Camping vicino Sesimbra, Portogallo, 31 agosto 2015
Ci svegliamo con tutta la calma di questo mondo. La colazione la consumiamo in un bar lungo la Rua Augusta e il cappuccino che mi arrischio ad ordinare è sorprendentemente buono. Oggi abbiamo deciso di dedicarlo interamente a Lisbona ed iniziamo quindi con una delle attività quasi obbligatorie per chi visita questa città: un giro sui pittoreschi tram, chiamati carris. La linea più famosa è la 28 perché passa per lo spettacolare quartiere dell’Alfama e tocca molti dei punti d’interesse principali della città. Lo prendiamo da una piazza vicina al quartiere del Barrio Alto, dove eravamo ieri sera.
I tram che servono il centro di Lisbona sono basati su un modello degli anni Trenta, ovviamente le parti meccaniche ed elettriche sono state rinnovate secondo gli standard moderni, ma gli interni sono ancora in legno lucido, compresi gli infissi e gli scomodissimi sedili e il guidatore deve aprire la portiera con una manovella. I tram si compongono di una sola carrozza neanche troppo capiente, trenta persone al massimo, hanno quattro ruote e sono colorati di giallo o di rosso. Nel complesso sono molto belli da vedere e il baccano che producono mentre salgono o scendono le ripide strade del centro storico fa ormai parte delle attrattive stesse della città. Un viaggio su un carris assomiglia molto ad un giro in giostra ed è altrettanto turbolento, alternando improvvise accelerazioni a brusche frenate. Le rotaie s’infilano per stradine apparentemente troppo strette ma altrettanto pittoresche, tanto da sembrare le scenografie di un luna park e spesso si resta stupiti dalle pendenze che questo vetusto mezzo può affrontare a pieno carico.
Arriviamo fino al capolinea, alla fermata di Martim Moniz e da qui proseguiamo a piedi per i vicoli del quartiere dell’Alfama. Questo si trova subito sotto al Castelo de São Jorge, il quale sovrasta il resto della città. Le sue strade e le sue case hanno mantenuto uno stile che appartiene al periodo in cui Lisbona era dominata dai mori ed è un dedalo di saliscendi e di scorci pittoreschi.
In breve raggiungiamo il Miradouro da Senhora do Monte, il belvedere più alto di Lisbona. La vista si estende fino al Rio Tejo e al ponte sospeso che l’attraversa, fino quasi all’Oceano in lontananza. Nel mezzo, la città, con i suoi colori e i suoi rumori. Vicino alle panchine si è parcheggiata una sorta di Apecar da cui una signora vende bibite fresche. L’insegna dice Maria Limão e la limonata che ci prepara al momento è in effetti molto dissetante.
Proseguiamo e torniamo sulla strada dove passa il tram. Ad un certo punto ci ritroviamo in una strettoia proprio nel momento in cui ne passa uno, dobbiamo quasi appiattirci lungo i bordi della strada per evitare di essere investiti. Il guidatore sembra abituato a queste situazioni e rallenta la marcia.
Raggiungiamo la Igreja de São Vicente de Fora, costruita nel 1147 ma più volte rimaneggiata nel corso dei secoli; ha una facciata piuttosto austera che quasi non la fa sembrare una chiesa, ma piuttosto un palazzo di governo. Poco più in basso c’imbattiamo nel Panteão Nacional, il pantheon nazionale, bianchissimo ed in stile barocco, al suo interno sono seppelliti alcuni dei più illustri portoghesi della storia.
Ci avviciniamo al castello, ammiriamo con stupore le bellissime facciate delle case, spesso decorate con piastrelle colorate che nonostante portino il segno del tempo danno un tocco “vintage” al tutto. Incontriamo un altro belvedere, il Miradouro de Santa Luzia il quale si caratterizza per la presenza di un piccolo giardino pieno di bouganville. Ci siamo abbassati rispetto a prima ma il panorama resta comunque notevole. Dietro di noi c’è anche la piccola Ingreja de Santa Luzia, anch’essa bianchissima.
Ci fermiamo a pranzare in un piccolo locale lungo la strada in salita che porta verso il castello. Prendiamo un risotto al baccalà molto saporito. Una delle due signore inglesi di fianco a noi si rovescia un intero bicchiere di vino rosso sul vestito bianco, ma la prende sorprendentemente bene.
Il Castelo de São Jorge è una delle costruzioni più antiche della città e ha visto passare molti dei popoli che hanno controllato Lisbona. L’entrata per i visitatori passa sotto un arco molto elegante. La passeggiata lungo le mura ci offre ulteriori scorci sulla città.
