Un sottile libretto dal titolo evocativo ed affascinante.
Questo lavoro di Erri De luca contiene una pregevole e approfondita rilettura di alcuni episodi dell’Antico Testamento, tradotti dall’autore direttamente dall’ ebraico, utilizzando come testo base la Biblia Hebraica Stuttgartensia, che è un’edizione realizzata tra 1968 e 1977 della Bibbia ebraica.
Di fatto, come osserva De Luca nella premessa, le sue traduzioni di rado differiscono dalle letture ufficiali, tranne che per una certa asprezza della lingua che ha cercato di rendere anche in italiano.
Si tratta di un lavoro che può venir paragonato a quello svolto, nel corso dei secoli, dai Padri della Chiesa, che tanto furono attivi nel tramandare e interpretare il Testo Sacro, analizzandone le più segrete sfumature.
Riguardo al titolo, si rifà al salmo 105, versetto 39, dove si parla di Dio che guida gli Ebrei nel deserto.
La Chiesa ufficiale traduce: “distese una nube per proteggerli”.
De Luca: “ stese una nuvola come un tappeto”. E spiega: “Dio spiana in cielo il suo cirro ed esso, per effetto dell’ombra che produce, forma in terra una traccia. Gli Ebrei attraversano la penisola del Sinai, loro primo deserto: dove dirigersi nell’uniformità dell’orizzonte? Levano lo sguardo al cirro disteso la cui ombra si stende come un tappeto, si affidano alla segnaletica celeste. Segnato dalle nuvole sarà il cammino del popolo estratto dai ceppi d’Egitto. Nei deserti, nei secoli, attenderanno dal cielo i sentieri. Per tappeto intenderanno la Bibbia:”
L’intento – riuscito – del libro è quello di far rivivere nel nostro tempo, piuttosto refrattario a questo genere di operazioni, almeno una parte dell’intensità, del calore che anima le pagine di un testo antichissimo, letto infinite volte e sempre nuovo di significati. Decisamente si tratta di un lavoro originale, ammirevole e controcorrente e oltre tutto effettuato da uno scrittore che si dichiara non credente, ma che dimostra di conoscere il Testo Sacro molto più e molto meglio di tanti fedeli.
De Luca prende avvio dall’episodio della Torre di Babele e poi prosegue con varie storie bibliche: Giacobbe, Giuseppe, Mosé e l’Esodo, Giosué, Giona, Giobbe, riassume le vicende e le interpreta con acutezza, precisione e originalità.
Spesso troviamo episodi e personaggi ebraici paragonati a episodi e personaggi del mondo greco. Così ad esempio all’Edipo greco, solutore di enigmi ed oracoli, si affianca Giuseppe l’ebreo, il “signore dei sogni”, capostipite di una serie di ebrei preposti a quest’attività, l’ultimo dei quali sarà Daniele, che compie un “analisi onirica delle letterature sacre”.
Dopo di lui vi saranno i profeti, “i signori della veglia”, gli “insonni di Dio”.
In seguito la caduta delle mura di Gerico realizzata da Giosué al suono delle trombe viene paragonata all’assedio di Troia e all’inganno del cavallo ideato da Ulisse, mostrando l’incredibile talento militare ricevuto da Giosué e decisamente avanzato per l’epoca. Una grande sceneggiatura è quella realizzata dal Dio degli Ebrei nel corso della loro storia.
Mentre a Troia il fine giustifica i mezzi (quindi anche l’inganno è lecito), a Gerico è il mezzo ad essere più importante, ”il modo con cui il nemico è sbaragliato vale di più della vittoria stessa. Il prodigio che determina il crollo delle mura supera il valore effimero di una roccaforte conquistata, diventando notizia che atterrisce, onda d’urto di una fama che produce il vuoto di fronte all’esercito d’Israele”.
Spesso De Luca attualizza a suo modo la Bibbia, compie riferimenti al sociale, osserva come la caduta della manna possa essere considerata una sorta di “socialismo divino”, visto che a ciascuno viene garantito l’indispensabile, ma non di più.
I fatti biblici sono ricostruiti con vivezza, in alcuni passi l’autore di distacca dalla traduzione ufficiale della Chiesa, come nel caso del nome di Dio nell’episodio mosaico del roveto ardente.
De Luca è abile nel commentare la Bibbia, riconoscendo, in fondo, la vanità “ di aggiungere una postilla all’immenso commentario accumulatosi nei millenni”. […] Ma l’ambizione di tentare una nota in margine alla Bibbia, che non è un libro ma una intera letteratura, può procurare solo una vertigine. Quella del granello di sabbia soffiato in cima alla duna.
Affrontando alture si apprende che in una scalata il vuoto è composto da tutti i passi lasciati alle spalle, l’abisso è quello che si è già commesso. Sul testo il vuoto è invece l’ignoto delle pagine seguenti in cui smarrirsi se i passi uscirono di traccia”.
Articolo apparso su lankelot.eu nel gennaio 2007
Edizione esaminata e brevi note
Erri De Luca (Napoli 1950), scrittore italiano. Ha conciliato impegno politico-sociale con la scrittura e il lavoro manuale. Ha studiato da autodidatta l’ebraico. Ha pubblicato:Non ora, non qui (1989); Una nuvola come tappeto (1991); Aceto, arcobaleno (1992); In alto a sinistra (1994); Alzaia (1997); Tu, mio (1998); Tre cavalli (1999); Montedidio (2001); Il contrario di uno (2003); Opera sull’acqua e altre poesia (2002); Solo andata (2005); Morso di luna nuova (2005); Sulle tracce di Nives (2005).
Ha tradotto e curato: Esodo/Nomi (1994); Giona/Ionà (1995); Kohèlet/Ecclesiaste (1996); libro di Rut (1999) e Vita di Sansone (2002).
Erri De Luca, Una nuvola come tappeto,Milano, Feltrinelli 2003.
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