“Gioachin Borba. L’uomo o il cane?” non è l’avventura tragica e commovente vissuta da un uomo e dal suo fido compagno a quattro zampe come qualcuno, ingenuamente, potrebbe immaginare. D’altro canto Gioachin Borba, sia l’uomo che il cane, occupano davvero una esigua porzione del romanzo di Joaquim Maria Machado de Assis. Ovviamente fa sorridere l’idea, bizzarra ma nemmeno troppo, di affibbiare il proprio nome ad un cane. Ma Gioachin Borba è un essere sopra le righe, un pensatore eccentrico, un filosofo famoso e benestante che, un po’ come tutti gli essere mortali, desidera sopravvivere alla propria morte: “Io vivrò per sempre attraverso il mio libro. Ma coloro che non sanno leggere chiameranno il cane con il nome di Gioachin Borba“.
E quando Gioachin Borba muore davvero, lascia tutti i suoi possedimenti ad un amico dell’ultim’ora. Rubiano, infatti, è rimasto vicino a Gioachin senza nasconderci il desiderio di poter ricevere, alla fine, un piccolo compenso per l’affezione dimostrata. E’ solo un povero insegnante che, fino al momento in cui si è ritrovato a godere di un patrimonio notevole, ha cercato di vivere del poco che la vita gli ha offerto. Rubiano deve continuare a badare a Gioachin Borba cane, amico del suo amico Gioachin Borba uomo: è l’unico impegno che è costretto ad assumersi per poter godere delle proprietà e del denaro ricevuti in eredità. E lo sforzo non è dei più spiacevoli.
Rubiano lascia la provincia brasiliana e si trasferisce in una delle case di Botafogo che erano di Borba e, per la prima volta, apprezza gli agi, i lussi e la comodità di una vita da uomo ricco. La cerchia delle sue conoscenze si amplia. Fa amicizia con una coppia che inizia a frequentare regolarmente e si innamora perdutamente di Sofia, l’ambigua a volitiva moglie dell’amico Cristiano. La “buona società” del tempo (fine ‘800) si crogiola costantemente tra feste, inviti, cene e qualche intrigo politico in cui lo stesso Rubiano rischia di essere invischiato. D’altronde egli è e rimarrà una persona impacciata, titubante e perennemente in conflitto con le proprie aspirazioni. I suoi desideri sembrano trovare una parvenza di concretezza solo grazie al denaro che sperpera con discreta libertà, ma Rubiano non appartiene né a quella gente né a Rio de Janeiro. E mentre le signore sono intente a combinare vantaggiosi matrimoni e a riunirsi in associazioni di beneficienza, la presenza in società del povero Rubiano diviene sempre più imbarazzante poiché la sua mente inizia a dare qualche segno di cedimento. Sta impazzendo ma tutti sono troppo presi da altri affari ed altre faccende per accorgersi del dramma vissuto dall’uomo.
Machado dà vita ad un’opera ricca di personaggi e di avvenimenti, un’opera scritta con passione e talento e che gode di una discreta ricercatezza stilistica grazie alla quale il lettore percepisce immediatamente di trovarsi alle prese con un romanzo che possiede più di un secolo di vita. Inoltre l’autore, un po’ come hanno fatto e fanno altri scrittori sudamericani (e non solo), instaura un dialogo diretto, divertito e illuminante, con il lettore. Illustra alcuni passaggi del suo racconto, riflette sul suo ruolo di scrittore per poi tornare ad immergersi nella storia e lasciare la parola ai suoi personaggi e alla narrazione in terza persona. E’ evidente che attraverso “Gioachin Borba. L’uomo o il cane?”, Joaquim Maria Machado de Assis ha cercato di descrivere, spesso ironizzando, quella borghesia brasiliana di fine ottocento proiettata verso un futuro sempre più raggiante ma completamente indifferente al costo umano che quel progresso comporta. Rubiano, infatti, è l’essere innocente ed ingenuo che rimane vittima di un automatismo fatto di denaro, potere e cinismo a cui non sa adattarsi. I suoi soldi hanno attirato l’attenzione di pseudoamici pronti a circondarlo di apprezzamenti e chiacchiere ma che, alla fine, lo abbandonano alla sua malattia. Machado si sofferma, con spirito critico ma con leggerezza, sul momento storico in cui il capitalismo sta prendendo il sopravvento su una cultura tutto sommato ancora arretrata e su una società che non sembra sufficientemente preparata né pienamente cosciente di quanto sta avvenendo.
Edizione esaminata e brevi note
Joaquim Maria Machado de Assis è nato a Rio de Janeiro nel 1839 da una famiglia molto umile. Da mulatto è stato spesso vittima di pregiudizi e discriminazioni. Ha frequentato una scuola pubblica ed ha lavorato come apprendista tipografo e correttore di bozze. Successivamente ha pubblicato le sue prime poesie ed ha iniziato a dedicarsi alla letteratura. E’ stato tra i fondatori dell’Accademia Brasiliana di Lettere che ha presieduto. Le opere di Machado vengono solitamente organizzate in due fasi. La prima, quella romantica, vede lo scrittore dedicarsi prevalentemente a vicende di tipo amoroso e sentimentale; nella seconda, quella realistica, lo scrittore si concentra di più sull’aspetto umano e psicologico dei suoi personaggi. Joaquim Maria Machado de Assis è considerato uno dei più importanti scrittori brasiliani di sempre. E’ autore di poesie, racconti, testi teatrali e di critica letteraria. E’ morto nella sua città natale nel 1908.
Joaquim Maria Machado de Assis, “Gioachin Borba. L’uomo o il cane?“, Mursia, Milano, 2012. Traduzione di Valentina Manzo. Titolo originale: “Quincas Borba” (B.L. Garnier, Livreiro-Editor, 1891).
Pagine Internet su Joaquim Maria Machado de Assis: Wikipedia / Brasiliana USP
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