Alice Munro è una di quelle scrittrici che mi ripromettevo di leggere da tempo. Sono partita dalla fine, ossia dal suo ultimo libro pubblicato in Italia: “Troppa felicità” (2011). Dieci lunghi racconti grazie ai quali ho potuto conoscere un’autrice degna del successo di cui gode da anni. Sono felice che la Munro sia stata una conferma, una scrittrice di cui non posso che riconoscere il talento e che mi ha colpita sia per la sua capacità di rappresentare un’umanità che sa essere, contemporaneamente, sublime e terrificante, sia per la sua scrittura elegante e lieve, un procedere narrativo in grado di mettere il lettore al cospetto di intrighi e trame abilmente congegnate.
Non è semplice parlare in maniera esaustiva di questo libro perché ogni racconto meriterebbe una recensione a sé. Ogni racconto, infatti, narra un piccolo universo umano e familiare, la vita e i suoi inaspettati incastri. La Munro, evidentemente, conosce perfettamente la meccanica di certi processi relazionali e psicologici e sa costruirci attorno delle storie che apparentemente non hanno nulla di incredibile ma, al tempo stesso, sanno affascinare e sorprendere grazie a quelle fatali combinazioni che si presentano quando meno te l’aspetti, proprio come accade nel corso di una normale esistenza. E tra le umane sorti la scrittrice canadese sa inserire quel tocco di antropica crudeltà che chiunque può portarsi dentro. Piccole degenerazioni o subdole perversioni che si insinuano nella banalità di una vita qualunque.
Le ritroviamo, ad esempio, nella follia del padre di “Dimensioni” che assassina i suoi tre figli solo per il timore che sua moglie, rifugiatasi da una vicina dopo una semplice lite coniugale, non torni più a casa oppure nella perfidia, tutta infantile, delle due ragazzine protagoniste di “Bambinate” le quali, durante un campo estivo, si coalizzano contro una compagna troppo diversa e troppo debole oppure nell’anziana vedova di “Radicali liberi” la quale confessa al malvivente che si ritrova in casa di aver avvelenato, tanti anni addietro, la presunta amante di suo marito. Le vite scorrono e il tempo riversa il suo strato di oblio su delitti passati in silenzio o spacciati semplicemente per casi fortuiti.
Donne e bambini sembrano essere i protagonisti preferiti di Alice Munro quasi come se in questi due universi, quello femminile e quello infantile, fosse possibile rintracciare misteriose e segrete alchimie, ombre indecifrabili nelle quali la bravissima narratrice si addentra con enorme maestria. La stessa a cui ricorre per soffermarsi sui passaggi da una fase all’altra della vita: infanzia, adolescenza, maturità e vecchiaia.
La dimensione ridotta del racconto le permette di non eccedere mai, di soffermarsi su una storia il tempo e lo spazio necessari. Una soluzione che, chiaramente, consente al lettore di non annoiarsi neanche per un istante e di trovare, pagina dopo pagina, qualcosa di diverso e ogni volta diversamente sorprendente.
Edizione esaminata e brevi note
Alice Munro è nata a Wingham, una cittadina dell’Ontario (Canada), nel 1931. E’ una delle più note ed apprezzate scrittrici canadesi in lingua inglese. Ha iniziato a scrivere da bambina e il suo primo racconto (“The dimension of a shadow“) venne pubblicato nel 1950 su una rivista studentesca dell’Università del Western Ontario che la Munro ha potuto frequentare per soli due anni. Si è sposata poco dopo ed ha iniziato a pubblicare i suoi racconti su diverse riviste e settimanali. La prima raccolta della scrittrice risale al 1968 e si intitola “La danza delle ombre felici“. La Munro ha scritto un solo romanzo, “Lives of girls and women“, uscito nel 1971. Nel corso della sua carriera ha pubblicato prevalentemente raccolte di racconti che le hanno permesso di conquistare premi letterari e notorietà, tra le pubblicazioni più famose possiamo citare: “Chi ti credi di essere” (1978); “Le lune di Giove” (1982); “Stringimi forte, non lasciarmi andare” (1990); “Segreti svelati” (1994); “In fuga” (2004); “La vista da Castle Rock” (2006) e “Troppa felicità” (2009).
Alice Munro, “Troppa felicità“, Einaudi, Torino, 2011. Traduzione di Susanna Basso. Titolo originale: “Too Much Happiness” (2009).
Pagine Internet su Alice Munro: Wikipedia / The Canadian Encyclopedia / The Guardian
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