I primi di luglio dell’anno 2016 il governo, per bocca del ministro Del Rio, ha annunciato che il percorso della linea Tav Torino – Lione sarà rivisto e che così si potranno risparmiare 2,6 miliardi di euro. Annuncio che segue, guarda caso, la batosta del partito di Renzi (un tempo Partito Democratico) alle elezioni amministrative. C’è da chiedersi allora se sia davvero una bella notizia oppure una manovra politica per intortare ancora una volta un elettorato che, forse, inizia a farsi qualche domanda sulla bontà di quelli che fino ad ora sembravano autentici dogmi. Tra cui quello del Tav Torino – Lione quale indispensabile investimento per “crescere”, e perché “ce lo chiede l’Europa”. Angelo Tartaglia, docente al Politecnico di Torino, proprio riguardo queste affermazioni di Del Rio, non ha mostrato grande entusiasmo: “Come sempre ci si è sbizzarriti nelle valutazioni politiche senza nemmeno entrare nel merito […] Con una sorta di gioco di prestigio si cerca così di trasformare in dimostrazione di attenzione alle istanze dei cittadini e ai problemi economici del Paese una scelta che, da un lato, è ineluttabile e, dall’altro, dimostra che la faraonica ipotesi iniziale realizzava in realtà un inutile spreco (in quella tratta come in tutta l’opera)”. Ed ancora: “Le manipolazioni del tracciato lasciano tal quale la questione fondamentale e cioè il fatto che la Nltl è un’opera inutile realizzata a debito pubblico, direttamente, per la quota italiana, e indirettamente per quella europea (in Francia è la Court del Comptes che ha da ridire sulla produttività della spesa)”.
Gli argomenti di Tartaglia e di altri studiosi “No Tav” spesso non hanno superato la barriera dei cosiddetti grandi media e sono rimasti relegati a pubblicazioni specialistiche, sovrastati dai più consueti mantra della crescita osteggiata dai loschi cavernicoli con turbe silvo-pastorali. E quindi, ancora una volta, ci sembra opportuno scrivere di un’opera divulgativa che contesta radicalmente quelle che vengono definite “notizie e dati in veritieri e di previsioni fantasiose e prive di ogni attendibilità scientifica”. Avevamo già analizzato le opere di Ivan Cicconi sul micidiale “sistema Tav”, l’indispensabile “Binario morto” di Luca Rastello e Andrea De Benedetti, ed altre inchieste che svelavano una realtà fatta di cifre sparate a caso, leggi ad personam, di politici e giornalisti che fanno a gara in superficialità e ignoranza. Il libro edito da Intra Moenia, a cura di Guido Rizzi e Angelo Tartaglia, continua sulla linea volta a sbugiardare le tante affermazioni avventurose che, in questi anni, abbiamo letto sui grandi giornaloni; tipo che, nel caso della Val di Susa, “la vecchia linea è ormai satura (o prossima a saturazione), che il futuro vedrà una crescita esponenziale dei traffici tra Italia e Francia, che la nuova linea produrrà risparmi energetici e benefici ambientali, che i sindaci e le popolazioni sono stati consultati e convinti”. I contributi di Guido Rizzi (già professore di Fisica presso il Politecnico di Torino), Sergio Ulgiati (docente di Chimica ambientale e Analisi del ciclo di vita presso l’Università Parthenope di Napoli) e Ivan Cicconi (direttore dell’Associazione Nazionale Itaca, Istituto per la Trasparenza degli appalti e la Compatibilità ambientale), intendono invece svelare ” i reali interessi in gioco e le bugie che hanno costellato la progettazione dell’opera, amplificate dai grandi organi di informazione”. Per dirla con Marco Ponti, professore ordinario di Economia applicata al Politecnico di Milano (collaboratore dell’Istituto Bruno Leoni, e già definito dal ministro Lunardi “un pericoloso comunista-liberista”): “una grande opera inutile fa contenti quasi tutti: imprese di costruzione, banche, politici che le promuovono e regioni che le chiedono a gran voce […] da qui una pressione fortissima e un totale disinteresse sull’utilità, o anche solo la priorità, di queste opere; più sono e più costano e meglio è” (pp.69). In questo ordine di idee diventa più “conveniente devastare il territorio e poi ricostruire in condizioni di emergenza, le più remunerative”.
