Kerouac Jack

Visioni di Cody

Pubblicato il: 29 Luglio 2016

“Cody è il fratello che ho perduto. Egli è l’arbitro di quello che penso”.

Visioni di Cody è il romanzo più strampalato e stupefacente di Jack Kerouac. Più de I sotterranei, che anche lui lo è, ma solo apparentemente. Visioni di Cody è stato scritto da Kerouac negli stessi anni di Sulla strada ma dimostra molto di più quanto la scrittura possa rappresentare le imperfezioni della vita, e che per farlo deve essere anche essa imperfetta; e mi fanno ridere quelli a cui piace la scrittura tutta ammodino, l’italiano medio o l’inglese medio ad esempio, quando invece l’unico scrittore vero è quello che riesce ad essere imperfetto, crudelmente e meravigliosamente imperfetto. In Italia mi vengono in mente I Malavoglia o il Partigiano Johnny come opere che hanno cercato, esplorato, trovato una scrittura che combaciasse con la materia trattata.
Visioni di Cody è un romanzo fatto a pezzi, nel senso di costruito a pezzi, capitoli vengono chiamati, ma non sempre è possibile collegarli tra loro in senso stretto, bisogna lasciarsi andare alla scrittura e affidarsi alle intenzioni dello scrittore. Ma per farlo bisogna anche amarlo, come succede sempre nella vita. Cody è uno dei nomi con cui nei suoi romanzi Kerouac chiama Neal Cassady. Chi di noi avrebbe avuto il coraggio di omaggiare così vistosamente, così apertamente l’amore per un suo simile come fa l’autore in questo romanzo? (nella prefazione Allen Ginsberg scrive: Jack Kerouac non ha scritto questo libro per denaro, lo ha scritto per amore… pag. 16). La beat generation, nei suoi esponenti principali, non è stata altro che lo stare insieme di un gruppo di amici maschi, come ce n’erano dappertutto dal secondo dopoguerra in poi, almeno in Europa e in America. Erano in quattro: Jack, Neal, Allen e William. E la nostra fortuna è che invece di parlare solo di sport, donne o corse di cavalli, hanno per anni e anni parlato di scrittura e come si fa con la scrittura a mostrare la vita, come si fa con la scrittura ad avere esperienza della vita. Per Kerouac se la realtà non ha una sua rappresentazione artistica, non vale neanche la pena di viverla. Scrivere è pensare la vita, cioè darle un senso.
La parte centrale di Visioni di Cody consiste nella trascrizione di alcune conversazioni a ruota libera tra Jack e Neal che i due avevano pensato di registrare. Il capitolo si intitola Frisco, il nastro. Prima di queste Keroauc racconta le sue peregrinazioni per New York (mostrandoci la sua straordinaria capacità di osservazione dei minimi dettagli della vita quotidiana, senza la quale il suo particolarissimo stile di scrittura non si sarebbe potuto manifestare) e la storia di Neal da quando ragazzino frequentava le sale da biliardo di Denver. La sua era “una faccia ossuta che sembra essere stata premuta contro sbarre di ferro per quell’aria rocciosa accanita che ha, di sofferenza, perseveranza e, a guardare più da vicino, fiducia in sè…una faccia da tigre” (pag. 84).

Parlavo prima di amore di Jack per Neal. Sì perchè la parola amicizia è troppo debole nel suo caso e non rende l’idea dei sentimenti ed emozioni che Neal trasmetteva a Jack. Era amore nel senso maschile del termine e come ho detto prima riguardò tutti e quattro i componenti più importanti e noti della beat generation. Non fu un amore per sempre, litigarono, smisero di vedersi, l’amore finì, e Neal e Jack morirono pure giovani.
Nella trascrizione delle conversazioni (dovute al continuo fumo di marijuana) tra Neal e Jack affiora un pò di tutto, ricordi, scherzi, confidenze sulle proprie esperienze amorose; e il bello è che sia i ricordi che le confidenze ognuno le sa già, le ha già sentite raccontare, eppure si vuole di nuovo sentirle, c’è questo essere in fondo dei bambini che vogliono sempre sentire la stessa favola perché è troppo bella e risentirla fa rivivere ogni volta piacevoli emozioni. Ad esempio Cody racconta a Jack di quando si trovava a casa di Borroughs in Texas, una casa nel nulla vicino a delle paludi, e Borroughs passava il tempo a drogarsi, ascoltare valzer viennesi, e a leggere romanzi. C’è anche il racconto dei tre giorni passati in quella casa del Texas da Allen Ginsberg, in quel periodo perdutamente innamorato di Neal. Dice Cody: “eravamo ancora giovani abbastanza per parlare e parlare e parlare dalla mattina alla sera…” (pag. 212). Allen in quei giorni avrebbe voluto dormire con Neal e tentò invano di costruire un letto matrimoniale con due brande militari. Ma Neal di lui non ne voleva più sapere: “non sopportavo più manco mi toccasse…” (pag. 214). Poi ci sono i ricordi di Jack di quando aveva diciott’anni e viveva con una ragazza a New York senza far niente se non mangiare e fare sesso. E racconta a Cody di come aveva conosciuto tutta la banda dei beat e di quelli che le giravano attorno. Lui è molto curioso di sapere queste cose e fa domande, vuole sapere da Jack tutti i particolari e il come e il quando per potersi immaginare per l’ennesima volta l’inizio della scena beat. Perché di lì a poco quelle persone sarebbero diventate le sue persone che anche lui ama ed è fiero di conoscere. Parlano anche di persone che li hanno iniziati alla droga, (“Vicki ci spiega quello che vuol dire essere alti – e la gente la troviamo simpatica – gli vuoi bene alla gente – e per la prima volta Bull e io siamo insieme – vedi – dopo io gli ho sempre voluto bene…” (pag. 273), di donne con cui sono stati una volta sola o che hanno molto amato, e anche di come si sono conosciuti loro due. Dice Jack: “Abbiamo cenato insieme quella sera – era d’ottobre- ottobre del ’46…E adesso tu occupi i miei pensieri tutto il tempo!” (pag. 277). L’ultima parte non riguarda più solo le conversazioni tra Jack e Cody. E’ tutta una scrittura spontanea alla maniera nostalgica e triste di Sulla Strada. Immagini, flash di visioni di coppie abbracciate su un autobus o di sere passate a vedere friggere il pesce, o ancora di un bizzarro ragazzo incontrato a New Orleans o di quando gli capitò di assistere ad una scena cinematografica a San Francisco. E infine nelle ultime pagine il perché di questo romanzo. Perché Cody non è una persona agli occhi di Jack, lui è una visione, lui lo vede, lo pensa, lo sente, come un essere mitico: “Era come s’egli fosse uno spirito sovrumano – uno spirito incarnato e inviato su questa terra per confondermi…anche se lo vedevo come un angelo, come un dio, eccetera, lo vedevo anche come un diavolo, una vecchia strega, perfino come una vecchia puttana, dall’inizio lo vidi così, e ho sempre pensato e ancora penso che lui riesce a leggermi nei pensieri e interromperli apposta affinchè io guardi il mondo come lui” (pagine 397 e 400-401).

Edizione esaminata e brevi note

Jack Kerouac, Lowell ( USA)1922-  St. Petersburg (USA),  1969, scrittore.

Jack Kerouac, Visioni di Cody, Arcana edizioni, 2005; prefazione di Allen Ginsberg, traduzione di Pier Francesco Paolini

prima edizione  italiana 1974
prima edizione americana 1972, McGraw-Hill

Dianella Bardelli, 29 Luglio 2016