Nell’accensione dei colori della riviera francese, a mezzogiorno, una giovane attrice americana, Rosemary Hoyt, si reca alla spiaggia, luogo elegante, riservato a pochi negli anni Venti.
Rosemary è bella e fresca, ancora “coperta di rugiada” e ha compiuto un viaggio in Italia accompagnata dalla madre, una donna scaltra che, rimasta vedova per due volte, si è dedicata all’educazione e alla tutela della figlia.
Rosemary incontra due gruppi di americani, ma è attratta soprattutto da un uomo dai capelli rossi e gli occhi azzurri:è brillante, gentile e pieno di fascino, la sua voce “corteggiava il mondo”. La giovane percepisce in lui autocontrollo e autodisciplina e ha la sensazione, fin dal primo istante, che egli vegli su di lei e la protegga.
Il primo colloquio con la bellezza avviene dunque, per il giovane uomo, di fronte a un mare “dai colori misteriosi come le agate e i cornioli dell’infanzia, verde come un latte verde, azzurro come acqua di lavanda, scuro come vino”. (p.70).
Al cospetto di una società gaudente e superficiale, incline al pettegolezzo e all’ipocrisia, spietata e snob, l’uomo sarà fortemente attratto dalla giovinezza e dalla bellezza di Rosemary.
“La guardò e per un momento lei visse nel luminoso mondo azzurro degli occhi di lui, con curiosità e fiducia”. (p.65)
I due hanno l’occasione di ballare insieme e Rosemary “aveva sentito la propria bellezza irraggiare sfavillante contro la figura di lui, alta e forte, mentre fluttuavano come immersi in un sogno divertente: lui la faceva girare qua e là con una tale delicatezza di guida da farla sentire un mazzo di fiori luminoso, un pezzo di stoffa preziosa sciorinata di fronte a cinquanta occhi”.(p.143)
Rosemary vive attimi di pura gioia, valorizzata nella propria femminilità.
Eppure il dottor Dick Diver, brillante psichiatra, non dimentica di essersi legato per sempre a un’altra donna, di bellezza e carattere diverso: la sua giovane moglie Nicole, ricchissima nipote di un capitalista americano che si è fatto da sé, madre di due graziosi bambini.
Nicole ha “un viso duro e bello, che faceva pena” (p.59) – osserva Rosemary – ha la voce bassa e rauca come Daisy ne “Il grande Gatsby”, è bionda con gli occhi verdi e anche la sua presenza s’accompagna ai colori. Una sciarpa lilla alla luce del sole le accende viso e piedi di un’ombra lilla, Nicole procede tra “peonie caleidoscopiche ammassate in nuvole rosa, tulipani neri e marroni e fragili rose dallo stelo violaceo” (p.82).
I Diver sembrano una coppia perfetta, ricchi, belli, felici, ma la loro tranquillità è soltanto apparente ed è raggiunta attraverso un “patto disperato con gli dei”, che condurrà Dick al tracollo.
La prima parte di “Tenera è la notte”, quarto romanzo di Fitzgerald, introduce così un protagonista brillante e vivace, un “organizzatore di allegria intima”, di feste raffinate e piacevoli. Dick sembra sempre calmo e posato, poiché sa nascondere le sue paure e tristezze, conquista chiunque per la sua gentilezza, ma vive in realtà drammaticamente il contrasto tra i suoi doveri verso Nicole e la passione per Rosemary.
“Il mento dominava le linee di dolore intorno alla bocca, costringendole su nella fronte e all’angolo degli occhi, come una paura che non si può mostrare in pubblico”. (p.174)
Esiste una profonda antitesi tra realtà e apparenza nel rapporto di coppia dei Diver, Dick e Nicole condividono una movimentata vita sociale, circondati da una corte di personaggi stravaganti e talvolta ipocriti e, quando inevitabilmente il loro umore cede, danno la colpa alla stanchezza e alla fatica degli altri.
Dopo aver introdotto i protagonisti e aver lasciato intendere un loro passato ancora non rivelato, Fitzgerald rievoca, nella seconda parte del romanzo, la vicenda di Dick e Nicole, ragazza bella e ricchissima, segnata dalla malattia mentale per un passato familiare drammatico. La diagnosi è schizofrenia (come per Zelda, la moglie di Fitzgerald) e il giovane dottor Diver che l’ha in cura sa che Nicole non può essere lasciata a se stessa, dev’essere curata, protetta, ha bisogno di qualcuno che sempre ricomponga per lei l’universo.
Dick è fortemente attratto da lei e se ne innamora. Di fronte ha una carriera brillante, ha già pubblicato alcuni saggi, sa di essere benvoluto dai pazienti.
Nicole è dolce e fragile, ha un “sorriso infantile che era come tutta la giovinezza perduta del mondo” (p.210) e un viso angelico, è misteriosa e quasi ignara della vita, ma vive l’egoismo dei malati che desiderano continue attenzioni e dipendono da chi li cura.
Dick le dona equilibrio e sicurezza, la protegge e lei gli porta qualsiasi piccola conquista come un dono sacrificale, ma periodicamente ricade nei suoi squilibri e non sa amare i suoi figli “orfani sotto tutela”.
Il legame diviene una trappola, un laccio mortale per Dick, oltre tutto la ricchezza di Nicole, se da un lato consente alla famiglia un altissimo tenore di vita, dall’altro sembra schiacciare Dick, sovrastarlo e renderlo dipendente.
