“Il libro fu scritto di gusto e, se possibile, bisognerebbe leggerlo nello stesso umore. E’ un romanzo comico che tratta di un cristiano suo malgrado e, in quanto tale, serissimo, perché tutti i romanzi comici d’un qualche valore debbono trattare questioni di vita e di morte“. Con questa “avvertenza”, in nota alla seconda edizione, Flannery O’Connor accoglie chiunque legga “La saggezza nel sangue”, il suo primo romanzo. Un libro edito per la prima volta nel 1952 grazie al quale la scrittrice americana riuscì a conquistare moltissimi lettori ma anche a suscitare polemiche e critiche. Perché “Wise blood” (letteralmente “Sangue saggio”) è un testo che racchiude un’ironia atroce e tagliente, perché nel romanzo si sbeffeggia un certo tipo di religiosità, perché lo sguardo e la penna di Flannery, che nel 1952 non era ancora famosa, si ponevano come qualcosa di diverso e, in un certo senso, di fastidioso.
A “La saggezza nel sangue”, come spiega Fernanda Pivano nella prefazione, molti hanno voluto attribuire una serie di simboli biblici, cattolici, spirituali che, oso presumere, la O’Connor non aveva scientemente cercato. E’ pur vero che i nomi dei personaggi che popolano il suo libro portano in sé significati dall’alta valenza metaforica. Scrive la Pivano: “Il protagonista del libro viene chiamato Hazel Motes, detto Haze, dove haze significa «nebbia» e mote è la pagliuzza che nel detto popolare si vede negli occhi degli altri mentre non si vedono le travi negli occhi propri, il suo competitore viene chiamato Hoover Shoats, dove shoat significa «porco», il suo antagonista viene chiamato Asa Hawks, dove hawk significa «falco», e il giovane che ha il sangue saggio viene chiamato Enoch Emery, dove il nome biblico Enoch indica il patriarca che «ha camminato con Dio»“. Tanti scrittori hanno “giocato” con il nome dei propri personaggi e Flannery, evidentemente, ha voluto fare lo stesso.
Hazel Motes è proprio quel “cristiano suo malgrado” di cui parla la O’Connor. E’ un giovane che, dopo essersi congedato dall’esercito, si trova su un treno che lo conduce verso Taulkinham. “Non ci conosco nessuno laggiù, ma vado a fare delle cose“. E le cose che Haze va a fare a Taulkinham saranno presto chiare. Motes vuole diffondere una nuova religione, quella della “Chiesa della Verità senza Gesù Cristo Crocefisso”. In piedi, sul cofano di una vecchia Essex acquistata quasi per ispirazione divina, Motes predica davanti ai cinema cittadini: “Intendo predicare che non ci fu nessuna Caduta perché non c’era nulla da cui cadere e che non c’è nessuna Redenzione perché non ci fu nessuna Caduta e che non ci sarà nessun Giudizio perché non ci furono le prime due. Nulla conta oltre al fatto che Gesù era un bugiardo“. Haze incontra Hawks, un predicatore che finge di essere cieco, accompagnato da una ragazzina bruttina e sgradevole che, ad un certo punto, pensa persino di sedurre. Ed incappa anche in Enoch Emery, un giovane pedante e solitario. Ed è proprio Enoch a possedere quella “saggezza nel sangue” che lo conduce, come una forza venuta dal cielo, verso il compimento di qualcosa che, per diverso tempo, nemmeno lui riesce a spiegare. E se Motes non vuole alcun Gesù, Emery sceglie il suo gesù. Lo vede e lo riconosce nella mummia conservata in una teca del Museo che si trova nei pressi dello zoo in cui lavora come custode.
La predicazione di Motes attira poche persone e tra queste vi è anche un sedicente discepolo, Hoover Shoats. In verità si tratta di un approfittatore che tenta solo di scucire qualche dollaro in nome di Cristo. D’altro canto la storia di una Chiesa senza Gesù gli sembrava interessante, “basterebbe solo strombazzarla un pochino“. E di fronte al diniego e al disinteresse di Motes, le minacce di Hoover si fanno rabbiose: “Io ti rovinerò la piazza. Posso trovarmi un gesù nuovo tutto per me e posso comprare dei Profeti al prezzo di noccioline“. Ed infatti, la sera successiva Shoats arruola un predicatore dall’aspetto malaticcio e magrissimo (proprio come Hazel Motes!) ed inizia ad annunciare pubblicamente la Salvezza al prezzo stracciato di un solo dollaro.
Deve essere stato sicuramente molto divertente per la O’Connor, scrittrice cattolica del sud, indagare e descrivere tante e varie degenerazioni del cattolicesimo. Ogni personaggio di questo romanzo ha la sua “versione” di Gesù, e si ha la sensazione di essere di fronte a tante piccole, deformi, stravaganti forme di eresia. Ognuno, qui, crea la propria variante religiosa con o senza Cristo. La Chiesa di Hazel Motes, quella senza Gesù Cristo Crocefisso, nasce evidentemente da una negazione ma, come tutte le negazioni, presuppone l’esistenza di ciò che si pretende di negare. E’ anche per questo che la rettitudine di Haze, nonostante gli sforzi, lo condurrà inevitabilmente verso la Redenzione. La O’Connor si diverte seriamente, i personaggi che crea e descrive non sono mai banali e le vicende che li coinvolgono non hanno nulla di convenzionale o prevedibile. Ed è questa una delle caratteristiche che amo di più di questa scrittrice: non so mai quando, dove e come andrà a “risolvere” le sue storie. L’epilogo non è scontato né ipotizzabile e la sua scrittura è così vivace e tagliente che leggere ciò che ha scritto è e rimane una delle esperienze di lettura migliori che chiunque possa fare.
Edizione esaminata e brevi note
Flannery O’Connor è nata a Savannah, in Georgia, nel 1925. A sette anni, insieme alla sua famiglia, si trasferisce a Milledgeville, la cittadina in cui vivrà per tutta la vita. Nel 1947 Flannery perde suo padre e nella fattoria appena ereditata decide di allevare pavoni. Durante gli anni del college e all’Università, la O’Connor frequenta corsi di scrittura e comincia a spedire i suoi primi racconti alle riviste. Il suo romanzo d’esordio appare nel 1952 e si intitola “La saggezza nel sangue“. Negli anni successivi scrive una raccolta di racconti e un secondo romanzo: “Il cielo è dei violenti” (1960). Nell’arco di pochi anni Flannery O’Connor ottiene vari riconoscimenti letterari e parecchio successo. Nel 1950, però, la scrittrice inizia a manifestare i primi sintomi del lupus eritematoso, la malattia che aveva condotto alla morte suo padre. Inizia le cure ma il male procede inesorabilmente. Nel 1964 le viene diagnosticato anche un tumore. Muore nell’agosto dello stesso anno. Oltre alle due già citate, ecco altre opere della O’Connor pubblicate in Italia: “La schiena di Parker“, Rizzoli (1999);”Tutti i racconti“, Bompiani (2001); “Solo a presidiare la fortezza“, Einaudi (2001) e Minimum Fax (2012); “Nel territorio del diavolo – Sul mistero di scrivere“, Minimum Fax (2003 e 2010).
Flannery O’Connor, “La saggezza nel sangue“, Garzanti Editore, Milano, 2010. Traduzione di Marcella Bonsanti. Prefazione di Fernanda Pivano. Postfazione di Luca Doninelli. Titolo originale: “Wise blood” (1952).
Pagine Internet su Flannery O’Connor: Sito dedicato (ita) / Wikipedia / New Georgia Encyclopedia (en)
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