Nolan Christopher

Il cavaliere oscuro

Pubblicato il: 6 Agosto 2008

Ci eravamo lasciati con l’opera che ne raccontava la genesi, con molte licenze rispetto al fumetto senza perdere di vista però quell’elemento che ha reso Batman uno dei fumetti più fascinosi della DC Comics: il lato oscuro. L’eroe della notte, della tenebra, che come marchio porta con sé il proprio incubo primordiale: il pipistrello. E il pipistrello evoca la notte più buia, nell’inconscio di ognuno di noi, quella del vampiro. Certo Batman non è un vampiro, ma come un vampiro abita la notte, è una creatura del buio, dell’ombra, quasi infero. Non proprio le stimmate del classico supereroe, a ben guardare. Nolan, rispetto alla pur geniale ma più ludica – espressionista e immaginifica: molto più vicina agli stilemi dei cartoon – opera di Tim Burton (Batman, Batman. Il ritorno), e volendo tralasciare i due pessimi Joel Schumacher (Batman Forever, Batman e Robin), recupera le atmosfere malinconico-dark del fumetto e, ne Il cavaliere oscuro, le rende ancor più palesi del precedente Batman Begins. A partire proprio dall’antagonista dell’uomo pipistrello, un Joker assai più inquietante di quello di burtoniana memoria interpretato da Nicholson, autore peraltro di una prova d’assoluto livello. Il Joker interpretato dal compianto australiano Ledger è il vero valore aggiunto dell’opera, in un film che indaga le psicologie dei personaggi sulla ribalta in modo sorprendentemente maggiore rispetto ai consueti fumetti di celluloide (gli si avvicina solo l’ultimo Spiderman, in questo senso), fino a mostrarcene il lato oscuro.

Una banca che ricicla fondi della mafia viene rapinata da curiosi malviventi mascherati da clown. È l’inizio di un terrificante incubo per Gotham City, attaccata dal folle Joker, uomo senza passato dal volto pitturato e sfigurato, un villain  privo di qualsiasi remora morale e dagli imperscrutabili obiettivi. Facendo leva sulla dilagante corruzione di Gotham, Joker prima sfida la mafia per poi assoggettarla al suo progetto. Il suo vero nemico è Batman, perché incorruttibile paladino della giustizia, ma il suo vero obbiettivo è dimostrare a tutti che la natura umana è corruttibile, per creare un mondo che viva nel caos e nell’anarchia. La mente del malvivente si dimostra di intelligenza sopraffina, e ordisce trame che giocano proprio sul filo dell’ambiguità. Nessuno è immune dal fascino del lato oscuro, soprattutto se portato al limite, alle estreme conseguenze. È il caso del procuratore Harvey Dent, paladino della città e immagine del bene e del giusto contro la crescente corruzione, il quale perso l’amore e deformato in volto dalle fiamme cerca una improbabile vendetta abbandonando ogni tensione etica e morale. Batman si troverà a confliggere con una natura complessa e articolata, allorché Joker gli si proporrà anche come specchio in cui guardare il possibile altro da sé, quello albergante nell’antro oscuro, nella cavità in cui aveva conosciuto per la prima volta le sue paure inconsce. L’epilogo, affatto consolatorio, costringe il paladino delle ombre, il cavaliere oscuro, a eclissarsi nuovamente nella tenebra. Braccato dalla giustizia, come un comune malvivente. In attesa di riemergere dal buio, ogni qualvolta Gotham avrà bisogno di lui.

