Oleotto Matteo

Zoran, il mio nipote scemo

Pubblicato il: 25 Novembre 2013

In questo film sembra esserci un protagonista non umano, che si presenta fin dall’inizio, quando a schermo nero e sala buia, si sente qualcuno che alza il bicchiere, beve, deglutisce…..più volte. È un uomo che tracanna un bicchiere di vino dopo l’altro e poi inizia a parlare con frasi mozze e voce impastata, da vero bevitore abituale. Siamo in uno sperduto paese del Friuli, al confine con la Slovenia, e l’unico punto di ritrovo per i pochi abitanti è l’osteria di Gustino, una cantina adattata a mescita, con tanto di botti, attrezzi, sporcizia e tavolini con le tovaglie di tela cerata tutte scompagnate. È un’osteria di una volta, autentica, non di quelle rimesse a nuovo e pulite che attirano i turisti e offrono, oltre al vino, superbi tavolieri di affettati, formaggi e sottaceti. Di lì passa tutto il paese – d’età media piuttosto alta – e tutti bevono, bevono, bevono, non li si vede mai mangiare qualcosa in questo locale, neanche un cicchetto (traduco con stuzzichino), solo ombre (bicchieri di vino, ma qui uso termini veneziani) a ciclo continuo. Il vino trasforma anche il gioco della dama: al posto delle pedine, bicchieri di bianco o di rosso e chi mangia l’avversario, si aggiudica il suo vino.

Passatempi o distrazioni non ce ne sono, il tempo sembra essersi fermato tra queste colline, dove vive Paolo Bressan (Giuseppe Battiston), alcolizzato da anni, sciatto, grasso, solitario, bugiardo, sembra un uomo alla deriva. Lavora presso la mensa di una casa di riposo locale, gestita da una cooperativa il cui responsabile, Alfio, ha sposato la sua ex moglie, una donna ancora giovane, che si era stancata di essere trascurata e di vederlo sempre ubriaco. Alfio ha cercato di portare un po’ di lavoro e di vita nel paese, sperando che il livello di alcolismo diminuisca. Lo stesso collega di Paolo in mensa, Ernesto, un uomo mite e affetto da balbuzie, combatte la sua dipendenza dal vino frequentando il coro locale, che si ritrova a provare nei locali della scuola (il testo dei canti è tutto un programma: “el vin fa alegria, l’acqua xe funeral…”)

Paolo, sbronzo tutte le sere, è tenuto d’occhio dalla polizia, perché continua a guidare in stato di ebbrezza il suo scassatissimo furgoncino per tornare a casa e, per non rimetterci la patente, spesso finisce per chiedere ospitalità a Gustino, che, pur brontolando, ormai lo accetta. Paolo è un uomo inselvatichito dall’alcool e dalla solitudine, è uno che sognava una grande occasione e non ha mai combinato molto, uno che dice sempre di volersene andare, pur sapendo che non si muoverà dal paese. Ormai è interessato solo a se stesso, quando si ubriaca diventa cattivo e violento, anche se solo con gli oggetti. Un giorno la polizia va a trovarlo per dirgli della morte di una vecchia zia in Slovenia, una parente di cui naturalmente non si era mai interessato. Paolo spera in una cospicua eredità, ma lo attende una sorpresa: la zia gli ha lasciato un nipote, Zoran, di sedici anni, un po’ strano. Il ragazzo non è affatto scemo come dice il brutto titolo, forse è un po’ autistico, parla sloveno e un italiano aulico e forbito, imparato da due romanzi trovati in casa della nonna, probabilmente due libri d’appendice retorici e strappalacrime. Il giovane sa fare bene i calcoli matematici, ha solo qualche fissazione, ad esempio non sopporta il disordine e la confusione e non accetta di vivere in un ambiente caotico. L’impatto con la trascurata casa dello zio sarà traumatico. A Paolo spetta il compito di tenere con sé il ragazzo per cinque giorni, finché non sarà ospitato in un istituto per minori. Suo malgrado, lo porta con sé e i due iniziano a conoscersi. Per puro caso Paolo scopre che Zoran è bravissimo a lanciare le freccette – fa sempre centro – e lo zio pensa subito di sfruttarlo e di presentarlo addirittura ai campionati mondiali di Glasgow, prima però deve chiederne l’affido, che gli verrà concesso per un periodo di prova. Questo gesto gli fa acquisire una certa stima presso i paesani, che rimangono sorpresi, come pure la sua ex moglie, tanto che in Paolo nascono delle illusioni su un loro possibile ritorno insieme. Per Zoran la convivenza con lo zio e il suo rimanere parcheggiato nell’osteria mentre lo zio è al lavoro, costituisce un’esperienza nuova e soprattutto gli permette di conoscere una ragazzina graziosa e intraprendente, unica voce femminile nel coro del paese, che lo coinvolge nelle prove e gli regala affetto ed emozioni mai provate prima. La vicenda avrà un’acme drammatica con una sbronza particolarmente devastante di Paolo e il ritorno di Zoran in istituto.

Quando ormai Paolo ritiene di dover rinunciare all’affido, perché si sente inadatto per un simile impegno, inaspettatamente Zoran chiede di ritornare con lui: si è affezionato a questo parente rustico, ma in fondo buono, e al luogo in cui vive. Zoran ha scoperto affetti diversi da quello della nonna, che l’aveva allevato dopo la morte dei genitori e Paolo, dal canto suo, può uscire dalla solitudine e dalla depressione in cui sta sprofondando grazie a questo strano ragazzo, che deve impegnarsi per non fare sempre e solo centro con le freccette, ma per colpire anche altri spicchi del bersaglio, ad alto punteggio.

È l’incontro, in terra di confine, di due solitudini stravaganti, si tratta di personaggi ai margini che si ritrovano in un territorio altrettanto marginale, dove si è in Italia, ma a pochi metri dalla Slovenia, in cui si parla un’altra lingua e i rapporti non sono sempre buoni.

Il film ha l’andamento di una commedia molto piacevole, ben strutturata, con scene in cui si ride di gusto e altre cariche di tensione e drammaticità. Battiston si conferma come attore del momento, molto bravo in questi ruoli paesani.

Quanto al Friuli, qui se ne indagano le zone più defilate e trascurate, quella provincia fatta di paesi spersi tra le colline in cui tutti si conoscono e dove il vino regna sovrano come unica distrazione.

Articolo apparso su lankelot.eu nel novembre 2013

Edizione esaminata e brevi note

REGIA: Matteo Oleotto, SCENEGGIATURA: Daniela Gambaro, Pierpaolo Piciarelli, Matteo Oleotto, Marco Pettenello; ATTORI: Giuseppe Battiston, Teco Celio, Rok Prašnikar, Roberto Citran, Marjuta Slamic, Riccardo Maranzana, Sylvain Chomet;
FOTOGRAFIA: Ferran Paredes Rubio;MONTAGGIO: Giuseppe Trepiccione;
MUSICHE: Antonio Gramentieri;
PRODUZIONE: Transmedia, Staragara
DISTRIBUZIONE: Tucker Film
PAESE: Italia, Slovenia 2013
DURATA: 106 Min

Link: http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2013/08/30/news/nel-film-l-osmiza-e-friulana-gaffe-storica-per-battiston-1.7654107

http://www.rbcasting.com/recensioni/2013/11/02/zoran-il-mio-nipote-scemo-una-commedia-ad-alto-tasso-alcolico/