Martinelli Mario

Lo spirito del bosco

Pubblicato il: 3 Maggio 2010

Tra le montagne, nel silenzio della natura, può capitare di sentire una strana voce, a volte un po’ impertinente, ma saggia: è lo spirito del bosco, che si può manifestare ovunque ci sia un albero, ma si rivela in particolare tra i monti della Vallarsa, lì dove si è combattuto durante la prima guerra mondiale e tanti ragazzi sono morti.

Lo spirito del bosco parla a due giovani amici che hanno salito insieme il passo Buole, pernottando in uno stol, (dal tedesco stollen, galleria, cunicolo) una caverna scavata dai soldati in tempo di guerra.

È una voce, oppure un venticello o forse è l’anziano signore “dal piglio gaudente e lo sguardo soffice” in giacca marrone e pantaloni beige con la piega, scarpe nere lucide, un foulard verde al collo e un bastone da passeggio, che si definisce padrone del proprio tempo e si fa incontrare da Fortunato Broz, il giovane protagonista del romanzo.

Fortunato è un montanaro di Obra, è innamorato di Luigia e vuole sposarla, ma si è scontrato con l’opposizione di suo padre. Antiche ruggini famigliari hanno scavato un solco tra le due famiglie e il suo vecchio non ha ammesso repliche, così Fortunato si è messo in cammino, attraverso i sentieri, per Ala, dove vive il suo colto amico Livio Dal Bosco, aiuto bibliotecario.

I due s’intrattengono in dialoghi personali, che rivelano le letture dell’Autore, e poi decidono insieme l’escursione montanina, forti di un affiatamento e di una consuetudine di lunga data.

Fortunato è vivace, intraprendente, è legato alla sua montagna come a una levatrice premurosa, però è attratto dalle lusinghe di una vita diversa che, come sirene, a volte lo chiamano. Ha bisogno di una guida, di un mentore come Livio, o forse soltanto di fare chiarezza in se stesso con il semplice aiuto della natura, visto che “è la beatitudine la condizione naturale del creato” (p.16).

Romanzo di formazione-iniziazione, “Lo spirito del bosco” conserva i tratti distintivi della narrativa di Martinelli: l’amore per la montagna, le osservazioni sul carattere dei montanari, una grande sensibilità per la bellezza e il fascino della natura, che offre sempre nuovi spettacoli ad ogni ciclo stagionale.

La montagna è il grande punto di riferimento e il nume tutelare dei personaggi di Martinelli, è il luogo che dà pace ai conflitti interiori, dispensa gioia e non ci si stanca mai di osservarla e di scoprirla. Voci e suoni della montagna danno a volte un “canto pastorale”, ma i silenzi notturni sanno intimidire e incutere un senso di reverenza, è un luogo speciale proteso tra terra e cielo, intriso di presenze misteriose come lo spirito del bosco o – chissà – qualche gnomo.

Scoiattoli e camosci balzano tra i boschi e le rocce e osservano le presenze umane, ospiti non sempre degne di tanta bellezza.

I montanari, abitatori di queste terre, rivelano il loro carattere caparbio, ma leale, dall’“indocile fierezza”. È gente abituata a lavorare molto per ottenere poco e sa utilizzare quel che ha senza sprechi, sa rispettare l’ambiente e vivere in simbiosi con la natura, sa attingere alle tradizioni degli avi, dai quali c’è sempre da imparare.

I montanari non sono tutti uguali, ci sono differenze tra i vari paesi, così un abitante di Ala come Livio è diverso da uno jobrero (abitante di Obra) come Fortunato.

Scopriamo così che Obra, nel passato, era una colonia penale della Serenissima.

“Te lo dico io, noi siamo i discendenti di una razza di galeotti, assassini briganti che si sono allignati sulla montagna, in maniera selvaggia, come una comunità di dannati in esilio che neppure i gendarmi ci andavano mai al verso. Ecco perché facciamo paura. Ecco perché quelli che ci conoscono sanno che con noi c’è poco da scherzare”. (p.57)

Tanto tempo è trascorso da allora, però quei monti mantengono le tracce della perversità umana, che ha scatenato un’assurda e sanguinosissima guerra. Trincee, camminamenti, grotte e gallerie, resti di filo spinato, oggetti, residuati, buche delle esplosioni costellano quel terreno, dove ora parla lo spirito del bosco.

“Ma la natura risana in fretta e quelle ferite non tarderanno molto a rimarginarsi; in quelle buche scavate dalle granate si depositeranno i semi di alberi che cresceranno rigogliosi, alti, a dominare il versante; e quei muretti a secco, testimonianze di piccoli cimiteri improvvisati, si presteranno a conservare il ricordo delle cerimonie funebri, svoltesi sotto la pioggia, in onore di tutti quei commilitoni che qui giunsero al termine del loro sentiero, dopo aver posato il piede sulle vette di un’alta poesia. Finché, un giorno, il terreno tutto livellerà, e allora non si riuscirà più a distinguerne l’esatta ubicazione”. (p.92)

articolo apparso su lankelot.eu nel maggio 2010

Edizione esaminata e brevi note

Mario Martinelli (1962) scrittore e montanaro di Obra in Vallarsa.

Mario Martinelli, Lo spirito del bosco, Trento, editrice La Grafica 2008. Con disegni dell’Autore.

Approfondimento in rete: Mario Martinelli