Dopo il brillante Batman Begins, Nolan dà vita ad una delle più complesse e riuscite trasposizioni di un fumetto che la storia del cinema ricordi. Il cavaliere oscuro è certo un’opera di intrattenimento, che dà modo a Nolan, in perfetta aderenza con la sua idea di cinema, di confermare le sue indubbie qualità di regista, come il senso del ritmo – grazie ad un montaggio sempre molto suggestivo – e la capacità di accompagnare le immagini con una musica che si sposa perfettamente con ogni singola inquadratura. Le sue sceneggiature sono molto accurate e anche quando, come nel caso in questione, le fasi della storia sembrano costruite secondo rigidi blocchi tematici, la qualità dell’insieme non ne risente minimamente. È un lavoro scientifico, chirurgico, mi par evidente, che si apprezza soprattutto alla primissima visione. E come in The prestige, anche oltre The prestige, nell’ultimo lungometraggio del regista londinese vi è un intenso gioco duale di specchi e di volti. Deformati, mascherati, alterati, trasfigurati, tutti i volti de Il cavaliere oscuro sono lo specchio del dubbio e dell’eterno conflitto tutto interiore alla natura umana: natura positiva contro natura negativa, semplificando. Uno dei più intensi momenti della pellicola è il faccia a faccia tra un Batman inquisitore e uno Joker imprigionato. Ma se la scena ci pone questa evidenza, per logica apparentemente penalizzante per Joker, Nolan ci dimostra come la dimensione psicologica della situazione presenti ruoli effettivamente ribaltati: è Joker che tiene in scacco il cavaliere oscuro, cercando di risvegliarne il cuore di tenebra. Emblematica, a questo proposito, è la parabola del Procuratore Harvey Dent, che vinto dal dolore trasfigura la sua anima ad immagine e somiglianza della deformazione del suo volto. Ci sarebbe da chiamare in causa Cronenberg e l’aderenza tra metamorfosi esteriore e metamorfosi interiore, ma senza scomodare il genio canadese e le sue ossessioni visive sulla fenomenologia del lato oscuro, è di tutta evidenza che anche Nolan lasci emergere come fondamentale sottotesto della pellicola la natura ambigua degli esseri umani a contatto col potere (potere senza alcuna accezione: né positiva, né negativa), l’eterno conflitto tra maschera e volto, tra essere e apparire. Non è un caso che il mondo di Gotham è rappresentato come corrotto, vinto dal denaro e dagli interessi particolari, anche e soprattutto nelle istituzioni che dovrebbero tutelare la città contro tutto ciò. Gotham non è niente più e niente meno che una megalopoli occidentale contemporanea, con i suoi vizi privati e le sue vere o presunte virtù pubbliche, che il regista britannico si diverte anche in questo caso a gettare nel caos e ad esporre al pericolo di un’ imminente Apocalisse, facendo ardere nel fuoco il simbolo del suo marciume morale (il denaro riciclato: Jocker, ottenuta la sua cospicua parte, lo brucia davanti agli occhi increduli dei mafiosi). Ancora una volta maschera e volto, per l’appunto.

Come nel Batman precedente, tornano i volti degli ottimi Christian Bale, Morgan Freeman, Gary Oldman e Michael Caine, cui si aggiunge quello del mai convincente – nemmeno in questo film, ad essere onesti – Aaron Eckhart: tutti in parte, o quasi, contribuiscono all’ottima resa della pellicola. Chi ruba a tutti la scena, però, è uno straordinario Heath Ledger, che corona la sua brillante e breve carriera di star con una prova maiuscola e allucinata, talmente caratterizzata da iscrivere il suo folle personaggio tra le maschere più rappresentative del nichilismo assoluto, trovando certamente un posto d’onore tra i cattivi ricchi di fascino della storia del cinema (anche “grazie” alla tragica dipartita, per lui l’Oscar postumo – sarebbe il secondo di tutti i tempi dato con queste modalità – pare cosa certa). Inevitabile che, a conti fatti, come accaduto al predecessore Nicholson nei confronti di Batman-Michael Keaton, questo Joker rubi la scena al supereroe. Il cavaliere oscuro si iscrive anche nella categoria dei film maledetti (uno su tutti: Poltergeist, i cui protagonisti furono investiti da un alone di sventura e di morte), dopo la morte di Ledger, l’arresto di Christian Bale, e le gravi condizioni in cui proprio in queste ore sembra versare Morgar Freeman, vittima di un incidente stradale.

Visti tutti gli elementi portati ad evidenza, mi par logico e consequenziale ribadire che Il cavaliere oscuro è un’opera complessa che va oltre il semplice intrattenimento di genere, un film godibile sotto tutti i punti di vista che può trovare – e che pare aver trovato, in effetti – larghissimi consensi, sia di critica che di pubblico. Un lungometraggio atipico per il coloratissimo mondo dei supereroi, nello spirito fedele proprio al più inquietante dei fumetti della DC Comics, quel Batman per il quale Bob Kane aveva immaginato un mondo di tenebra abitato totalmente da perdenti inossidabili, come Joker e – non sorprendetevi – lo stesso uomo pipistrello. Sostanzialmente dei diversi – come lo stesso Tim Burton insegna: e non è un caso che anch’egli abbia scelto Batman come supereroe da portare sul grande schermo -, in ossequio alla fiaba gotica più adulta, quella abitata da spiriti ribelli, solitari e malinconici.

Federico Magi, agosto 2008.

Edizione esaminata e brevi note

Regia: Christopher Nolan. Soggetto: Bob Kane, Bill Finger (fumetto), Christopher Nolan, David S. Goyer. Sceneggiatura: Jonathan Nolan, Christopher Nolan. Direttore della fotografia: Wally Pfister. Scenografia: Nathan Crowley. Montaggio: Lee Smith. Costumi: Lindy Hemming. Interpreti principali: Christian Bale, Heath Ledger, Michael Caine, Maggie Gyllenhaal, Gary Oldman, Morgan Freeman, Eric Roberts, Aaron Eckhart, Anthony Michael Hall, Monique Curnen, Michael Jai White, Nathan Gamble, Joshua Harto, Chin Han, Melinda McGraw, Nestor Carbonell, Cillian Murphy. Produzione: Warner Bros.Pictures, Legendary Pictures, DC Comics, Sincopy. Musica originale: James Newton Howard, Hans Zimmer. Titolo originale: “The Dark Knight”. Origine: Usa, 2008. Durata: 150 minuti.