Baku sta diventando rapidamente una metropoli di tipo occidentale e come tale ci tiene ad avere un’anima “verde”. Quest’esigenza è decisamente in contrasto con il boom edilizio degli ultimi anni, che ha portato alla creazione di grandi grattacieli in centro e di enormi condomini e complessi abitativi in periferia. Esistono parchi e zone alberate sul suolo cittadino, ma non sono sufficienti e a Baku manca un vero e proprio cuore verde paragonabile a Hyde Park di Londra o a Central Park di New York. Ciò che più si avvicina a questi ultimi è il “Bulvar”, una striscia di verde lunga più di tre chilometri, che si trova sulla costa di fronte al centro città e che merita una trattazione a parte.
In realtà a Baku ci sono zone adibite a verde pubblico, tuttavia non sono abbastanza grandi per essere considerate veri e propri parchi pubblici. Spesso sono nascoste tra i numerosi palazzoni di almeno venti piani, tipici della periferia. In genere , come in moltissime altre parti del mondo, questi “mini-parchi” si caratterizzano per la presenza di altalene, scivoli e panchine chiaramente vecchi, la cui vernice dai colori vivaci sta ormai lasciando spazio alla ruggine. Le panchine in particolare sono di rara scomodità. Qualche albero, una fontana non funzionante e qualche ciuffo d’erba completano il quadro, che ad un primo impatto può dare un incredibile senso di tristezza e di abbandono. L’insieme non è propriamente quello cui una persona occidentale è abituata, tuttavia se si supera l’impatto iniziale e ci si siede per qualche minuto su una delle scomode panchine, si capisce che questi piccoli giardini pubblici non sono per niente abbandonati e costituiscono un punto d’incontro per tutto il vicinato.
I parchi pubblici veri e propri hanno una dimensione più estesa e sono ovviamente preservati con più attenzione. Una delle prime riflessioni che vengono in mente quando per la prima volta si passeggia in questi luoghi è che il concetto di parco pubblico in Azerbaigian è leggermente diverso da quello che abbiamo in Europa.
Un primo fatto che potrebbe sorprendere un turista è che molti parchi dell’Azerbaigian sono intitolati alla stessa persona: il defunto presidente Heydar Aliyev, un personaggio controverso e poco conosciuto in Europa, ma che ha dominato la scena politica azera per oltre trent’anni e che è stato presidente dell’Azerbaigian dal 1993 al 2003, quando suo figlio Ilham Aliyev ha preso il suo posto, posto che tuttora occupa. Heydar Aliyev è considerato il padre della patria e il principale fautore dell’attuale stato dell’Azerbaigian. Dalla sua morte avvenuta nel 2003, il culto della personalità nei suoi confronti si è esteso notevolmente e oggi in Azerbaigian si contano innumerevoli scuole, fondazioni, strade, statue e appunto parchi intitolati al vecchio presidente.
Tornando ai parchi, ad un livello estetico, ciò che subito si nota entrando, è che la vegetazione non è l’elemento principale del luogo. Le strade che corrono all’interno sono molto larghe e spesso convergono negli stessi punti, creando così piccole piazzette con al centro una fontana, generalmente non funzionante.
L’erba nei parchi non sempre è presente su tutta la superfice, laddove manca si può ben vedere il terreno sottostante sabbioso e quindi non adatto alla crescita di un prato vero e proprio. Al di fuori dei parchi la vegetazione spontanea, essendo prossima al mare, crea un paesaggio mediterraneo, che assomiglia a quello del Sud Italia.
Ritornando all’interno dei parchi comunque, l’erba è curata impeccabilmente e tagliata in stile inglese. Il colore può variare: in certi punti è un verde intenso, in altri invece è più secca e ha quindi un colore giallastro. Appare chiaro come qui sia piuttosto difficile mantenere l’erba in buono stato ed è forse per questo che è molto raro vedere qualcuno camminarci sopra. Non ci sono cartelli che lo proibiscano, ma si vede che si tratta di quello che potremmo chiamare il “buon senso comune”. Questo può risultare strano per un europeo: per noi è normale vedere gente che corre o che gioca a calcio o che semplicemente è seduta sul manto erboso, tutti atteggiamenti che qui non si vedono, anche perché non ci sono nemmeno gli spazi e le strutture per farlo. I manti erbosi non sono molto estesi e spesso sono inframezzati da alberi, non ci sono campi da calcio, o da pallacanestro o da pallavolo e non ci sono nemmeno percorsi predefiniti per chi fa jogging.
