Nulla è per sempre… neanche la morte.
C’era molta attesa per il ritorno nelle sale del geniale Terry Gilliam; molta attesa perché di Parnassus se ne parlava oramai da un bel po’, e non solo perché è l’ultima pellicola interpretata da un attore entrato nel mito perché prematuramente scomparso – e perché bravo, e quest’ultimo film interpretato, se mai ce ne fosse bisogno, è una conferma ulteriore del talento dello sfortunato australiano -, come Heath Ledger. Non c’è solo Ledger, naturalmente, c’è soprattutto il talento visionario dell’eterno fanciullo Gilliam, che questa volta cerca addirittura di penetrarlo il nostro immaginario, per riscriverlo o quanto meno rielaborarlo e restituirlo visivamente alla luce del suo, convinto che questa commistione fisica e metafisica, fiabesca ma più che mai reale nel sollecitare l’intimo del desiderio e delle aspirazioni dei suoi personaggi – e degli spettatori con loro: tutti attraversiamo quello specchio – sia l’unica via per arrivare all’uomo, alle sue contraddizioni e alle sue aspirazioni, all’innesco più profondo e personale nel quale può accendersi la fantasia di ognuno di noi. Questo vuol essere il Dottor Gilliam-Parnassus, colui che restituendoci la possibilità del sogno sente viva l’urgenza persino di ingannare il diavolo. Eh sì, il diavolo non manca mai: il lato oscuro contende, da che mondo è mondo, il territorio alla luce. Anche Parnassus non è stato immune dal fascino del lato oscuro, dalla possibilità di barattare l’anima, o quanto meno parte di essa, per l’eternità prima e per l’amore poi. Ma la vita eterna può essere una condanna, e l’amore un continuo rischio di perdita. E poi il diavolo non ti lascia mai, gli piace giocare con te e questo Gilliam lo sa bene. Ecco perché decide di farci entrare nel mondo di Parnassus, nel suo carrozzone itinerante. Nel suo Imaginarium.
In un tempo remoto e imprecisato, Parnassus era un monaco che si trovò a stringere un patto col diavolo, presentatoglisi sotto irriverenti spoglie umane. Più che un patto inizialmente accetta una scommessa, che il diavolo gli lascia vincere per tentarlo ancor di più. L’immortalità diventa così un dono scomodo, che solo il grande amore può lenire. Parnassus pertanto si accorda nuovamente col diavolo, per ritornare giovane e amare una ragazza incontrata sulla sua via. Ma il diavolo questa volta alza la posta, pretende un tributo più consistente: prendere l’anima della figlia che i due innamorati avrebbero generato, al compimento del sedicesimo anno di età. Siamo al presente, e Parnassus gira col suo carrozzone sgangherato, accompagnato dalla figlia Valentina, da un nano e dal giovane Anton, innamorato della ragazza. Propongono uno strano spettacolo, l’Imaginarium, disertato dai più ma molto – davvero molto – particolare: gli spettatori paganti che decidono di parteciparvi attraversano uno specchio dalla fattezze evidentemente fasulle ma comunque magico. Una volta dentro, Parnassus accende il loro immaginario e gli offre una duplice possibilità, una doppia via che può condurre al buio come alla luce. Chiunque ritorna dopo aver trovato la via luminosa ne esce rigenerato. Ma pochi vogliono tentare, ed effettivamente la presentazione esteriore non è quanto di più invogliante si possa trovare. Ecco che sulla scena appare Tony (Heath Ledger, e nell’Imaginarium prima Johnny Depp, poi Jude Law, poi Colin Farrell), in maniera assai bizzarra a dire il vero, appeso per il collo ma non ancora morto. Chi è Tony? Colui che rivoluzionerà lo spettacolo che introduce all’Imaginarium, ma anche uno smemorato un tempo filantropo. Ma sarà vero? Oppure c’è ancora una volta lo zampino del diavolo, venuto a riscuotere il debito contratto con Parnassus?
