Scozia 1746. Sta per aver inizio una battaglia terribile e sanguinosissima. A Culloden le truppe inglesi di William Augustus, duca di Cumberland, distruggeranno nel giro di mezz’ora i clan scozzesi guidati da Charles Stuart.
Sarà una mattanza.
Lillias Fraser è una bambina, una bambina strana, che ha un dono particolare e tragico: riesce a vedere in anticipo la morte delle persone, così le apparirà il corpo del padre trapassato dalle baionette nemiche. Tutta la famiglia finirà sterminata, solo lei si salverà, nascosta da una vecchia sotto la torba.
Lo spirito della madre la guiderà da lady MacKintosh, moglie di un Lord scozzese, che la farà allevare da una vedova e da sua figlia. Lillias viene creduta una bastardina del Lord e guardata con curiosità e rispetto.
Il paesaggio scozzese, le sue brume e le sue piogge s’imprimeranno per sempre nell’animo della piccola.
Lillias è una bambina abituata a non essere capita, si è chiusa nel mutismo, ha gli occhi dorati, segno che ha avuto streghe in famiglia, almeno così si dice.
Non è bella, “L’intensità, un po’ oscena, della piccolina riempiva talvolta le persone di disagio”. (p.51)
È una figura scomoda e inquietante, imbarazzante: “Sembrava una bambina a capo chino, di quelle che hanno la vocazione per il sudicio e che sorridono soltanto in cambio di qualcosa. Lei, però, non sviava lo sguardo e metteva in imbarazzo tutti quelli che aveva intorno. Quell’eccesso di serenità dava più fastidio di un’impudenza”. (p.59)
Lillias intimorisce a causa del suo sguardo, del suo “terzo occhio”.”Rivelava il futuro anche se nulla si poteva fare per evitarlo. Orrore puro cadeva sugli occhi e vi restava dentro, aleggiante”. (p.77)
Poco per volta Lillias si abitua alle sue visioni, non si spaventa più, ma le percepisce inutili, perché dicono il come ma non il quando degli eventi.
A dieci anni le due donne che l’hanno in custodia la conducono in Portogallo, a Lisbona, presso un convento inglese di suore cattoliche, dove si affezionerà alla materna figura di suor Theresa, della quale vedrà, come al solito, la morte in anticipo. Siamo nel 1751 e Lillias prevede il terribile terremoto seguito da un incendio, che raderà al suolo la città nel 1755.
Il suo potere “Era una grazia da cui cominciava a difendersi come da una disgrazia” (p.85).
Lillias fugge da Lisbona, è un’adolescente che vive personalmente e in segreto il suo dono, ha già capito che la pace è vietata per sempre ai visionari.
Gli incontri e le disavventure di Lillias si susseguiranno nel corso del romanzo, con spostamenti e rovesci della sorte verso una creatura atipica, che sembra vivere varie vite, in un modo un po’ passivo, rassegnato, incupito dalle continue visioni di morte.
Allucinante la descrizione dello scenario post-terremoto; la popolazione allo sbando regredisce verso un livello animalesco, selvaggio, istintuale, in cui conta solo la propria sopravvivenza e quella del proprio gruppo. La violenza è usuale, anche se non mancano esempi di generosità e solidarietà. Vita, abitudini, ordine sociale, tutto è stato sconvolto e, dalle macerie, sorgono nuove possibilità, nuove relazioni e nuove occasioni per la vita delle persone. Smarriti gli atti notarili di proprietà e i registri di matrimonio, ogni cosa può venire rifondata o cambiata. Intanto la terra continua a tremare.
“La terra era furibonda, come un toro colpito dai petardi in un’arena”. (p.92)
Quindici giorni dopo lo scisma le pietre fumano ancora e incendiano le ceste con cui vengono portate via.
Sulla strada per il convento di Mafra, Lillias incontra la signora Cilicia, una donna benestante. Insieme condivideranno anni di vita, ma senza aver mai un rapporto madre-figlia.
Degna dell’immaginazione di Poe è la loro peregrinazione per le stanze dell’immenso palazzo di Mafra, assediate dai ratti, che nel frattempo sono emersi da gallerie e cunicoli, spinti da un misterioso istinto che fa loro percepire la presenza di cibo rimasto nelle dispense incustodite. Lillias e Cilicia incontreranno uomini, la ragazza subirà violenza, ma sul dolore e sul disgusto avranno il sopravvento la fame e la paura della solitudine.
Sullo sfondo ci sono le vicende storiche, le guerre di religione tra protestanti e cattolici, l’Inquisizione che ancora conserva potere in Portogallo. L’atmosfera è piuttosto cupa, c’è paura, rassegnazione e gli eretici si bruciano in piazza, mentre il popolo si eccita. Il terremoto viene interpretato come una manifestazione della collera divina contro la nazione che si china ai protestanti.
Gli interventi della Narratrice spiegano le vicende e le loro motivazioni.
Nel raccontare la storia di Lillias l’Autrice cerca di delineare anche il carattere dei portoghesi, spesso pigri, insolenti o molto allegri e infantili. Temono l’autorità, si eccitano per le zuffe, ma sbadigliano all’idea della battaglia, infatti il loro esercito, nel 1762, è male in arnese e l’ordine viene tenuto dagli inglesi. Si dice che gli altri popoli vengano in Portogallo come si va a vedere i selvaggi in altre parti del mondo.
Dopo tanto vagabondare, Lillias, ormai cresciuta, apparentemente sottomessa a tutto, con il suo inquietante sguardo dorato, incontra Blimunda Sette Lune, il personaggio di “Memoriale del convento” di José Saramago. Blimunda è uno spirito affine a lei, ma vede la vita dentro le persone, non la morte. Lillias trova infine la pace, dopo aver recuperato le proprie origini scozzesi, che mai aveva dimenticato.
Articolo apparso su lankelot.eu nell’agosto 2010
Edizione esaminata e brevi note
Hélia Correia (1949) scrittrice portoghese. Questo è il suo primo libro tradotto in Italia.
Hélia Correia, Lillias Fraser, Roma, Cavallo di Ferro 2010. Traduzione di Guia Boni.
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