Franchi Gianfranco

Radiohead. A kid

Pubblicato il: 17 Settembre 2009

 I Radiohead erano sempre stati per me un puro nome, almeno fino a quando non ho iniziato a conoscere Gianfranco Franchi, che li citava nelle sue opere di narrativa, collegandoli ad alcune sue esperienze biografiche. Ne avevo ascoltato qualche pezzo spinta soprattutto dalla curiosità, ma non mi ero mai posta eccessive domande sui loro testi.

Adesso Franchi se n’è uscito con questo librone dettagliatissimo e si è aperto un vero universo letterario, che mai avrei sospettato celarsi dietro canzoni rock.

I Radiohead sono una band di letterati, Yorke è un grande lettore e un abilissimo assemblatore di testi, sa trasfigurare liricamente le sue semplici esperienze quotidiane, le sue nevrosi, le sue ossessioni, ma sa trovare anche punti di riferimento letterari assai importanti. Le sue canzoni rivelano un substrato colto molto vasto e una dimensione d’impegno, di consapevolezza dei problemi mondiali non comune.

Yorke è una rockstar atipica: scrollatosi di dosso la fama di depresso legata a “Creep”, è in realtà un padre di famiglia, innamoratissimo della moglie Rachel e ossessionato dalla paura di perderla. Niente maledettismo, niente eccessi, né manie suicide. Lui e i suoi compagni finiscono a volte per telefonarsi tra loro per farsi compagnia, discutono accanitamente in sala d’incisione, ma poi sono normali borghesi, persone che si conoscono dagli anni della scuola, a Oxford, e sono ormai affiatati.

Il libro di Franchi è un saggio scorrevole come un romanzo, è un lavoro estremamente accurato e preciso, filologico, che analizza, brano per brano, tutti i testi dei Radiohead comprese le b side, attua confronti con altri gruppi o autori rock, ricostruisce la genesi delle composizioni, riporta le dichiarazioni autoriali rilasciate nelle interviste.

Solo una grande passione, che trapela dalle pagine, poteva dare vita a un’opera del genere, tra l’altro perfettamente collegata in tutte le sue parti, in modo da costituire un continuum e da tener desta l’attenzione. L’intento di Franchi appare addirittura pedagogico, come ha osservato Luca Martello, nel condurre il lettore in questo viaggio dal primo all’ultimo (per ora) album dei Radiohead.

Franchi riporta, traduce e commenta letterariamente ogni pezzo, scoprendo affascinanti collegamenti a moltissimi autori (Douglas Adams, Pynchon, Monbiot, Larkin, Barrie, Vonnegut, Il libro tibetano del vivere e del morire, Orwell) fino ad arrivare alla Bibbia.

Da studioso, Franchi va a leggersi ogni testo citato da Yorke e cerca di ricostruire le chiavi della “implacabile, magmatica e camaleontica” creatività del bardo di Oxford.

Pur immaginando talvolta vicende personali legate alla nascita di qualche canzone, Franchi non scade mai nel gossip, rimanendo sempre nei limiti della discrezione e della riservatezza. Preferisce scavare nei testi, attenersi giustamente all’ambito letterario a costo di infilare qualche osservazione tutta personale, come quella contro la legge 180. Tra le righe parla talvolta Franchi: battagliero, combattente (come Yorke) per la causa dell’arte e della giustizia, lo sguardo alla speranza, la ferma volontà di resistere al male.

Scopriamo così che Yorke è un trickster, un ingannatore, uno che sa prendersi gioco di tutto e sa mostrare la sua essenza per un attimo per poi ritrarsi. Yorke dissemina i riferimenti alle opere letterarie integrandoli nei suoi testi, è un combattente “figlio della piccola borghesia oxoniense, sensibile nei confronti dei disagi del popolo e delle prevaricazioni dei regimi occidentali, si danna per rivendicare i diritti degli esseri umani”(p.18), ma è anche un padre affettuoso e un marito devoto.

Yorke è un cittadino consapevole e impegnato, preoccupato per le sorti del mondo –notevoli i riferimenti apocalittici nella sua opera – per l’inquinamento, per la disumanizzazione e il controllo negli esseri umani da parte dei potenti, per tutta la corruzione e la menzogna che regnano in politica.

Il saggio di Franchi si rivela importante perché fa sprigionare una grande ricchezza dai testi – per la musica sarebbe necessario un altro libro – e può rendere molto più consapevoli i fan dei Radiohead, specie quelli più giovani, magari invitandoli a nuove letture e a un impegno maggiore per lasciare un mondo migliore di quello che hanno trovato.

Dal punto di vista personale si è trattato di un’interessante scoperta, musicalmente trovo i Radiohead non facili – non propongono certo “canzonette” – e, a volte, lontani dalla mia sensibilità, di sicuro originali e impegnati.

Articolo apparso su lankelot.eu nel settembre 2009

Edizione esaminata e brevi note

Gianfranco Franchi, “Lankelot” (Trieste, 9 gennaio 1978). Ha pubblicato narrativa:Disorder” (Il Foglio Letterario, 2006), “Pagano” (Il Foglio Letterario, 2007), “Monteverde” (Castelvecchi, 2009), poesia: “L’inadempienza” (Il Foglio Letterario, 2008) e saggistica: “Radiohead. A Kid. Testi commentati” (Arcana, 2009). Ha curato la plaquette “Lettere alle tre amiche” di Scipio Slataper (Alet, 2007) e l’audiolibro “L’altro viaggio in Italia. Dal Cinquecento al Duemila” (Il Narratore, metà luglio 2009).

Gianfranco Franchi, “Radiohead. A Kid. Testi commentati”, Arcana, Roma, 2009.