come intraprendere un viaggio nell’altro, navigare in lui con un’altra barca.
Nel libro è forte il senso della redenzione: esiste redenzione per ogni colpa? E la giustizia favorisce la redenzione?
Da ogni colpa, anche dalla più grave, ci si può emendare. E quindi, sì. Può sempre esserci redenzione. Ma deve essere un vero capovolgimento, una vera rivoluzione, dolorosa, amorosa. Non a caso il cristianesimo parla di “conversione” che viene da “converto”, e cioè cambio, muto, trasformo. La legge, in astratto, tutela il diritto al cambiamento. Lo fa con l’art 27 della costituzione che statuisce che la pena dev’essere rieducativa, superando i criteri retribuzionistici che tendevano a punire il reo commisurando il male commesso a un altro male, la detenzione. Tuttavia, le condizioni concrete degli istituti penitenziari nei fatti solo in pochissimi casi consentono alla pena di fungere da strumento di rieducazione. Quando avviene, però, i risultati sono sorprendenti.
La Sicilia è una presenza forte e caratterizzante nel romanzo. Si è ispirata a qualche illustre autore della sua terra per parlarne? E in generale quali sono i suoi autori preferiti?
Parlo sempre della Sicilia nei miei romanzi perché è la mia terra, è la metafora della realtà (come diceva Sciascia), è lo scenario in cui vivo e cresco. Non è una ambientazione solo reale, però, perché la mia Sicilia è anche letteraria, e in essa vivo e scrivo. La Sicilia di Tomasi di Lampedusa, di Pirandello, di Verga, di Consolo, di Brancati e tanti altri. E’ la Sicilia che inalo dai libri, e che si sovrappone a quella vissuta interpretandola, spiegandola, ammantandola di bellezza, dolore, vita e morte. Nessun siciliano può prescindere dall’isola e dalla narrazione dell’isola medesima. E’ come se si portasse sempre addosso una condizione, un lascito, una memoria indistricabile dalla propria.
Scrittura e Magistratura, linguaggio dell’anima e linguaggio del diritto, tempi della scrittura e tempi della giustizia. Come sono sorte in lei queste due passioni e come si conciliano, visto che sembrano così diverse tra loro?
In verità, diritto e letteratura convivono in me e si aiutano a vicenda. Non sono mai due condizioni distanti tra loro. Parlano dell’uomo. Del suo stare al mondo. Parlano delle sue necessità, dei suoi errori, delle sue redenzioni. L’una racconta, ma raccontando offre al lettore una chiave di riflessione, una visione direi “giuridica” dell’esistenza, perché rappresenta la relazione umana, lo scambio con l’altro, che è il regno del diritto. L’altra, la legge, regolamenta, ma così facendo compie un’operazione fantasiosa e pietosa, perché non prende in considerazione l’interesse di uno, ma di tutti, e mai la sopraffazione dell’uno a danno degli altri, ma criteri di armonia e pace sociale. Direi che la legge ha cuore, e che la scrittura ha buone regole giuridiche.
Ringraziamo Simona Lo Iacono per la cortesia e l’ufficio stampa della casa editrice Cavallo di Ferro nella persona di Valentina Masili per averci messo in contatto!
Edizione esaminata e brevi note
EDIZIONE ESAMINATA E BREVI NOTE
Simona Lo Iacono è nata a Siracusa nel 1970. Lavora come magistrato da diversi anni: dirige la sezione distaccata di Avola, tribunale di Siracusa. E’ autrice di diversi racconti e collabora con magazine e riviste. Con il suo lavoro tende spesso a coniugare letteratura e diritto. Il suo primo romanzo si intitola “Tu non dici parole” (Perrone Editore, 2008) col quale ha vinto il Premio Vittorini Opera Prima. Nel 2010, in collaborazione con Massimo Maugeri, ha pubblicato un racconto lungo dal titolo “La coda di pesce che inseguiva l’amore” (Sampognaro & Pupi). Nel 2011 arriva “Stasera Anna dorme presto” (Cavallo di Ferro) col quale si è aggiudicata il Premio Ninfa Galatea. Nel 2012 ha pubblicato il racconto storico “Il cancello” e nel 2013 è uscito “Effatà” (Cavallo di Ferro). Simona Lo Iacono cura una rubrica fissa sul blog “Letteratitudine” di Massimo Maugeri.
Simona Lo Iacono, “Effatà“, Cavallo di Ferro, Roma, 2013.
Intervista già apparsa su lankelot.eu nel 2013
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