Maruja Torres è una scrittrice e giornalista spagnola assai nota nel suo paese, ha collaborato a varie testate (“La prensa”, “Garbo”, “Fotogramas”, “Por favor”, “El Pais”) ed è nota per la sua acutezza e ironia corrosiva. Le edizioni Cavallo di Ferro propongono ora questo romanzo brillante e vivace, che può avere diversi livelli di lettura.
L’Autrice immagina di essere morta all’improvviso, mentre firmava gli autografi del suo ultimo libro, dopo aver partecipato a un simposio sulla letteratura e le donne. Si ritrova – lei atea convinta – in un aldilà stravagante e allegrotto in compagnia dei suoi due autori preferiti, Terence Moix e Manuel Vasquez Montalbàn, che qui costituiscono una coppia a volte buffa e scanzonata, ma sincera e affezionata nella sua amicizia per Maruja.
I tre vivranno intense avventure, potranno volare, travestirsi, spostarsi a piacimento, essendo il loro stato simile a quello dei fantasmi.
I motori principali che mandano avanti l’aldilà sono la fantasia e il desiderio, ma un desiderio più leggero, un post-desiderio privato della passione, del furore del sangue e del dolore della perdita.
In quel mondo è possibile ricostruire in modo verosimile solo ciò che si ricorda bene e si possono plasmare le persone che si desidera vedere, sempre che siano morte o catatoniche. Dio non c’è, c’è l’immortalità, si è capaci di dimenticare, si può viaggiare nel passato, ma non nel futuro.
I critici e gli altri scrittori appaiono solo se convocati.
I due amici hanno bisogno di Maruja perché non riescono a ricostruire bene il loro amato Barrio, il quartiere di Barcellona nel quale sono cresciuti e dove sono ambientate le vicende del commissario Pepe Carvalho di Vasquez Montalbàn.
“Eravamo nati nel Barrio. Venivamo dal Barrio”. (p.23)
La memoria acquista così un ruolo fondamentale: memoria dell’infanzia perduta, rivisitazione di quelle gioie semplici e istintive, animalesche quasi (non a caso a un certo momento partecipano al romanzo anche i tre cani di Terenci), verso le quali si prova ancora nostalgia.
Come l’eterno fanciullo Peter Pan, evocato frequentissimamente, si vola e l’Autrice prova sensazioni simili a quelle di Alice nel paese delle meraviglie. Lewis Carroll è infatti il secondo autore cui la Torres dedica infiniti omaggi, ma non solo.
Il libro pullula di riferimenti cinematografici non banali, ma da autentici cinefili.
Quanto mai utili le note della traduttrice a questo riguardo.
Ecco allora, come si diceva inizialmente, che “Aspettatemi in cielo” si rivela un romanzo a più livelli: può essere letto come libro divertente, che scatena l’immaginazione e l’ironia inventando un aldilà tutto speciale.
Un secondo livello lo rivela un omaggio a varie città amate dall’Autrice: la natia Barcellona col suo Barrio, la sua gente, le sue strade, i colori, gli odori, i sapori; la grande Madrid, in particolare il monumento all’Angelo Caduto, ossia Lucifero, col quale la protagonista ha un simpatico e divertente incontro. E poi Alessandria d’Egitto, terra antica e piena di ricordi, tanto cara a Moix; Beirut, dove la Torres vive tuttora, città di lunga storia e di guerre devastanti.
Chi conosce questi luoghi li può ritrovare tra le pagine, chi non li ha mai visti può cercarne nel web le immagini per capire meglio le descrizioni.
Infine vi è un terzo livello: letterario, si tratta di un’opera infarcita, fin troppo, di riferimenti e omaggi agli autori e ai film preferiti della Torres.
Del resto “La letteratura può tutto. E il cinema, ovvio”.
Sviluppi inaspettati nella trama, che non è bene rivelare, conducono all’epilogo. Basti dire che i due scrittori che hanno preceduto la Torres nell’aldilà vogliono darle una seconda occasione per avventurarsi ossia per vivere con passione ed entusiasmo anche la seconda metà della sua vita.
La vicenda diventa una sorta di gara contro il tempo, questo “orologio con un coccodrillo all’interno”.
Tutto andrà a buon fine, Maruja avrà vissuto la sua rimpatriata ultraterrena con i suoi migliori amici, dei quali non si dimenticherà.
“Perdurare nella memoria di coloro che ci amano è la migliore forma di paradiso che si possa concepire”.(p.156)
Le hanno indicato una via per continuare a vivere, le hanno mostrato il loro affetto e l’hanno anche fatta molto divertire, mostrandole come si possa trascorrere l’Eternità nel miglior modo possibile.
Raccontare, a questo punto, è diventato necessario.
Articolo apparso su lankelot.eu nel dicembre 2010
Edizione esaminata e brevi note
Maruja Torres (Barcellona 1943), scrittrice e giornalista spagnola.
Maruja Torres, Aspettatemi in cielo. Traduzione di Cinzia Buffa. Titolo originale Esperadme en el cielo. Roma, Edizioni Cavallo di Ferro 2010.
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