Aria, fuoco, terra e acqua. Quattro capitoli e cinque donne che raccordano il tempo e scandiscono vita. Le donne attendono, non sempre utilmente. D’altro canto tutti viviamo in attesa. Ma le donne di più. Perché della loro attesa si nutrono, nella loro attesa generano figli e attraverso l’attesa consumano volontà e desideri. Le prime due storie che incontriamo in “Attese” sono quelle di Rebecca e Tamar. Direttamente dalla Bibbia. Rebecca accetta di sposare Isacco, quel figlio sfuggito al gesto estremo di un padre pronto a sacrificarlo al suo Dio. Rebecca viaggia verso un uomo a cui si è promessa senza nemmeno sapere chi è. Poi viene la storia di Tamar, la sposa vedova due volte di due fratelli morti troppo presto. Non è ancora madre e vuole diventarlo. Per questo aspetta Giuda sul ciglio della strada. Lei ha scelto che sarà lui a darle un figlio. E così sarà.
A tener strette le storie di cinque donne è un pezzo di lino. Una stoffa ruvida e consumata dal tempo. Un telo che attraversa le vite di queste donne e le accompagna. Dalla Bibbia al primo Novecento. Claudia appartiene ad una famiglia ebrea che, un tempo, viveva nel Ghetto di Torino. Ha altre sorelle alle quali è molto legata e, un giorno, Arturo la chiede in sposa. Claudia non lo ama, non ancora. Si trasferisce con suo marito nella spenta e grigiastra Alessandra. I suoi figli le riempiono il cuore e il destino le porta via Arturo in una normalissima giornata dell’anno. Indossa il velo del lutto, quel velo di stoffa impalpabile che le ha lasciato sua nonna e che aveva trovato nella sua dote di sposa.
Un velo che passerà, come dono per un lieto evento accompagnato da una manciata di terra di Israele, nelle mani della levatrice Elvira. Lei fa nascere da sempre figli altrui forse per colmare il deserto di un ventre che non ha mai germogliato. E’ una donna forte e ormai anziana ma è anche una donna ebrea. Quando le leggi razziali entrano in vigore nessuno si sarebbe aspettato che Elvira e il vecchio marito Ariodante venissero prelevati dall’ospizio in cui avevano scelto di finire i loro giorni per essere portati ad Auschwitz e morire in una nube di fumo. E pensare che Ariodante aveva preparato, tagliando quel leggero velo portato da Elvira, quattro sacchetti pieni della terra di Israele: “Due monete di stoffa da mettere sugli occhi, una volta morti. Per riposare in pace, dormire in attesa della resurrezione. E, una volta risvegliati, trovare la strada per Gerusalemme. Che sogno!“. Quattro monete di stoffa che restano chiuse in un armadio fino ad arrivare tra le mani di una ragazza dei nostri giorni che sta rimettendo in sesto il suo nuovo appartamento con l’aiuto di un giovane uomo che non ama più e che ha scelto di lasciare.
Un libro fatto di memorie di donne e di una storia tenuta insieme da un telo di stoffa dal colore indefinibile che si muove nel tempo. L’attesa delle donne può cambiare forma ma rimane della stessa sostanza di sempre. Dai tempi biblici ad oggi. Perché le donne non si accontentano mai di attendere inerti il loro destino ma hanno il coraggio ancestrale di andargli incontro con la grazia e l’audacia che si portano nel sangue. La Loewenthal ha saputo raccontare magnificamente questo prodigio ed “Attese” è, senza dubbio, un libro che merita attenzione. Amo molto la pacatezza e la poeticità della scrittura di Elena Loewenthal perché sa creare atmosfere delicate ma penetranti, capaci di restare a lungo nella mente e nel cuore.
Edizione esaminata e brevi note
Elena Loewenthal è nata a Torino nel 1960. Si è laureata presso l’Università della sua città natale. Lavora spesso come traduttrice dall’ebraico ma è anche una scrittrice. Collabora con il quotidiano “La Stampa” e per “Tuttolibri”. Inoltre è docente di cultura ebraica presso la facoltà di filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Ha tradotto, tra le altre, molte opere di Amos Oz, David Grossman, Meir Shalev, Yoran Kaniuk, Aharon Appelfeld, Yaakov Shabtai, Yehoshua Kenaz, Alona Qimhi, Uri Orlev, David Vogel e Zeruya Shalev. Il suo primo romanzo è “Lo strappo dell’anima” grazie al quale ha ottenuto il Premio Grinzane Cavour.
Elena Loewenthal, “Attese”, Bompiani, Milano, 2004.
Pagine Internet su Elena Loewenthal: Twitter / Wikipedia / Accademia del silenzio
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