Martinelli Mario

Punto di svolta (Wendepunkt)

Pubblicato il: 25 Maggio 2010

Giovannino Zender, il protagonista di questo romanzo, si trova a un punto di svolta, uno di quegli snodi fondamentali che impongono delle scelte nella vita.
Siamo in pieno fascismo, negli anni Trenta, è già partita la guerra d’Africa e Giovannino, un jobrero che tanti anni prima era emigrato con la famiglia, ritorna in Vallarsa con il suo carico di esperienza e i suoi traumi di guerra. Giovannino non vuole avere un passato, non vuole ricordare, perché la sua memoria è infestata dagli incubi e dai fantasmi dei suoi compagni morti sotto le bombe. Guarda al presente, pensa ad andare avanti, ma l’arrivo al paese d’origine gli impone una sosta, dovrà necessariamente ripensare la sua vita e scegliere.
Rivedere il luogo natio significa riscoprire le proprie origini – rappresentate dalla vecchia casetta della nonna – e rivisitare il rapporto con la natura, particolarmente rasserenante in quei luoghi.
“Vedeva se stesso appartenere a quel mondo e percepiva il legame invisibile che lo metteva in relazione con i progenitori venuti prima di lui ad abitare quella porzione di terra sulla montagna. Avvertiva istintivamente gli elementi della natura che gli parlavano, in linguaggi diversi, e lo aiutavano ad affrontare con forza d’animo i passaggi più esposti sul sentiero della vita”. (p.210)
L’atteggiamento più giusto di fronte alla vita, per Giovannino, è prenderla come viene, lasciarsi andare sapendo di non poterla governare ed essere felice di stare al mondo.
Rispetto ad alcuni romanzi precedenti, Martinelli filosofeggia pochissimo e lascia parlare i fatti, cosicché acquista scorrevolezza e il mondo montanaro viene presentato con molta immediatezza.
Sulla via del ritorno – il jobrero che rimpatria dopo tanti anni è un leit-motiv di Martinelli – Giovannino incontra uno strano personaggio che non risponde ai suoi richiami e addirittura estrae una pistola e gli spara, fortunatamente senza colpirlo.
Scoprirà in seguito che si tratta di GioBatta Lazeri detto Canippa per via del grosso naso. È un individuo prepotente, detestato in paese, amico dei fascisti, dai quali ha fatto sequestrare tutte le armi della zona. I paesani, stanchi delle sue bravate, hanno deciso di farsi giustizia da soli e stanno meditando l’omicidio del Canippa. Per questo hanno usato Giovannino come corriere per una pistola, che un loro amico di Recoaro si è procurato.
Destinatario ufficiale del pericoloso pacchetto è il Bernardo Broz, detto Bibi, un uomo che vive in un maso così isolato che non vi arriva neppure la corrente elettrica.
La trama assume risvolti gialli, l’omicidio avverrà, ma in modo diverso dal previsto…
Accanto a quest’aspetto, si delinea – ed è l’elemento più bello del romanzo – la vita della valle e dei suoi abitanti, i loro dialoghi attorno a fatti semplici, ma essenziali.
Centro della vita del paese sono le due osterie (soprattutto quella familiare della Emma), luoghi d’incontro e di cioche formidabili.
Qui, tra il profumo della polenta e del formaggio, tra il vino , la sgnapa, il caffè d’orzo corretto con il vino rosso, compaiono personaggi originali come il Didon, un boaro gigantesco, con un portamento che ricorda “quei fusti di rovere venuti al mondo per essere destinati alla costruzione di botti idonee ad invecchiare il vino” (p.63), o il misterioso zio Sito, anzianissimo, con la dignità e l’eleganza di un frassino d’autunno.
In paese ognuno si fa gli affari suoi, ma tutti vogliono essere informati delle novità, così le notizie corrono ed è normale che sia così, visto che vi sono frequenti e intrecciati legami di parentela, i cognomi sono sempre gli stessi e per distinguere i vari rami di una stessa famiglia si usano i soprannomi.
La vita prosegue con i suoi ritmi nella valle, dove comunque – Martinelli non tralascia mai di sottolinearlo nei suoi libri – la guerra ha lasciato ampie ed evidenti tracce, devastato paesi, disseminato la montagna di ordigni inesplosi, ma anche di commoventi segni dell’umanità che lì ha combattuto ed è morta. Emblematici i resti, che Giovannino trova, di un maglione grigioverde fatto a mano, probabilmente da una madre per il figlio soldato.
Giovannino, l’uomo che ritorna, riscopre odori, sapori e persone, percepisce un senso di nuovo benessere e di avvicinamento alla natura, così ridente e rigogliosa, piena di vita. L’aria di Obra è speciale.
“Erano gli stessi odori conosciuti nei suoi primi anni di vita: odori di case, di fieno e di stalle; odori di terra, di fiori e di boschi. E l’insieme di questi aromi andava a caratterizzare l’aria profumata del suo piccolo paese, la sua Jobra. Non erano stati dimenticati”. (p.83)
Accolto con simpatia e ospitalità jobrera, Giovannino ritrova una serenità che non credeva più possibile nel suo paese d’origine e…. scopre anche antiche storie e la soluzione di un delitto, con tanto di brindisi finale alla memoria del Canippa, che ha avuto il buon gusto di togliersi di mezzo.

Articolo apparso su lankelot.eu nel maggio 2010

Edizione esaminata e brevi note

Mario Martinelli (1962) scrittore e montanaro di Obra in Vallarsa.

Mario Martinelli, Punto di svolta (Wendepunkt), Trento, editrice La Grafica 2009.

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