Leggere questo libro è proprio come sentir parlare la Hack. Scorrendo le righe si ha quasi la sensazione di percepire il suo spiccato accento toscano, l’incedere della sua voce e persino l’accenno a qualche sorriso. Perché “Hack! Come io vedo il mondo” non ha alcuna velleità letteraria e sembra scritto di getto, mescolando appunti ed interviste, riflessioni e note personali. Qualcuno lo definisce un saggio, a me è sembrato più una sorta di zibaldone personale in cui Margherita Hack, nota in tutto il mondo per i suoi studi di astronomia, racconta di sé, della sua giovinezza, dei suoi studi, delle sue passioni e, ovviamente, delle sue stelle.
Margherita, o Marga come la chiama suo marito Aldo, è nata il 12 giugno del 1922. Questo libro è stato pubblicato nel 2012, al compimento dei suoi 90 anni. Eppure la Hack, profondamente atea, non mostra di avere alcuna preoccupazione della morte: “Non mi preoccupo tanto né della religione né della morte. La penso come Epicuro: quando c’è la morte non ci sono io, e quando ci sono io non c’è la morte. Della malattia sì, invece, ho paura: ho paura di soffrire, di non essere più autonoma, per questo sono così favorevole all’eutanasia. La vita e la morte appartengono all’uomo e non a Dio, secondo me“. Come si evince, Margherita Hack va diretta come un treno. Le bastano pochissime parole per spiegare cosa pensa e, per l’appunto, come “vede il mondo”. E questo libro è proprio come lei: un po’ spartano, immediato, spontaneo. Non ha paura della morte, la Hack, forse perché ha una vita pienissima che la spinge a trovare sempre stimoli diversi. E’ una donna forte e curiosissima: “vorrei campare altri diecimila anni, altro che il Paradiso, perché sono molto curiosa del futuro, vorrei scoprire cos’è la materia oscura, e l’ancora più misteriosa energia oscura che accelera l’espansione dell’universo, arrivare al primo attimo del Big Bang, esserci quando verrà mappato il Dna e tantissime altre cose“.
La prima parte di “Hack! Come io vedo il mondo” è dedicata, essenzialmente, ai ricordi della sua vita. La sua infanzia a Firenze e l’amore per i suoi genitori. Il padre, Roberto Hack, un contabile di origini svizzere e di religione protestante. La madre, cattolica diplomata all’Accademia di Belle Arti e miniaturista alla Galleria degli Uffizi. Una coppia che, per trovare il proprio equilibrio spirituale, decide di aderire alla dottrina teosofica insegnando a Margherita il rispetto per tutte le forme di vita. E’ per questo che la scienziata non ha mai mangiato carne né pesce in vita sua. I suoi ricordi riaffiorano attraverso un album fotografico. Ed è così che scopriamo un passato da atleta, una giovinezza vissuta durante il fascismo, un impegno appena sufficiente a scuola, la sospensione e un 7 in condotta per aver manifestato la sua contrarietà al regime di Mussolini, i viaggi in bicicletta, la passione per le moto e, nel 1944, il matrimonio con Aldo.
Ovviamente nel libro Margherita Hack racconta anche la sua carriera di astrofisica. La scelta di iniziare l’Università studiando Lettere e l’immediata voglia di scappare dopo una sola ora di lezione: “mi scocciai tanto e mi resi conto che ero tagliata più per i fatti che per le chiacchiere. Così decisi su due piedi di andare via, e soltanto allora mi ricordai che la fisica era la materia che mi piaceva di più. Mi iscrissi a Fisica, non dimenticando che il liceo dove avevo studiato era intitolato a Galileo Galilei“. Per la propria tesi, la Hack inizia ad occuparsi di spettroscopia stellare presso l’Osservatorio di Arcetri. Dopo, per lei come per tanti ragazzi di oggi, un periodo di precariato. A seguire è arrivato l’Osservatorio di Merate, in Brianza, e successivamente il trasferimento a Trieste dove la Hack ha potuto finalmente realizzarsi: “Trieste è stata invece molto interessante perché, avendo trovato un Osservatorio quasi inesistente, ho potuto ricostruirlo e fondare una scuola. Perciò sono rimasta a Trieste: se me ne fossi andata in sedi più prestigiose, come Milano o Firenze, avrei trovato tutto già funzionante e non sarebbe stato così divertente“.
Ma la vera voce di Margherita Hack arriva nella seconda parte del libro, quella in cui si lascia andare alle sue riflessioni astronomiche. E’ innegabile che quando parla delle sue stelle, della scienza che ha contraddistinto la sua esistenza e che le ha dato fama ed onore, la Hack si esalti e dia il meglio di sé. Una passione che trapela da ogni descrizione e da ogni spiegazione dell’universo. Anche per una profana come me è stato possibile afferrare qualche concetto prendendo coscienza di quanto questo mondo, seppur piuttosto complesso, sia affascinante. Leggere (ascoltare) la Hack è sempre molto avvincente, così come è interessante e divertente conoscere le sue idee su molto altro. La Hack, come tutti i grandi scienziati, vorrebbe vedere un Paese migliore che sappia investire sulla ricerca: “Non rendersi conto dell’importanza della ricerca, dire che “con la cultura non si mangia”, è una grossa bischerata. […] Quindi mi batterò sempre per sostenere la ricerca, per supportare lo studio dell’astronomia e degli altri campi“.
Edizione esaminata e brevi note
Margherita Hack è nata nel 1922 a Firenze. Si è laureata nel 1945 in Fisica con una tesi dedicata alle Cefeidi. Ha insegnato Astronomia all’Università di Trieste ed è stata la prima donna a dirigere l’Osservatorio Astronomico di Trieste dal 1964 al 1987. E’ membro delle più importanti società astronomiche del mondo. Ha pubblicato una lunga serie di saggi, di studi e di opere divulgative. E’ nota per il suo impegno per i diritti civili e per la sua passione per gli animali. E’ morta a Trieste nel 2013.
Margherita Hack, “Hack! Come io vedo il mondo”, Barbera Editore, Siena, 2012.
Pagine Internet su Margherita Hack: Wikipedia / Intervista Radio 3 Scienza / Speciale Rai
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