Continuiamo a scendere ed arriviamo alla Sé, la cattedrale di Lisbona: venne costruita nel 1150 subito dopo che la città venne riconquistata dai cristiani e in effetti venne eretta al posto di una moschea. Più che una cattedrale, da fuori sembra l’entrata di un castello. La semplicità delle decorazioni e delle forme e le due torri squadrate che ne caratterizzano la facciata rispecchiano molto lo stile di quell’epoca. L’interno è piuttosto scuro e la principale fonte di luce è il grande rosone frontale.
Il nostro percorso attraverso l’Alfama termina con l’arrivo in Praça do Comércio, da dove decidiamo di continuare a percorrere il viale pedonale lungo il Rio Tejo. Qui troviamo un bel punto dove ampie scalinate che scendono fino all’acqua permettono di sedersi. C’imbattiamo in un’altra Apecar adibita a chiosco per le bibite: in questo caso sono due ragazzi vestiti con pantaloni neri, camicia bianca, bretelle e bombetta. Per pochi euro prendo una bibita a base di menta e limone, Giorgia invece preferisce provarne una all’arancia. Ci vengono servite in bicchieri di plastica che hanno la forma di quei vasi di vetro in cui in genere si mettono le conserve e le salse fatte in casa. Un’idea piuttosto originale, a cui si aggiunge il fatto che la bibita è effettivamente molto buona. Chissà che tra qualche tempo questi due ragazzi non lancino una nuova moda. Ci riposiamo distesi al sole su un prato là vicino, insieme a noi decine di altri turisti stanchi e doloranti.
Il pomeriggio volge ormai alla sera quando ci rialziamo. Giorgia vuole tornare in centro per fare delle compere, io l’accompagno e l’aspetto pazientemente, ma siccome abbiamo due copie delle chiavi, dopo un po’ decido di lasciarla per farmi una passeggiata nei dintorni. Una cosa che avevo notato già durante la mia prima visita a Lisbona è la quantità di tipi loschi che non appena vedono un turista si avvicinano e a voce bassa sussurrano “Hashish? Marijuana?” Sono veramente tanti ma d’altronde se c’è così tanta offerta significa che c’è anche tanta domanda.
Vagando praticamente a caso dalle parti della nostra pensione m’imbatto in una piazza dove si sta svolgendo una sorta di sagra. Sotto una manciata di gazebi sono stati allestite bancarelle gastronomiche con prodotti tipici, spesso preparati al momento. Decido senza pensarci troppo che verremo qui per cena.
Dopo una doccia e un po’ di riposo usciamo nuovamente e torniamo alla sagra, che nel frattempo si è animata di gente. Tra le varie opzioni disponibili optiamo per un piatto con un misto di vari tipi di salsicce ed un panino con carne di leitão, ossia maialino da latte. Cibo da sagra, rustico, magari non cotto alla perfezione ma sicuramente di qualità e preparato da persone esperte. Per digerire passeggiamo di nuovo in direzione dell’Alfama, fermandoci ad uno dei belvedere per goderci le luci della città. Torniamo in camera silenziosi, ognuno con i suoi pensieri ma entrambi estasiati dalla bellezza di Lisbona.
Il programma del nuovo giorno è di lasciare Lisbona e proseguire ancora verso sud. Usciamo di buon’ora e recuperiamo l’auto per dirigerci al quartiere di Belém: situato a circa sei chilometri dal centro è famoso soprattutto per i sontuosi edifici in stile manuelino, tra cui la torre simbolo di Lisbona. Troviamo un parcheggio di fortuna e come prima cosa andiamo a fare colazione. Oltre che per gli edifici infatti Belém è famoso in tutto il mondo per un’altra ragione: i pastéis de nata dell’Antiga Confeitaria de Belém. Si tratta di pasticcini di sfoglia ripieni di crema pasticciera, cotti in forno fino a che non raggiungono una perfetta doratura e poi spolverati con zucchero a velo. Sono piccoli, con una crosta croccante e sottilissima che nasconde un cuore vellutato e caldo. Sono molto dolci quindi già dal terzo cominciano a pesare, ma sono indiscutibilmente buoni.
Portato a termine questo pellegrinaggio obbligato possiamo passare alle altre attrattive della zona: la prima è il Monasteiro dos Jerónimos, gigantesco complesso patrimonio dell’UNESCO commissionato dal re Manuel I per celebrare le scoperte di Vasco da Gama nel 1498. Venne usato come monastero fino al 1833 e poi riconvertito in scuola ed orfanotrofio. Così come molti altri edifici della capitale portoghese, il monastero è costruito con della pietra bianchissima e decorato in stile manuelino: un vero trionfo di statue, bassorilievi, decorazioni e dettagli. Nei suoi paraggi sono stati allestiti numerosi musei come quello della marina, quello archeologico e anche quello delle carrozze.