“Le bugie e la realtà” è un libro scritto con stile divulgativo, ricco di notazioni tecniche, un invito a “tornare con i piedi per terra […] ai prosaici fatti, all’antipaticissima e per nulla progressista aritmetica, alla logica elementare che contraddizion non consente” (pp.13); ma, nonostante l’argomento apparentemente circoscritto al Tav Torino – Lione, può diventare uno strumento per capire l’Italia di oggi: ovvero cosa vuol dire approssimazione, informazione drogata, avere a che fare con politici disonesti e chiacchieroni.
Le analisi “aritmetiche” e le analisi costi/benefici (Acb) (tra cui quella di Rémy Prud‘homme), come scrive Tartaglia nella prefazione, hanno messo in discussione l’idea di un’ulteriore espansione dei flussi di traffico sulla Torino – Lione, spiegabile “se non con accecamento ideologico o la deliberata volontà di direttore i finanziamenti sulle attività più redditizie per la lobby di banchieri – imprenditori – politici, che lucra soprattutto sulle grandi opere totalmente finanziate dallo Stato” (pp.24). Rizzi così riassume la questione del Tav in Val di Susa: “non ci sono passeggeri né merci che possano giustificare l’opera; la stazione internazionale di Susa potrà competere con la stazione sotterranea Av di Firenze per il titolo della più stupida (e costosa) del pianeta; le problematiche ambientali […] fanno rabbrividire” (pp.54). Anche la questione dei posti di lavoro, tirata in ballo da personaggi improvvisamente ammaliati dalle teorie keynesiane (anche se Keynes intendeva ben altro), viene pesantemente ridimensionata: “Nel caso del Tav (linea completa), 20 miliardi spalmati su 20 anni potrebbero generare circa 2000 posti di lavoro (in gran parte di scarsa qualificazione professionale, dunque affidati ad immigrati) più 4000 di indotto per la durata dei lavori (20 anni). Molto meno di quelli previsti dalla Green economy, per di più con molte rilevanti criticità” (pp.62). Criticità che, in carenza di fondi, nascono anche dalla cosiddetta procedura “stop and go”, tipo quella della Salerno- Reggio Calabria e imbastita dal commissario Virano e dal Ministro Lupi. Sergio Ulgiati, poi, mediante l’analisi del ciclo di vita, documenta i costi energetico ambientali nascosti di molte delle cosiddette grandi opere; e quindi i costi autentici dell’alta velocità in Italia.
Ivan Cicconi, terzo relatore, torna nuovamente sul devastante modello Tav assunto come riferimento per l’applicazione della “legge obiettivo” (la stessa che Cantone ha definito “criminogena”). Insomma, mentre nel 2013 l’aspirante premier Renzi, tentando di apparire un autentico rottamatore, scriveva di “un investimento fuori scala e fuori tempo”, di “iniziativa non dannosa, ma inutile”, di “soldi impiegati male”, ora siamo a promettere lo sconto, dopo aver perso le elezioni amministrative. A quanto pare entrando nelle stanze del potere il confine tra “le bugie e la realtà” tende a modificarsi; e così, come scrive ancora Tartaglia, non c’è da meravigliarsi se “l’apodittica bontà del Tav”, in un’Italia che ha una lunga tradizione di cortigianeria, venga riaffermata con “le alate sentenze di intellettuali che non distinguerebbero un treno da una barca a vela” (pp.12).
Edizione esaminata e brevi note
“Il Tav Torino – Lione. Le bugie e la realtà”, a cura di Guido Rizzi e Angelo Tartaglia, Intra Moenia (collana “quaderni Valsusa), Napoli 2015, pp. 160. Introduzione di Angelo Tartaglia.
Luca Menichetti. Lankenauta, luglio 2016
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