L’apertura, insieme a un collega e amico, di una lussuosa clinica per ricchi nevrotici in Svizzera viene realizzata proprio grazie al denaro di Nicole e con l’intromissione della sorella di lei, una donna egoista e volgare, un’affarista senza scrupoli, che pensa di aver acquistato il dottor Diver, risolvendo una volta per tutte il problema di Nicole.
Dick interiormente soffre per anni silenziosamente.
“Davanti a lei doveva conservare una fronte perfetta ora e domani, la settimana prossima e il prossimo anno”.(p.247)
Dick è il punto di equilibrio, ma gli riesce sempre più difficile conciliare il duplice ruolo di medico e marito, esercita un costante, rigido autocontrollo su di sé e sui propri sentimenti verso Rosemary.
“A volte è più difficile privarsi di un dolore che di un piacere, e il ricordo lo dominava a un punto che per il momento non poteva far altro che fingere”. (p.249)
La vitalità di Dick va spegnendosi poco a poco.
“Vi sono ferite aperte, a volte ridotte alle dimensioni di una punta di spillo, ma sempre ferite. I segni della sofferenza sono confrontabili piuttosto con la perdita di un dito o della vista di un occhio. Possiamo non perderli neanche per un minuto all’anno, me se li perdessimo non ci sarebbe niente da fare”. (p.250)
Partecipando in continuazione alle periodiche disintegrazioni di Nicole, Dick perde se stesso, stritolato dal suo matrimonio e dall’onnipotente denaro di lei.
Col tempo Dick prova una nuova freddezza nel suo cuore, che non distingue più dal distacco autoprotettivo di medico. A Roma rivede Rosemary, il loro rapporto si consuma e si conclude. Lei è “l’eterna luce lunare”, ormai una donna affascinante e bella, ma Dick ha iniziato una parabola discendente inesorabile.
Interessanti nella seconda parte sono alcuni squarci rapidi sulla vita nella clinica psichiatrica e sui pazienti. Certamente non è il partecipe sguardo tobiniano, qui si tratta di benestanti nevrotici spesso assai pretenziosi, ma qualche figura è interessante. Colpisce il fatto che l’omosessualità sia considerata una malattia vergognosa e che si pretenda di curarla in manicomio.
La terza parte vede la dissoluzione finale, Dick precipita nell’alcolismo, smarrisce anche l’etica professionale, la clinica viene venduta e i Diver si ritirano in quella villa della Costa Azzurra che li aveva visti coppia brillante all’inizio del romanzo.
Dick diviene un uomo triste e irascibile, si rende ridicolo agli occhi di Nicole e di Rosemary mentre, in parallelo, Nicole fiorisce, diventa autonoma, prova pena e disprezzo per quell’uomo esaurito e decide di abbandonarsi a una nuova passione.
La bellezza se ne va altrove, nel mondo governato dalla ricchezza non c’è posto per i cedimenti.
“Il caso era concluso. Il dottor Diver era in libertà” (p.403)
Anche la bella spiaggia esclusiva, scoperta da Dick per Nicole, si è imbarbarita, affollata da gente di tutti i tipi e violata da infrastrutture.
Romanzo lungo e complesso, “Tenera è la notte” prende il titolo da un verso dell’ode “A un usignolo” di Keats. Fu un’opera dalla stesura tormentata, Fitzgerald ne elaborò infatti numerose versioni dal 1925 al 1934, tra i molti affanni causati dalla malattia di Zelda. Quest’ultima scrisse nel 1931 un suo romanzo “Save me the waltz” dal contenuto fortemente autobiografico, che coinvolgeva lo stesso Fitzgerald. La successiva pubblicazione di “Tenera è la notte” sembra costituire una sorta di risposta al libro di Zelda. Il pubblico accolse freddamente l’opera, cui invece l’Autore voleva continuare a dare delle possibilità.
Riduttiva è una lettura del romanzo che si limiti a considerazioni sul denaro e sul suo potere di corruzione. Indubbiamente osservazioni su questi aspetti non mancano, colpisce ad esempio la diversa relazione col denaro di Nicole e Rosemary. Nicole è ricca da sempre, spende a piene mani non solo per sé, ma per regali agli amici, sente sua la ricchezza; Rosemary invece, allevata dalla madre per lavorare e rendersi indipendente (qui ci sono le tracce dell’emancipazione femminile, che iniziava allora), considera il denaro come qualcosa di miracolosamente prestatole e da usarsi con cura. Economicamente Rosemary è un uomo secondo sua madre. Entrambe sanno di piacere agli uomini e sanno di aver acquisito un potere che prima era di dominio maschile.
“Tenera è la notte” è romanzo di analisi dei sentimenti e della vita di coppia, è romanzo della bellezza e dei colori che accanto a lei si accendono e dell’impossibilità di trattenerla nel mondo moderno.
Articolo apparso su lankelot.eu nel settembre 2009
Edizione esaminata e brevi note
Francis Scott Key Fitzgerald (St.Paul, 1896 – Hollywood, 1940), scrittore americano, vissuto tra New York e Parigi.
Francis Scott Fitzgerald, Tenera è la notte, Oscar Mondadori, Milano 1978. Introduzione e traduzione di Fernanda Pivano. Titolo originale: Tender is the night.
Approfondimento in rete: Wiki en / Scott Fitzgerald Society / Kjriasto / Testo completo (EN) in Project Gutenberg / http://it.wikipedia.org/wiki/Tenera_%C3%A8_la_notte
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