Beckett Samuel

Assunzione

Pubblicato il: 23 Giugno 2016

Assunzione è il titolo di un piccolo libretto edito da Via del Vento (che pubblica solo piccoli libretti, da 25 anni), Assunzione è anche il titolo del primo dei due racconti che lo compongono, Assunzione è il primo racconto edito di Samuel Beckett, pubblicato sulla rivista francese «transition» (che ospitò numerosi brani del Work in progress di Joyce), nel 1929. Inizia così: “Avrebbe potuto gridare oppure no.” (pag. 3) (“He could have shouted and could not.”). Arrivato a questo punto, per chi conosce un po’ l’opera dello scrittore irlandese, potrei pure fermarmi, perché come scrive Gabriele Frasca nella bella postfazione “Eccolo qui, insomma, il signor Beckett, che ci regala in prima battuta, con la sua prima battuta, il marchio di una fabbrica capace di restare produttiva e febbrile, con le sue sagaci emissioni di foschia, per sessant’anni esatti. […] Del resto, a dare uno sguardo agli specchietti retrovisori, la strada che si ha alle spalle non è sempre esattamente quella che ha condotto dove si è?” (pag. 23). Oppure no. Il secondo racconto contenuto in questa mini-raccolta si intitola Un caso su mille, e comincia così: “Il medico-chirurgo Bor aveva operato con pieno successo un ragazzo di nome Bray che gli era stato portato per una malattia alle ghiandole tubercolari del collo, quando il ragazzo sembrò mostrare un’incomprensibile tendenza al peggioramento, ed effettivamente iniziò a peggiorare.” (pag. 10). Anche questo apparve su rivista, «The Bookman», nel 1934. Entrambi i racconti sono stati pubblicati per la prima volta in Italia in questo volume del 2009. Come è cambiata la scrittura di Beckett nei cinque anni che li separano?

L’autore ha scritto molto, variando dalla poesia (Oroscopata) alla saggistica (Proust) alla narrativa (Più pene che pane) ai primi tentativi di teatro (Le kid), poi arriva Un caso su mille, appunto, e l’anno dopo Murphy, che uscirà nel 1936. La prosa scorre più leggera senza aver perso in densità, la tecnica si è fatta matura e gioca con assenze e silenzi. Se Assunzione era un esperimento, più che un esercizio, in cui sembrava confluire tutto ciò che Beckett sentiva di dover dire, Un caso su mille assomiglia più a un esercizio, prodromico alle future opere. In un quinquennio la sua scrittura ha preso una direzione. Il giovane che alla fine degli anni ’20 ha cominciato a lavorare con Joyce e che sotto la spinta di quest’ultimo si è trovato a scegliere tra la via accademica cui sembrava brillantemente destinato e quella letteraria (significativo il fatto che, insieme a Assunzione, su «transition» fosse stato pubblicato anche un suo saggio, scritto su invito del più anziano connazionale, dal titolo Dante… Bruno. Vico… Joyce) ha deciso.

Il contenuto stesso dei racconti sembra rispecchiare tale scelta. Dove nel primo il protagonista “Se ne stava spaventato nel silenzio della sua stanza, spaventato da quel selvaggio impeto ribelle che aspirava violentemente a farsi suono. […] Nel frattempo il mare di silenzio imprigionato in quel corpo riusciva a consumarsi in piccole quantità di suono, come foglie che cadendo, minassero il doloroso vigore di un albero in un crudele autunno senza vento. […] Eppure rimaneva in silenzio, ascoltando muto il lieve mormorio di quel torrente che prima o poi l’avrebbe travolto.” (pag. 5-6) e trovava la sua “liberazione” nella Donna, nel secondo i personaggi si muovono tra silenzi che arrivano e passano “Così rimasero per qualche tempo in silenzio, sforzandosi di comunicare con le loro menti. Poi ambedue smisero e si separarono.” (pag. 17), tra parole di “qualcosa di così banale e intimo che non ha certo bisogno di venir qui esaminato, ma dalla cui spiegazione, il dottor Nye, quell’uomo triste, si aspettava grandi cose.” (pag. 18). Dove nel primo è la lotta, tutta interna, per l’espressione della parola, nel secondo quel combattimento è terminato, e i sensi si volgono a ciò che li circonda (a ciò che circonda l’espressione della parola).

Assunzione è un piccolo libretto, in somma, che, come spesso accade per le pubblicazioni di Via del Vento, offre una visione diversa di autori e autrici più o meno conosciute, punta i riflettori su zone della loro produzione inedite nel nostro paese, ce li/le fa scoprire/amare/odiare.

ab, giugno 2016

Edizione esaminata e brevi note

Samuel Barclay Beckett nasce a Foxrock (Dublino) il 13 aprile 1906. Nonostante l’infanzia tranquilla il piccolo Samuel già mostra i segni di una interiorità esasperata e di una ossessiva tendenza all’isolamento. Nel 1928, grazie a una borsa di studio del Trinity College si reca a Parigi, dove conosce James Joyce, dal quale rimarrà fortemente influenzato e con il quale stringerà una solida anche se a tratti turbolenta amicizia. Alterna frequenti viaggi in Europa a periodi di permanenza nella casa natale, non senza forti tensioni con la madre. Nel 1937 decide di trasferirsi definitivamente a Parigi. Nel 1938 incontra Suzanne Decheveaux-Dumesnil, prima amante e poi moglie, alla quale rimarrà legato per tutta la vita. Insieme si uniranno attivamente alla resistenza francese durante il periodo dell’occupazione nazista. Nel 1946 inizia a scrivere Molloy, primo romanzo di quella trilogia che molti anni più tardi verrà riconosciuta come uno dei vertici della letteratura della seconda metà del XX secolo, che comprende anche Malone muore e L’innominabile. Scrive ormai solamente in francese. Nel 1948 si dedica al testo teatrale che lo renderà noto al grande pubblico, Aspettando Godot. Fra i più celebri lavori teatrali ricordiamo inoltre Finale di partita (1957), L’ultimo nastro di Krapp (1958) e Giorni felici (1960). Principalmente per i suoi lavori in questo campo il critico Martin Esslin conierà il termine “teatro dell’assurdo”. Solo negli anni ’60 la sua opera sarà ormai pienamente riconosciuta anche dalla critica, che si appresta a farne un’icona del secolo dell’incomunicabilità, della solitudine e dello straniamento a se stessi. Nel 1969 riceve il premio Nobel. Malato di enfisema polmonare dal 1986, muore a Parigi il 22 dicembre 1989.

Samuel Beckett, Assunzione, traduzione e cura di F. Cappellini, postfazione di G. Frasca, Via del Vento, Pistoia, 2009. Collana Ocra Gialla, testi inediti e rari del Novecento.

Segnalo il sito italiano dedicato a Samuel Beckett, e la relativa recensione di Federico Platania.