Fitzgerald Francis Scott

Il grande Gatsby

Pubblicato il: 2 Agosto 2009

olgendo in un isolamento totale la figura del padron di casa, in piedi sulla veranda con le mani alzate in un gesto cerimonioso di addio”. (p.88)

Gatsby è affascinante e misterioso, bello, si esprime con eleganza.

Gatsby è un sorriso che conquista.

Era uno di quei sorrisi rari, dotati di un eterno incoraggiamento, che si incontrano quattro o cinque volte nella vita. Affrontava – o pareva affrontare – l’intero eterno mondo per un attimo, e poi si concentrava sulla persona a cui era rivolto con un pregiudizio irresistibile a suo favore.” (p.82)

La sera Gatsby volge il suo sguardo alla luce verde del molo al di là della baia, dove vive Daisy. È a lei che tende le braccia, tremando nella notte, è per poter contemplare l’infinito sogno della sua bellezza che ha costruito lì la sua casa.

Suo desiderio rivederla, riconquistarla, farla sua per sempre: nella memoria Daisy è rimasta intatta, è un sogno inattaccabile e incorruttibile, più forte e più bello della stessa realtà.

“Non c’è fuoco o gelo tale da sfidare ciò che un uomo può accumulare nel proprio cuore”. (p.117)

Se ne rende conto il narratore del romanzo, Nick, vicino di casa di Gatsby e cugino di Daisy. Nick è un ricco borghese, laureato, lavora come agente di cambio e vive nello West Egg. Non condivide le scelte di Gatsby, ma percepisce il suo fascino e la sua integrità rispetto alla società corrotta che lo circonda.

Sarà a Nick che Gatsby si rivolgerà per rivedere da solo Daisy, ormai sposata con Tom Buchanan, un ricchissimo quanto arrogante giocatore di football, un uomo aggressivo, di idee razziste, che la tradisce impunemente, ma le ha garantito quel tenore di vita dispendioso che Gatsby non era in grado di offrirle all’epoca del loro amore.

Sarà un Gatsby emozionatissimo, addirittura imbarazzato, quello che rivedrà Daisy per la prima volta dopo tanto tempo, attento affinché ogni dettaglio dell’ambiente sia curato, preoccupato nel condurla nella sua dimora, nel suo mondo, stupito che il sogno si sia materializzato davanti a lui.

In quei momenti la luce verde perde il suo significato simbolico, sostituita dalla realtà vicina. Per un attimo Gatsby è felice, sicuro dell’incarnazione perfetta dell’ideale.

Daisy è levità e bellezza agli occhi di Gatsby, ma è anche superficialità, cinismo, incoscienza, ama lusso e ricchezza, ha quelle caratteristiche che paiono ritornare nei personaggi femminili di Fitzgerald, capaci di far innamorare e contemporaneamente di demolire un uomo. Alcuni suoi tratti possono richiamare la moglie Zelda (il commento alla nascita della figlia: “Spero che sia bella e stupida, una bella stupidina”). La stessa Zelda rifiutò dapprima di sposare Fitzgerald, poi, quando lui ebbe successo e denaro, lo accettò.

Nella prima apparizione di Daisy, l’Autore, quasi ad accentuare il senso di leggerezza che si respira attorno a lei, sottolinea soprattutto la sua voce “bassa e conturbante”.

Era il tipo di voce che l’orecchio segue in tutte le modulazioni come se ogni parola fosse un raggruppamento di note che non verrà mai più ripetuto. Il viso di lei era triste e bello, pieno di cose splendenti: occhi splendenti e una splendente bocca piena di ardore; la voce aveva una vitalità che gli uomini che l’avevano amata trovavano difficile dimenticare: era un invito modulato, un «ascoltami» bisbigliato, che prometteva per l’ora seguente cose gaie e interessanti come quelle vissute un minuto prima”. (p.53)

La sua voce sarà un “canto immortale”, la bellezza contemplerà i giardini, i fiori, sarà come luce che emoziona e trasfigura colui che non può che adorarla.

In un giorno lontano l’uomo si era per sempre incatenato a quella bellezza, sbocciata per lui come un fiore.

Impossibile staccarsi da quell’ideale, accettare la morte del sogno.

Erano gente sbadata, Tom e Daisy: sfracellavano cose e persone e poi si ritiravano nel loro denaro o nella loro sbadataggine”. (p.181)

La tragedia, prima di compiersi definitivamente, è già tutta nella mancata corrispondenza della realtà al sogno coltivato tanto a lungo e arricchito di ogni dettaglio.

Romanzo di grande intensità “Il grande Gatsby” regala pagine di pura poesia, mentre delinea un ritratto dell’America degli anni Venti, di una società spensierata e ricca destinata a frantumarsi in fretta. Degno sfondo è la città, New York, che già in quegli anni sta acquistando le caratteristiche di grande metropoli: traffico di persone e automobili, vitalità e storie che s’intrecciano, solitudini terribili, emarginazione e povertà. Nick ne percepisce lo spirito, da un lato ne è affascinato, dall’altro ne coglie i contrasti e i problemi, la bellezza e il mistero.

Gatsby incarna il sogno americano nella sua integrità, racchiude la stessa meraviglia degli antichi coloni olandesi di fronte al nuovo mondo incontaminato.

La sua forza è nella speranza, nell’aver creduto all’amore al di là di ogni ipocrisia e nell’averlo alimentato fino all’estremo, anche dopo averlo visto allontanarsi e dissolversi, per questo rimarrà un personaggio memorabile.

Gatsby vive il presente, spera il futuro, ma lo sguardo è al passato, al ricordo che custodisce inossidabile, quale perno della sua stessa esistenza.

Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato”.(p.183)

articolo apparso su lankelot.eu nell’agosto 2009

Edizione esaminata e brevi note

Francis Scott Key Fitzgerald (St.Paul, 1896 – Hollywood, 1940), scrittore americano, vissuto tra New York e Parigi.

Francis Scott Fitzgerald, Il grande Gatsby,Oscar Mondadori, Milano 1987. Introduzione e traduzione di Fernanda Pivano.

Titolo originale: “The great Gatsby”.

Approfondimento in rete: Wiki en / Scott Fitzgerald Society / Kjriasto / Testo completo (EN) in Project Gutenberg /