Attraversando la strada che corre parallela alla costa si arriva al Padrão dos Descobrimentos: un monumento inaugurato nel 1960 e che celebra il cinquecentesimo anniversario della morte di Henrique il Navigatore. Nel complesso è alto 52 metri e ha la forma della prua stilizzata di una caravella che solca le onde. La prima figura sulla prua è proprio il re, seguito a ruota da altri 30 famosi esploratori tra cui ovviamente Vasco da Gama e Ferdinando Magellano. Lo trovo molto bello e anche piuttosto rappresentativo dello spirito di questo popolo, da sempre proteso verso il mare.
Superiamo il monumento e camminiamo fino alla famosissima Torre de Belém: anch’essa patrimonio dell’UNESCO, venne costruita nel 1515 per fungere da difesa del porto di Lisbona. Lo stile manuelino è evidente, ma in questo caso non è esagerato e la torre trasmette una sensazione di leggerezza e slancio. Vorremmo entrare per salire ma a quanto pare al lunedì è chiusa. Mi sembra strano che il monumento più famoso della città sia chiuso settimanalmente, per di più d’estate quando i turisti sono più numerosi.
Poco oltre la torre c’è un muretto sul quale ci si può sedere ed ammirare una bella visuale sulla foce del Rio Tejo, che finalmente raggiunge il mare. L’apertura della foce sembra quasi un abbraccio verso il grande Oceano e anche la costa sembra allargarsi per dare più spazio a quest’incontro.
Prima che la zona diventi troppo affollata decidiamo di ripartire. Attraversiamo il Ponte 25 de Abril e raggiungiamo l’altra sponda del Rio Tejo, salutando definitivamente Lisbona. Arriviamo così nella Penisola di Setúbal, luogo preferito dagli abitanti di Lisbona per trascorrere un fine settimana lontano dalla città. Uno dei motivi che ha reso la penisola così popolare è la lunga spiaggia di Costa da Caparica, tranquilla, silenziosa, ideale per prendere il sole e fare surf. Raggiungiamo la cittadina che dà il nome alla spiaggia e dopo qualche giro a vuoto troviamo un parcheggio dove lasciare l’auto.
Pranziamo in un ristorante sulla spiaggia con una terrazza con vista Oceano, assaggio una zuppa di pesce molto gustosa e annaffiamo il tutto con un’abbondante caraffa di eccellente sangria che poco dopo ci mette una sonnolenza irresistibile. Ci rilassiamo sulla spiaggia per qualche ora, le onde sono forti ma permettono lo stesso di fare un bagno. Quando torniamo all’auto ci sentiamo ristorati e contenti. Continuiamo verso sud fino a raggiungere l’estremità meridionale della penisola, Cabo Espichel. Dopo due giorni in città infatti sentivamo proprio il bisogno ammirare un tramonto sull’Oceano da un promontorio. Alla radio i buoni vecchi Blink-182, boy band americana specializzata in pop-punk che andava alla grande tra la fine degli anni Novanta e i primi anni 2000. Da adolescente erano tra i miei preferiti e ancora adesso mi piace ascoltarli in auto con i finestrini aperti, loro canzoni come All The Small Things e What’s My Age Again fanno ormai parte della mia memoria e le considero quasi alla stregua di vecchi amici.
Non sono molti quelli che si spingono fino a questo capo e infatti le strade sono strette e in alcuni tratti pure sterrate. Non c’è nemmeno un faro e l’unico edificio è la settecentesca chiesa di Nossa Senhõra de Cabo. Nell’aria aleggia un fascino più selvaggio rispetto agli altri promontori che abbiamo visitato. La vegetazione è composta da bassi arbusti e fitti cespugli, il vento soffia forte, alzando molta polvere e non riesco a capire se venga dal mare o da terra. La costa scende quasi in verticale verso l’acqua e il fragore delle onde sulla roccia si unisce al sibilare del vento.
Ormai è quasi buio e non abbiamo ancora un posto dove passare la notte. Troviamo un supermercato dove comprare il necessario per la cena e poi ci avviciniamo verso Sesimbra, villaggio di pescatori che oggi è diventato una rinomata località balneare. Troviamo un campeggio posizionato sul crinale di una collina di fianco alla città. Le piazzole sono disposte su differenti livelli di terrazzamenti ed essendo estremamente sassose rendono quasi impossibile piantarci i picchetti della tenda.
Di fianco a noi una coppia di tedeschi con una tenda che, a giudicare dal carico della loro auto, sta facendo un viaggio simile al nostro. Poco più in là una coppia di anziani con una tenda più grande ed una bella amaca. In lontananza si sente il rumore dell’Oceano, che unito al piacevole vento fresco, ci culla durante la notte.
Links:
https://it.wikipedia.org/wiki/Alfama
https://it.wikipedia.org/wiki/Santa_Maria_de_Bel%C3%A9m
Francesco Ricapito Agosto 2016
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