A questo punto una domanda può sorgere spontanea: cosa va a fare la gente nei parchi se non si può nemmeno toccare l’erba? La risposta è che qui i parchi sono considerati soprattutto come le piazze delle nostre città o dei nostri paesi. Per noi la piazza è quello spazio che si trova davanti alla chiesa o a qualche importante edificio pubblico. Qui non ci sono chiese, non è possibile sostare a lungo davanti agli edifici pubblici e le moschee non hanno ampi spazi adiacenti. Nel centro città esistono alcune zone che potremmo considerare piazze, ma in periferia gli spazi più simili ad esse sono appunto i parchi pubblici.
Girovagare per qualche parco pubblico a Baku può darvi un’idea di come le persone passano le giornate qui. La mancanza di spazi per lo sport è colmata dalla presenza, quasi in ogni di parco, di un piccolo luna parkcon tanto di giostre come autoscontri e montagne russe, tappeti elastici e stand di tiro al bersaglio.
Tutto ciò è accompagnato da numerosi bar e persino ristoranti molto graziosi e con tavoli all’aperto. Sedersi ad uno di questi tavoli ed osservare la gente gustando un bicchiere di buon “Cay”, il tipico tè, bevanda nazionale dell’Azerbaigian (attenzione che se non specificate che volete un bicchiere vi porteranno un’intera teiera!), è un bel modo per avere uno spaccato di vita quotidiana locale. Intorno a voi probabilmente vedrete seduti ad altri tavoli gruppi di anziani signori, tutti vestiti con pantaloni scuri, camicia chiara e giacca scura, che giocano a domino, a scacchi oppure a “Narde”, una versione locale del Backgammon che qui è molto popolare. Rimarrete sicuramente colpiti dalla violenza con cui i giocatori lanciano i dadi e muovono le pedine sulla scacchiera rettangolare, che è il campo di gioco. Più raro è vedere in giro donne anziane e, quando le si vedono, sono spesso accompagnate dal marito o da quella che probabilmente è la figlia. Donne più giovani invece è più facile vederne e molto spesso vengono al parco a portare i figli a giocare. Non è raro imbattersi in intere famiglie, del resto i parchi di solito sono ben attrezzati anche per i bambini più piccoli, con giochi molto belli e ben tenuti e che fanno venir voglia di ritornare bambini per poterli provare. Inoltre quasi ogni parco ha una sua dotazione di piccole macchinine a pedali che sono gratuitamente a disposizione dei bambini. Naturalmente è possibile vedere pure giovani in giro: gruppi di ragazze passeggiano chiacchierando rumorosamente e tenendosi a braccetto, i ragazzi di solito vanno in giro alla ricerca dei gruppi di ragazze e non è raro vedere anche coppiette giovani.
Nelle guide turistiche sull’Azerbaigian si dice che è raro vedere coppie di ragazzi andare in giro da soli per Baku. Tutto ciò era probabilmente vero qualche anno fa, e al di fuori di Baku è ancora così, tuttavia oggi è normale vederne e, per quanto queste coppie non si lancino in appassionate effusioni pubbliche come può succedere da noi, sono comunque accettate senza particolari problemi. Non si possono dare giudizi definitivi su una popolazione solo osservando le persone nei luoghi pubblici, tuttavia come dicevo, passeggiare tranquillamente in un parco di Baku, guardando con attenzione ciò che succede, è sicuramente un bel modo per entrare per qualche ora in una cultura diversa dalla nostra, che ha però le stesse necessità, come quella di avere spazi d’incontro pubblici. Noi abbiamo scelto le piazze, in Azerbaigian hanno scelto i parchi.
Per approfondire:
http://it.wikipedia.org/wiki/Baku
http://news.az/articles/9043/images
Francesco Ricapito, ottobre 2014
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