L’insigne francesista e teorico della letteratura Francesco Orlando ha dato alle stampe il suo unico romanzo a settantasei anni, poco prima di morire improvvisamente. Si tratta di un testo breve, ma intenso e curatissimo, con riferimenti letterari e musicali, che riflettono gli interessi e gli studi dell’Autore.
È una prosa pura, priva di dialoghi, molto introspettiva e che scende con accuratezza nei sentimenti dei due ragazzi protagonisti pressoché assoluti del romanzo.
Siamo nel dopoguerra in una città del sud dell’Italia, Mario e Ferdinando sono due sedicenni che hanno giocato insieme da bambini e si ritrovano al Liceo Classico, quando le scuole pubbliche si sono riaperte anche ai figli della borghesia più esigente. Mario è estroverso, proviene da una famiglia d’impiegati, è spiritoso, vivace, robusto, amato dalle ragazze e simpatico ai ragazzi.
“Non c’era discorso che non sapesse seguire grazie alla sua spensierata faciloneria” (p.6).
Non s’impegna a sufficienza nello studio e verrà anche bocciato.
Ferdinando, figlio unico, è orfano di madre da quando aveva undici anni e gli rimangono solo nonni e padre. Proviene dalle scuole dei Gesuiti ed è ignorantissimo delle cose del sesso, dove ha un candore inverosimile. È studioso, portato per la letteratura, ama ben parlare, discettare di critica, filosofia e musica e in breve diverrà una persona molto colta. Sensibile, tende a essere geloso per temperamento e vorrebbe amicizie esclusive. Presto si rende conto di essere omosessuale.
“Bisognò imparare a non vergognarsi di fronte a se stesso, a simulare e dissimulare davanti agli altri” (p.11).
Senza svelare troppo della trama,bisogna dire che il romanzo si articola attorno al rapporto tra i due ragazzi, che crescono e si iscrivono a Giurisprudenza, Ferdinando per compiacere la tradizione famigliare, Mario in parallelo al suo impiego in banca.
Ferdinando s’innamorerà perdutamente di Giuliano, tanto bello e sportivo quanto ignorante e superficiale e patirà (compiacente) umiliazioni di vario genere, senza poter mai svelare la sua passione, destinata perciò ad alimentarsi di desideri e sogni in un’esaltazione furtiva. Ferdinando “si era rassegnato alla sua timida e cocente solitudine sensuale come a una prigione” (p.41).
Trova conforto e identificazione nella letteratura:
“Fu a soccorso di tutte queste difficoltà che gli tornò utile la passione per la letteratura. Si abituò a considerare il più brevemente possibile le sue disgrazie e problemi come davvero suoi. A trasporli in termini immaginari, spiritualmente rischiarati da una gloriosa tradizione. Gli autori sovrani trasfigurano il patire umano nei loro mondi da prendere per buoni più del mondo reale. Erano loro i suoi amici, perduti di vista dopo la Maturità Classica anche quei pochi del liceo”. (p.17)
Mario si legherà a Dolly, ragazza di discendenza nobile, e frequenterà lo strambo salotto aristocratico-comunista di sua madre Stefanina, una donna non comune, dotata più di fascino che di effettiva bellezza.
Dopo varie vicende e un riavvicinamento di Mario e Ferdinando, l’epilogo sarà tragico.
L’intera vicenda è tutta giocata sul rapporto Mario/Ferdinando e sulla doppia attrazione dell’uno verso l’altro, sulla dinamica del rivelare/non rivelare o ammettere una componente di sé che esiste, ma è imbarazzante, scomoda, difficile.
“Il fatto è che Mario aveva per troppi mesi sentito innalzare Giuliano a oggetto di una idolatria meticolosa. Aveva troppo constatato con quale orientale fanatismo sapesse amare Ferdinando. Si era sorpreso nella chiaroveggenza d’un momento a mettersi al posto di Giuliano, e aveva avuto ribrezzo di se stesso”. (p.94)
Secondo le affermazioni dello stesso Autore, non si tratta di un romanzo omosessuale, ma di un romanzo sulla bisessualità umana, sul fatto che i due sessi sono sempre presenti in ogni essere umano, qualunque sia la sua configurazione sessuale.
Il racconto vuole far riflettere sul rapporto di due ragazzi: uno è etero e rimuove la sua parte omosessuale, l’altro è omosessuale e ha uno sfondo etero reso trasparente nel racconto.
La verità scomoda è che queste problematiche riguardano tutti, anche coloro che si definiscono eterosessuali e nel romanzo c’è tutta la passione di contribuire in tutti i modi possibili a un cambiamento della mentalità. Un omosessuale non appartiene a un fantomatico terzo sesso, i due sessi sono sempre presenti in ogni essere umano, qualunque sia la sua configurazione anatomica. La natura ci ha fatti così. Questa, secondo Orlando, è una verità da diffondere, verità cui era giunto fin da ragazzo, prima ancora di leggere Freud (“Tre saggi sulla teoria della sessualità”).
Da questi presupposti nasce un romanzo castissimo, che riguarda tutti, anche coloro cui può risultare fastidioso.
La vicenda compositiva del libro è particolarmente complessa. Scritto a ventidue anni, ebbe il parere positivo di Tomasi di Lampedusa, di cui Orlando fu l’unico allievo (e qui ci si rifà alla distinzione tra romanzi “grassi” e romanzi “magri”, cara a Lampedusa), che fu entusiasta di come Orlando aveva assimilato la sua idea di letteratura.
Nel 1956 il libro venne riscritto per ben sette volte, dilatandolo dall’interno e lasciando fissi inizio e fine. Nel 1958 Orlando lo rielaborò ancora, semplificando la trama, durante la permanenza in sanatorio sul lago Maggiore.
Dal 1960 al 1999 il romanzo rimase nel cassetto, finché, a sessantacinque anni, Orlando lo lesse a un caro amico filosofo, che lo invitò a pubblicarlo, dopo aver sistemato la lingua, come gli aveva suggerito anche Lampedusa a suo tempo. L’Autore sistemò tutto nell’arco di dieci anni e nel 2010 il libro uscì per Einaudi.
Dall’intervista rilasciata a Franco Marcoaldi su Repubblica il 02.03.2010:
La doppia seduzione non è un libro ideologico, ma credo molto nel suo valore
civile. In epigrafe volevo mettere una frase di Freud che suona così: “L’
indagine psicoanalitica si rifiuta con grande energia di separare gli
omosessuali come un gruppo di specie particolare dalle altre persone”. Detta in altri termini: quella del “terzo sesso” è una balla colossale. Siamo tutti
omosessuali e tutti eterosessuali: è solo un problema di diverse gradazioni,
altrimenti si rischiano razzismo e autoemarginazione. Pensi a una società
utopica in cui, sin dalle elementari, si insegnasse questa semplice verità:
sarebbe uno dei più formidabili contributi al progresso della società umana».
Articolo apparso su lankelot.eu nel settembre 2011
Edizione esaminata e brevi note
Francesco Orlando (Palermo 2 luglio 1934-Pisa 22 giugno 2010) francesista, teorico della letteratura, docente universitario italiano.
Francesco Orlando, La doppia seduzione, Torino, Einaudi 2010.
Links: http://www.einaudi.it/speciali/Francesco-Orlando-La-doppia-seduzione-intervista-Emanue
http://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Orlando
http://federiconovaro.wordpress.com/2010/06/07/francesco-orlando-la-doppia-seduzion
Follow Us