Variante inusuale e visionaria del mito faustiano, Parnassus è una pellicola molto più complessa di quello che l’emozione a caldo può lasciar interiorizzare. Il film di Gilliam ci sommerge di fanciullesche elaborazioni del suo strabordante universo immaginifico, ma non rinuncia a sottotesti interessanti lasciando tracce che creano una limpidissima crasi e una continuità evidente tra arte e etica, tra fantasia e ideali terreni. In particolare, l’ex Monty Python ci mette di fronte al suo specchio deformato e pieno di iperboli, ci invita a rifletterci dentro (e non dunque soltanto sopra) – oltre la soglia che l’apparenza restituisce – le nostre intime paure e legittime aspirazioni, trasfigurandole come fa il sogno. È questo l’Imaginarium del dottor Parnassus, niente di più, niente di meno. Sono suggestioni che si sovrappongono, che annientano la dimensione spazio-temporale alterando le proporzioni, inventando mondi su mondi. Ma niente è creato dal nulla, è la mente umana che genera; Parnassus è solo un tramite, nulla può essere influenzato dal suo dono. A guardar bene l’opera di Gilliam, tutto è riflesso di sé, della propria immagine percepita a seconda della disposizione mentale: ecco che Tony nell’Imaginarium vede tutti i possibili altri da sé, che non sono frutto solamente di una trasfigurazione esteriore, ma anche e soprattutto di una disposizione interiore che viaggia sul filo dell’ambiguità fino all’epilogo. Certo che l’espediente pensato da Gilliam è stato sicuramente forzato dalla prematura morte di Ledger durante la lavorazione, allorché i volti di Depp, Law e Farrell appaiono solo all’interno dell’Imaginarium. Chissà cosa aveva in mente, in origine. Non lo sapremo mai e, a conti fatti, è abbastanza irrilevante. E dico abbastanza perché la pellicola ha vissuto un’accoglienza assai difforme, sia da parte del pubblico che della critica, soprattutto per una sua presunta inconcludenza e lentezza narrativa. Come spiegavo precedentemente, escluderei la pochezza tematica, nonostante c’è chi dice che il film sia solo un esercizio di visività estrema e fantasiosa, un giocattolo plasmato da Gilliam per il suo stesso uso e consumo. Autoreferenziale all’eccesso.
Quello che si può imputare a Parnassus è sicuramente una carenza di ritmo rispetto a passate opere di Gilliam come L’esercito delle 12 scimmie o Brazil, restando sulla linea – pur nelle evidenti diversità – del precedente e per alcuni versi più intrigante Tideland. Il ritmo che, volendo fare un parallelo con Tim Burton – l’unico regista che raggiunge Gilliam su questi territori creativi -, è ciò che maggiormente distanzia (e i risultati del pubblico pagante lo sottolineano, in Europa come in America) l’ex Monty Python dal genio californiano. In effetti la sceneggiatura di Parnassus a volte zoppica, nonostante l’estro e la lucentezza siano persistenti, comunque non sufficienti a soddisfare le esigenze di spettatori in cerca di un approccio maggiormente adrenalinico. E a dirla tutta, rispetto all’intenso e sottovalutato Tideland, manca anche una componente malinconica, che solitamente è il sale di una buona pietanza in salsa fantastica. Anche in questo preciso dominio, Burton è maestro, maggiormente capace rispetto a Gilliam di amalgamare i generi.
Ma detto ciò, e a scanso di equivoci, è bene ribadire che The Imaginarium of Doctor Parnassus è un’opera che merita la visione in sala, non soltanto per ammirare le fantasticherie di Gilliam ma anche per le prove degli attori: l’ottimo Plummer-Parnassus, il bravo Andrew Garfield, il piacevole cameo di Johnny Depp (come prevedibile, il migliore dei tre alter ego di Ledger), e il beffardo diavolo Tom Waits, tutti a far da degnissimi contraltari all’ultima, superba prova di Heath Ledger: migliorato di film in film, è davvero un peccato che il mondo di celluloide lo abbia perso così giovane. Depp, Law e Farrell hanno deciso di devolvere il loro compenso alla figlia dell’attore australiano, e Parnassus è a lui giustamente dedicato. In fondo, forse resterà ancor più immortale così. Più ancora che con indosso i panni e il volto-maschera di Joker: è significativo congedarsi dal pubblico all’interno del mondo onirico di Gilliam, trovando un’incontestabile eternità artistica, così da restare per sempre anche nel nostro intimo, personalissimo Imaginarium.
Federico Magi, ottobre2009.
Edizione esaminata e brevi note
Regia: Terry Gilliam. Soggetto e sceneggiatura: Terry Gilliam, Charles McKeown. Montaggio: Mick Audsley. Direttore della fotografia: Nicola Pecorini. Scenografia: Anastasia Masaro. Costumi: Monique Prudhomme. Interpreti principali: Christopher Plummer, Heath Ledger, Johnny Depp, Colin Farrell, Jude Law, Tom Waits, Verne Troyer, Lily Cole, Andrew Garfield, Michael Eklund, Paloma Faith, Richard Riddell, Johnny Harris, Simon Day. Musica originale: Jeff Danna, Mychael Danna. Produzione: Amy Glilliam, Samuel Hadida e William Wince per Davis-Films, Infinity Features Entertainment, Parnassus Productions. Titolo originale: “The Imaginarium of Doctor Parnassus”. Origine: Canada / Francia / Gran Bretagna / USA, 2009. Durata:122 minuti.
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