Di semplice questo libro ha soltanto il titolo, non perché sia un libro noioso o troppo complicato, ma perché le figure femminili che lo popolano non sono affatto così semplici.
Sono raccolte in questo agile volumetto otto interviste sul tema della spiritualità a donne ebree, tutte colte, dotate di forte personaltà, intellettualmente vivaci e impegnate in settori molto diversi: c’é la cabalista, chi si è occupata di scienze dell’educazione e del sociale, chi è laureata in economia, chi ha approfondito la storia, qualcuna è più legata alla tradizione, qualche altra vive il proprio ebraismo con maggiore scioltezza.
Nelle interviste risultano chiaramente gli interessi e le specializzazioni di ognuna, quello che emerge è comunque la vitalità e complessità dell’ebraismo, che ha molte sfumature e numerosi modi di essere vissuto.
La spiritualità ebraica è collegata alla vita pratica. “La spiritualità non è altro che il soffio divino presente in ogni cosa e la capacità della nostra anima di percepire quel soffio”, (Gheula Canarutto Nenni) è trovare Dio nella vita quotidiana. Ogni gesto materiale è accompagnato da una preghiera. Alla donna spetta in genere il ruolo di trasmettere, conservare e tramandare la spiritualità e le tradizioni soprattutto nell’ambito familiare. Ciascuna poi vive questo ruolo diversamente.
Si fa riferimento anche ai 613 mitzvot, ossia i precetti che gli uomini devono osservare e che diventano solo tre per le donne: accendere le candele dello Shabbat, preparare il pane del Sabato (le challot) e rispettare il periodo di astinenza dai rapporti sessuali. Franca Eckert Coen osserva che sono tre ruoli molto importanti: le candele simboleggiano la luce che si accende nelle case di Shabbat e quindi l’unità familiare, le due challot rappresentano la manna scesa dal cielo nel deserto, in quantità doppia il venerdì per evitare il lavoro di raccolta del sabato.
Riguardo invece una frase assai discussa della Torah e recitata dagli uomini: “..ti ringrazio per non avermi creato donna”, il Talmud spiega: “grazie per non avermi fatto donna perché io posso onorarti con l’osservanza delle mitzvot” (tutte 613 e non solo tre).
Yarona Pinhas, che è cabalista, ci parlerà invece della shechinah “la presenza femminile di Dio” e di una sua interpretazione del primo capitolo della Genesi dove si dice: “maschio e femmina LO creò”, a indicare un essere unico con due componenti.
Alla base di tutto c’é un principio: il Tichun Olam, il processo di migliorare il mondo, cui ogni ebreo deve attenersi.
Non è sempre facile orientarsi tra alcuni vocaboli ebraici, che possono non essere noti a chi non appartiene a questa religione, per questo è di grande aiuto un glossario posto al termine del libro.
Tra le pagine non vi sono solo le intervistate, nostre contemporanee, ma emergono le grandi figure femminili della Bibbia, le quattro matriarche Sara, Rachele, Lia e Rebecca (Rivka) e poi Ester, Debora, Tamar, donne alle quali le nostre fanno riferimento sottolineandone il carattere, la spiritualità, le azioni e la diversità. Questi personaggi appaiono ancora vivi e ricchi di insegnamenti, per questo se ne tramandano le vicende. Essere ebrei è dunque ricordare, ma in un modo vivo, riconquistare sempre la propria essenza e riviverla dall’interno. Come dice Gheula all’inizio noi “siamo fumo ma anche respiro”, essere ebrei non è solo esser stati vittime della Shoah, è guardare avanti, il passato è come un gradino su cui mettersi in piedi per diventare un po’ più alti e puntare verso il domani.
Edizione esaminata e brevi note
EDIZIONE ESAMINATA E BREVI NOTE
Livia Genah, nata a Tripoli, dove ha vissuto fino ai sedici anni, da famiglia ebraica di origine libica. Si è trasferita a Roma, dove tutt’ora vive e lavora. È stata consigliera della Comunità Ebraica di Roma, del Centro Ebraico Il Pitigliani e della Fondazione per il Museo Ebraico di Roma. Consulente della Regione Lazio ha realizzato per la Presidenza progetti culturali tra cui il progetto “Il percorso dei Giusti”.
David Spagnoletto (1982), vive a Roma. Laureato in Scienze della Comunicazione e iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti del Lazio. Ha collaborato con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in occasione della Giornata della Memoria 2009. È stato cronista del quotidiano “Il Romanista” e del mensile “Shalom”.
Genah Livia-Spagnoletto David, …semplicemente ebree, Roma, Kogoi 2016. Prefazione di Riccardo Di Segni Rabbino Capo di Roma.
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