Gaarder Jostein

Il viaggio di Elisabeth

Pubblicato il: 26 Giugno 2007

È il trenta novembre. Joakim, un bambino norvegese, è arrivato in città col padre per acquistare un calendario di Natale, giusto in tempo prima che incominci il conto alla rovescia dei giorni.

In una piccola libreria Joakim scorge tra gli scaffali un vecchio calendario tutto sbiadito, con raffigurata la classica scena della Natività: Maria e Giuseppe chini sul bambino Gesù deposto nella mangiatoia, sullo sfondo i Re Magi e fuori dalla stalla i pastori con il loro gregge, nel cielo gli angeli.

Il calendario ha le sue ventiquattro finestrelle di cartone, senza moderne figure di plastica o di cioccolata. Il libraio racconta che quell’oggetto è stato lasciato lì dal vecchio Johannes, uno strano tipo che vende le rose al mercato, anche se nessuno sa dove se le procuri. Ogni tanto passa dal negozio e chiede un bicchiere d’acqua, in estate dopo aver bevuto l’acqua, ne versa sulla testa le ultime gocce e poi se ne va. Qualche volta ne versa un po’anche sul libraio.

Joakim ottiene in regalo il calendario e felice se lo porta a casa.

Il mattino dopo apre la prima finestrella: raffigura il reparto giocattoli di un grande magazzino, nel quale si notano un agnellino con un sonaglio al collo e una bambina. Un foglio di carta sottile ripiegato più volte e coperto da una fitta scrittura scivola fuori e Joakim incomincia a leggere…..

E qui inizia il viaggio di Elisabeth Hansen, la bambina norvegese che esce dal grande magazzino dove si era recata a far compere con la madre, per inseguire un agnellino di pezza che improvvisamente si stanca di rimanere tra il rumore dei registratori di cassa e le chiacchiere.

Da ogni casella uscirà un foglietto con scritta una parte del viaggio di Elisabeth, i suoi incontri, le tappe geografiche e temporali. Così le spiega infatti uno dei suoi compagni, l’angelo Ezraele:

Noi percorriamo due strade alla volta. La prima porta a sud, alla città di Betlemme in Giudea. La seconda conduce, attraverso la storia, alla città di Davide nell’epoca in cui nacque Gesù. È un modo di viaggiare molto inconsueto; molti lo definirebbero impossibile, ma per Dio nulla è impossibile. Un tempo è venuto, altri sono passati, e i figli hanno seguito le orme dei padri. Ma la strada per Betlemme è rimasta la stessa”. (p.46)

L’itinerario si snoda geograficamente dalla Norvegia verso la Svezia, la Danimarca, la Germania (valle del Reno), la Svizzera fino al passaggio delle Alpi in Valle d’Aosta.

La comitiva, cui sempre s’aggiunge qualcuno – uomo o pecora – segue successivamente il Po, passa per Padova e Venezia, Aquileia, Trieste, scende attraverso la penisola balcanica, giunge a Costantinopoli, attraversa il Bosforo, percorre Frigia, Pamfilia, Cilicia, passa per la Siria, varca i confini della Galilea, della Samaria, della Giudea fino all’agognata Betlemme.

Contemporaneamente i personaggi viaggiano attraverso la storia, retrocedendo nel tempo a gran velocità, come spinti dal vento.

Non solo questo succede però, man mano che Joakim apre le caselline, le figure del calendario si modificano e il bambino scorge nuovi dettagli che in precedenza non aveva notato. In breve non sarà coinvolto solo lui in questo fantastico viaggio, ma anche i suoi genitori s’appassioneranno alla vicenda.

Utilizzando qui il tema a lui caro- e in questo caso assai adatto all’argomento – del viaggio, Gaarder crea un libro simpatico e avvincente, fantasioso e ricco di grazia com’è nel suo stile.

Sicuramente adatto ai ragazzi, è coinvolgente anche per gli adulti. La sua struttura sembra esser realizzata appositamente per una lettura da parte di bambini di età scolare: ventiquattro capitoli (uno al giorno) piuttosto brevi, nei quali le fila della trama vengono sempre riprese, quasi a voler fare una piccola summa delle puntate precedenti prima di proseguire.

Gaarder qui mescola fantasia e riferimenti biblico-evangelici molto precisi e facilmente riconoscibili, un intento didattico sul senso e sullo spirito del Natale e del messaggio cristiano è chiaro, ma viene sviluppato con grazia ed eleganza tali da non appesantire mai la lettura e da non ricadere nel moralismo.

Il viaggio verso il Natale viene presentato in una dimensione di coralità (s’aggiungono personaggi, partecipano i genitori) e di gioia crescente, tanto che Joakim dirà che il calendario ha il potere di trasfornare ogni giorno in una festa di compleanno. Scoprirà risvolti nuovi nei rapporti famigliari: la bellezza della condivisione e la possibilità di perdonarsi.

Nel testo inoltre Gaarder inserisce osservazioni sulla storia e la geografia dei paesi attraversati con notevole sensibilità verso gli edifici di culto, visto che al mondo è germogliato, dopo la nascita di Gesù, “tutto un campo di chiese e cattedrali” , volte a testimoniare l’anelito dell’uomo verso il trascendente.

Un intento didattico non è escluso neppure qui, del resto viaggiare è anche interessarsi alla storia dei luoghi ed avere sensibilità per i problemi delle varie parti del mondo.

Grandi valori come la pace, la tolleranza, il rispetto, l’amore – mai estranei ai libri di Gaarder – verranno affermati con naturalezza e grazia, veicolati in questo caso dall’evento del Natale.

Alla fine si scoprirà che nessun dettaglio della narrazione è irrilevante, ogni personaggio si collocherà al suo giusto posto a recitare la sua parte: uomini, animali e angeli (a questo proposito va rilavata una particolare simpatia di Gaarder per gli angeli, che ad esempio compaiono anche in In uno specchio, in un enigma).Il grande messaggio della Natività trasparirà chiaro dalle pagine, proprio come le varie figure si staglieranno nitide nel vecchio calendario.

articolo apparso su lankelot.eu nel giugno 2007

Edizione esaminata e brevi note

Jostein Gaarder (Oslo 1952), scrittore e insegnante norvegese. Dopo aver studiato filosofia, teologia e letteratura, ha insegnato filosofia per dieci anni.

Jostein Gaarder, Il viaggio di Elisabeth, Milano, TeaDue 1999. Traduzione di Pierina M.Marocco. Disegni di Hilde Kramer. Titolo originale Julemysteriet.

Approfondimento in rete: Sito ufficiale dell’artista.

Jostein Gaarder: a cura di Bill Winter.

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