McCoy Sarah

La figlia dei ricordi

Pubblicato il: 17 Gennaio 2013

Il romanzo di Sarah McCoy profuma di pane, di zenzero e cannella, di dolci glassati che col loro aroma aiutano ad affrontare anche le tragedie più terribili e i ricordi più dolorosi. Le edizioni Nord ci propongono, come ne “Una casa di petali rossi”, una storia di donne, donne molto diverse tra loro, i cui percorsi esistenziali s’intrecciano e danno vita all’amicizia, a un rapporto intenso che va oltre la morte, oltre il dolore, oltre il male. Sono due le donne che, in epoche differenti, ricevono un anello come pegno d’amore: Elsie e Reba. La giovanissima Elsie, figlia di un panettiere, vive a Garmisch in Germania e, nell’inverno del ’44, riceve un anello da Josef, un ufficiale nazista che ha oltre il doppio dei suoi anni. Lui, sebbene appartenga alle spietate SS, sembra un buon uomo, il suo legame con Elsie potrebbe assicurare alla famiglia una vita sicura e tranquilla, all’ombra del Reich, che sembra non dover crollare mai.

Eppure, osservando l’anello, Elsie scopre un’incisione in caratteri per lei sconosciuti: è ebraico. Da dove viene dunque quest’oggetto? E che fine hanno fatto alcuni vicini di casa ebrei, spariti nel nulla con i loro beni e mai più ritornati? La gente del paese semplicemente smette di parlarne, finge di non vedere, ma Elsie vorrebbe sapere, è intelligente, anticonformista, sente dentro di sé che qualcosa non va e soprattutto non desidera un futuro fatto solo di casa, figli e marito come le viene prospettato dal Reich. La tragica realtà le si materializzerà di fronte nell’incontro con un bambino ebreo, scappato da un campo, che le chiede di nasconderlo e di aiutarlo.

Dall’altro lato dell’oceano, nel 2007 a El Paso in Texas, la giovane Reba ha ricevuto un anello da Riki, un ragazzo d’origine messicana che le vuole bene. Per ora Reba porta l’anello al collo, appeso alla catenina, perché non ha ancora il coraggio di compiere una scelta definitiva. Ci sono molti luoghi d’ombra nella sua anima, ci sono bugie così ben radicate da sembrare verità, c’è una vicenda famigliare tragica della quale è necessario parlare. Reba viene inviata dal suo giornale a intervistare Elsie, che, sposatasi nel dopoguerra con un medico dell’esercito americano inviato a Garmisch, ha aperto a El Paso, da molti anni, una panetteria-pasticceria di specialità tedesche, che gestisce insieme alla figlia Jane.

Elsie è vedova, ha quasi ottant’anni, ma è rimasta una persona meravigliosa, fiera e indipendente, conoscitrice dell’animo umano e originale. È una gran lavoratrice e non ha perso la sua voglia di vivere nonostante le prove terribili che la vita le ha riservato durante gli anni della sua prima giovinezza, vissuta sotto l’ala cupa del regime nazista, che aveva creato un clima di sospetto, oppressione, violenza e negazione dei diritti umani basilari.

Tra Elsie e Reba si crea una relazione molto diversa da quella tra intervistato e intervistatore, i ruoli spesso si ribaltano e anche Jane stringe amicizia con lei.

Il romanzo è costruito a capitoli alterni che raccontano da un lato le vicende della giovinezza di Elsie a Garmisch e dall’altro quelle di Reba negli Stati Uniti. Luogo di riferimento è sempre la panetteria: prima quella dei genitori di Elsie in Germania e poi quella di Elsie stessa a El Paso.

Parallele per certi versi sono anche le storie di due uomini: Riki, il fidanzato di Reba, e Josep, l’ufficiale delle SS, che vorrebbe sposare Elsie. Riki lavora alla polizia di frontiera e si occupa – suo malgrado – del rimpatrio forzato dei clandestini messicani.

Uomini d’ordine entrambi, sono personaggi tormentati, che vivono con sofferenza i loro ruoli. Riki riuscirà a cambiare e a ritagliarsi un compito differente nella vita.

Josep, figlio del regime, non sarà in grado di reagire agli eventi della guerra e ai meccanismi perversi del Reich e non troverà perciò riscatto. Morirà con la sua divisa da SS, ossessionato da ricordi e fantasmi, troppo intriso di ideologia per riuscire ad uscirne. Questo personaggio costituisce la dimostrazione di come il dominio hitleriano abbia condizionato e obnubilato le menti di una nazione intera, facendo apparire come leciti abomini e nefandezze di ogni tipo, non solo nei confronti del popolo ebraico, ma dei suoi stessi cittadini.

Il libro ci racconta infatti del progetto Lebensborn per la creazione di bambini di pura razza ariana. Belle ragazze tedesche (a volte ragazze-madri) – o anche di altri paesi – vengono radunate in apposite residenze col solo compito di accoppiarsi con gli ufficiali di “razza pura” e divenire quindi fattrici. I bambini, figli della patria, vengono allevati ed educati secondo i più ferrei principi del nazismo, i più deboli o malformati vengono invece soppressi senza pietà. La sorella di Elsie è stata inserita nel progetto e gli esiti saranno devastanti.

Il tema del ricordo e dei segreti di famiglia – ben custoditi per anni – accomuna Elsie e Reba, laddove l’una costituisce, forte della sua età ed esperienza, una guida per la formazione dell’altra. Due donne, due destini, due storie dolorose.

Il romanzo è inoltre ricco di personaggi minori, di bozzetti e dialoghi che arricchiscono la vicenda. Lo sciogliersi dell’intreccio costituisce un inno all’amicizia e all’amore, a quelle relazioni umane vive e palpitanti, che migliorano chi le vive e diffondono attorno a sé una fragranza, un profumo simile a quello dei dolci di Elsie.

A proposito, per soddisfazione dei lettori, ci sono, alla fine del libro, le ricette dei dolci della bäckerei di Elsie!

Articolo apparso su lankelot.eu nel gennaio 2013

Edizione esaminata e brevi note

Sarah McCoy, scrittrice americana. Figlia di un ufficiale dell’esercito americano, ha trascorso l’infanzia in Germania ed è tornata negli Stati Uniti, in Virginia, a tredici anni. Vive a El Paso in Texas, dove insegna letteratura inglese all’università.

Sarah McCoy, La figlia dei ricordi, Milano, Edizioni Nord 2012. Traduzione di Claudia Lionetti. Titolo originale The Baker’s Daughter.

Link: www.lafigliadeiricordi.it